Skip to main content

Ecco le minacce inedite dopo l’attacco di Hamas

Prendere l’iniziativa contro i terroristi è un dovere internazionale trattandosi di orrendi crimini di guerra. Ma è fondamentale anche andare a fondo sulle complicità di Stati e/o dagli attori non governativi che hanno consentito l’attacco

Non basta condannare l’attacco di Hamas senza se e senza ma. Alla solidarietà con il popolo di Israele deve accompagnarsi un’analisi accurata delle tragiche novità di quanto è accaduto e delle sue implicazioni in termini di minacce (inedite) non solo alla sicurezza di Israele, ma anche alla sicurezza internazionale. Si tratta di una sfida impegnativa su cui la politica ha il dovere di cimentarsi, ma un contributo importante spetta anche agli studiosi di relazioni internazionali, agli storici, ai giornalisti d’inchiesta oltre ovviamente a tutti gli operatori di intelligence (nel significato più ampio del termine, come si usa nel mondo anglosassone).

La prima minaccia da esaminare è rappresentata dalle centinaia di terroristi di Hamas che hanno sgozzato e decapitato bambini israeliani di meno di due anni. Persone in grado di compiere simili atrocità non devono restare in libertà perché possono essere capaci di tutto e di agire dappertutto. Non è solo un problema del diritto di difesa di Israele, ma prendere l’iniziativa è un dovere internazionale trattandosi di orrendi crimini di guerra. Il tema deve essere posto con urgenza nell’agenda della politica internazionale, non possiamo permetterci di aspettare l’arrivo di un nuovo Simon Wiesenthal.

È sotto gli occhi di tutti che i terroristi di Hamas che sabato scorso hanno decapitato i bambini rappresentano una minaccia alla sicurezza internazionale ancor prima che un problema di giustizia e di violazione del diritto umanitario internazionale. Rispetto a questa analisi è giusto adottare una intransigente linea della fermezza, ma non si reagire in modo impulsivo. Non basta rispondere alla giusta indignazione dell’opinione pubblica israeliana servono azioni politiche coerenti con una strategia di medio e periodo. Importante è anche promuovere un’informazione corretta. In questo momento la disinformazione regna sovrana come dimostrano, per fare un solo esempio, le posizioni espresse da Elon Musk sul suo profilo di X (ex Twitter).

Non dobbiamo, inoltre, dimenticare i precedenti. Quasi nessun giornale o social media ricorda come Hamas ha preso il potere a Gaza tra il 12 e il 14 giugno del 2007. I miliziani – pur di assumere il pieno controllo della Striscia di Gaza – non hanno esitato a uccidere, ferire e torturare i loro fratelli palestinesi dell’Olp, quasi 400 i morti e più di mille i feriti. Una quantità imprecisata di poliziotti dell’Autorità palestinese furono colpiti alle ginocchia dai commando di Hamas con l’obiettivo di far passare il resto della loro vita su una sedia a rotelle.

La seconda minaccia inedita è rappresentata dalla complicità di Stati e/o dagli attori non governativi che hanno consentito l’attacco di terra di Hamas. È presto per avere una risposta esauriente, ma quanto avvenuto sabato ha anche un risvolto tecnologico. Ricordo, tra l’altro, che il professor Isaac Ben-Israel ha più volte segnalato il ritardo dei finanziamenti pubblici ai progetti di Intelligenza artificiale presentati sin dal 2019. Non ho idea se ciò avrebbe potuto cambiare qualcosa. Sempre Ben-Israel ha messo in evidenza come i cittadini israeliani siano abituato da anni a ricevere migliaia di razzi sparati dalle postazioni di Hamas da Gaza mentre ciò che è avvenuto sabato scorso è qualcosa di totalmente diverso. Sotto la copertura routinaria dell’attacco di migliaia di razzi i commando di Hamas sono entrati su mezzi corazzati nel territorio di Israele compiendo i massacri (a cui ho accennato all’inizio) e che da qualunque lato si guardino si configurano come crimini di guerra e/o contro l’umanità.

Per ora credo solo New York Times e Washington Post hanno posto una domanda cruciale. Chi avrebbe fornito e come sarebbe arrivata a Gaza la tecnologia disruptive che potrebbe aver accecato i dispositivi tecnologici nelle reti di confine con Gaza che esistono dal 2005 e che peraltro sono stati completamente rinnovati e potenziati dal governo israeliano nel 2021? Qualcuno potrebbe aver messo in atto un operazione di jamming per bloccare il sistema dei sensori? Mi limito a girare la domanda a chi è competente in materia.


×

Iscriviti alla newsletter