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Pace, corridoi, alleanze. Perché Italia e Giordania faranno rete

Vertice Meloni-Abdallah II Ibn Al Hussein per rilanciare un orizzonte politico con le legittime Autorità palestinesi per il processo di pace israelo-palestinese

Costruire un dialogo che favorisca sinergicamente la creazione di corridoi umanitari, nella consapevolezza che evitare l’allargamento del conflitto israeliano-palestinese è la priorità del momento, con il complesso tema della liberazione degli ostaggi ad aggrovigliare la crisi. Italia e Giordania come parte di una rete di alleanze euromediterranee tarate sulla gestione di una situazione che non è solo politica o militare, ma drammaticamente sociale. Lo ha ribadito la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Re di Giordania Abdallah II Ibn Al Hussein, manifestando l’idea di rilanciare un orizzonte politico con le legittime autorità palestinesi per il processo di pace israelo-palestinese.

Perchè la Giordania?

La visita in Giordania di tre giorni fa del segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha avuto proprio questo scopo: stimolare Amman ad utilizzare il proprio status di Paese attivo nella macro area in questione al fine prevenire la diffusione del conflitto, garantire il rilascio immediato e sicuro degli ostaggi e identificare meccanismi per la protezione dei civili.

La Giordania, assieme alla Turchia e all’Egitto, rappresenta un soggetto significativo nell’economia complessiva del tema in questione: il re giordano lo ha sottolineato a Blinken mettendolo in guardia contro qualsiasi tentativo israeliano di “spostare con la forza i palestinesi da tutti i territori palestinesi o causare il loro sfollamento interno”. I timori di Amman risiedono nel fatto che l’escalation della tensione nella Cisgiordania occupata possa portare all’arrivo di un flusso massiccio di rifugiati palestinesi appena oltre frontiera, dove ci sono oltre tre milioni di palestinesi su 11 milioni di cittadini.

Qui Roma

Nell’incontro a Palazzo Chigi, a cui hanno preso parte anche il vice presidente e ministro degli Esteri Antonio Tajani e l’omologo giordano Ayman Safadi, Abdullah II ha chiesto di fornire aiuti medici e umanitari alla Striscia di Gaza, auspicando che comunità internazionale condanni “la ripetuta presa di mira di civili innocenti perché il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale si applicano a tutti, indipendentemente dalla loro identità e nazionalità”.

Il re giordano ha spiegato la sua posizione, tarata sulla soluzione a due Stati per poi fare un passaggio sul come rafforzare la cooperazione bilaterale tra Italia e Giordania. Tra l’altro Roma e Amman condividono un accordo bilaterale siglato nel 2018 in cui parte attiva è la Cooperazione italiana, con iniziative pluriennali in vari ambiti.

Qui Amman

Ieri il ministro degli esteri giordano aveva accusato la comunità internazionale di mostrare “doppi standard” nei confronti dei palestinesi, chiedendosi provocatoriamente perché bloccare l’accesso al cibo e alle medicine per i civili è considerato un crimine di guerra in Ucraina ma non a Gaza: “La comunità internazionale dovrebbe condannare l’uccisione di civili palestinesi così come avviene per i civili israeliani. Una pace giusta basata sulla soluzione dei due Stati è la chiave per garantire la sicurezza della Palestina, di Israele e dell’intera regione”.



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