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Sanità, pensioni e natalità. La manovra spiegata da Osnato (FdI)

“Di finanziarie se ne potevano fare tante, ma questa è l’unica che risponde ai bisogni delle famiglie e delle imprese. Non temo l’Ecofin e la Germania sui conti pubblici, Meloni e Giorgetti sanno essere molto convincenti. La Bce? L’Italia forse è il Paese che più ha pagato le scelte di Lagarde”. Intervista al presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, Marco Osnato

Poche misure ma ben finanziate di questi tempi non sono poca cosa, specialmente se si hanno addosso gli occhi del mercato e quello dell’Europa. Se poi ci si mette anche la Germania, allora rimanere nei propri ranghi diventa ancora più importante. Per questo la manovra di Giorgia Meloni non è da poco date le circostanze, dice in questa intervista a Formiche.net Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia.

Il governo ha appena approvato una manovra che cuba fino a 28 miliardi di euro. Il baricentro, nemmeno a dirlo, è il taglio del cuneo fiscale per tutto il 2024. Era davvero la finanziaria migliore possibile?

Questa manovra non aumenta le tasse, rivaluta le pensioni e mette al centro le famiglie. Non mi pare poco, date le circostanze. Vede, se ne potevano fare tante di manovre ma questa era certamente la migliore.

C’è chi accusa l’esecutivo di non aver calibrato bene le risorse sulle effettive priorità del Paese. Lei cosa risponde?

Che gli strumenti sono quelli più corretti: l’allineamento alle norme internazionali, la priorità a chi soffre di più per la corsa globale dei prezzi, la revisione della spesa pubblica ma potenziando il welfare su sanità, pensioni, sostegno alla natalità. Il sistema non è a somma zero. Con un quadro giuridico migliore, la performance delle imprese potrà migliorare tanto quanto i conti delle famiglie, che con la proroga del taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione degli scaglioni Irpef vedranno le buste paga aumentare fino a 100 euro in più al mese.

I mercati sembrano aver reagito bene alla legge di Bilancio, lo spread si è mosso poco o nulla. Eppure una finanziaria sostenuta per gran parte in deficit dovrebbe spaventare…

I mercati hanno compreso la serietà di questo governo, anche sul fronte dei conti pubblici. La sostenibilità delle finanze è da sempre tra i nostri obiettivi. E questo chi compra i nostri titoli lo ha capito.

L’altro ostacolo del governo è il Patto di stabilità, di cui si parla oggi all’Ecofin. L’Italia chiede flessibilità e gradualità nel risanamento dei conti ma la Germania ha puntato ancora i piedi…

Sicuramente, come abbiamo sempre detto, in Ue ci sono delle economie che hanno un rigore sui conti naturale, intrinseco. Il premier ha però spiegato bene l’importanza della sostenibilità nel percorso di risanamento del debito e credo che questo concetto, un poco alla volta, verrà capito. Il rigore assoluto non esiste, bisogna far sì che il Patto non sia un totem per l’adorazione di un parametro, bensì un modo per far stare meglio i Paesi dell’Europa.

Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, si è detto fiducioso sul fatto che alla fine si troverà una quadra sul nuovo Patto. Tanto ottimismo è giustificato?

Credo proprio di sì, la tenacia e la capacità persuasiva di Meloni e Giorgetti credo che sia sufficiente a convincere tutti.

Capitolo inflazione. La Banca centrale europea ha finalmente fatto intendere di volersi prendere una pausa sui tassi. Lo si poteva fare prima?

Il governo ha sempre sostenuto la necessità di una maggiore gradualità nella gestione dei tassi. Oltre a fermarsi, è tra i nostri auspici che si possa scendere di qualche punto. L’Italia soffre più di altri Paesi l’influenza dei tassi, perché la sua economia poggia in parte sui prestiti, oltre a essere legata ai mercati e al costo del suo debito sovrano. Dunque, è il Paese che forse più di tutti ha pagato il prezzo delle scelte della Bce.

Dunque?

Dunque va bene la lotta all’inflazione, ma ora bisogna pensare alla crescita, che già nell’ultimo trimestre ha registrato una prima frenata.

Le stesse convergenze che è lecito aspettarsi sul Patto di stabilità, si possono aspettare anche sui migranti? Anche questa è una battaglia del governo italiano in Europa.

Se lei mi chiede se oggi vi siano i presupposti per una soluzione al problema, la risposta è no. Ma il problema è assoluto e non può essere più trascurato. Tanto basta a dover almeno sperare in una comunione di intenti per la gestione dello stesso.


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