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Aiuti da Rafah, ostaggi rilasciati. La diplomazia contro l’escalation passa dall’Egitto

Ieri sera il rilascio dei primi ostaggi, oggi la parziale riapertura del valico di Rafah. Mentre proseguono gli scontri tra Israele e Hamas, qualcosa si muove? Dalla confernza del Cairo escono appelli alla soluzione politica per evitare l’escalation

Intorno alle 9 di questa mattina, sabato 21 ottobre, è stato riaperto il valico di Rafah, l’unico passaggio via terra tra Egitto e Striscia di Gaza, e unico collegamento esterno dopo che il territorio palestinese è stato messo sotto assedio armato da Israele — che sta procedendo con la vendetta contro Hamas, dopo l’atroce attacco terroristico di due settimane fa.

I camion con gli aiuti umanitari per gli abitanti della Striscia hanno superato la frontiera grazie a accordo tra Egitto, Israele e Stati Uniti. L’intesa ha permesso l’ingresso di 20 camion, principalmente contenenti cibo, acqua e medicinali, escludendo il carburante. Poi il passaggio sarà richiuso — per volontà dell’Egitto che vuole evitare di subire il peso dei profughi. Le organizzazioni umanitarie ritengono che questi aiuti siano insufficienti — ne servirebbero circa 100 al giorno secondo le Nazioni Unite.

Non è escluso che nei prossimi giorni si proceda a nuove aperture. Anche questo c’è sul tavolo della conferenza internazionale che Il Cairo ha organizzato sempre oggi. L’altro tema dell’incontro — a cui hanno partecipato diversi leader regionali e non, compresa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni — è la gestione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas.

Israele sostiene che l’operazione terrestre è imminente (questione di giorni) anche per liberare le tante persone catturate — attorno a 200. Il rischio è che vengano usati come scudi umani o giustiziati dal gruppo che ormai ha intrapreso anche pratiche barbare, come la spettacolarizzazione delle esecuzioni. Anche perché, stando alle informazioni di Bloomberg, Stati Uniti e Unione Europea avrebbero chiesto al governo israeliano di far slittare l’invasione, mentre il Qatar sta gestendo le trattative per le liberazionk.

Nella serata di venerdì, le Brigate al-Qassam, l’ala armata di Hamas, hanno liberato due ostaggi, Judith e Natalie Raanan, due donne statunitensi, affermando che la liberazione è stata motivata da “ragioni umanitarie” e mediata da Doha. L’ex generale dell’esercito israeliano, Gal Hirsch, richiamato in servizio per la gestione di certe situazioni critiche, ha dichiarato che sono state prese in custodia le due ostaggi al confine della Striscia di Gaza. È stata la prima liberazione di ostaggi da parte di Hamas dall’attacco avvenuto il 7 ottobre.

Durante l’apertura del summit egiziano, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha espresso una ferma condanna per l’uccisione e il trattamento dei civili da entrambe le parti del conflitto. Ha dichiarato: “Vogliamo affermare che siamo contro, e denunciamo, l’uccisione di civili da entrambe le parti e invochiamo il rilascio degli ostaggi da entrambe le parti”. Ha poi rimarcato la necessità di far passare aiuti umanitari a Gaza e calcato la mano sull’importanza adesso di raggiungere una soluzione a due stati.

Anche il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha preso la parola, denunciando ciò che ha chiamato “doppi standard” nell’affrontare il conflitto. Al-Sisi ha sollevato interrogativi sulle basi dei valori e dell’umanità in un momento così difficile. Ha dichiarato: “Dov’è l’uguaglianza tra le persone innocenti senza doppi standard?”.

Le richieste di pace e aiuto umanitario sono state sostenute da diverse nazioni. Il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, ha chiesto alla Comunità internazionale di fare pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale e interrompa l’operazione militare. Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha auspicato il rilascio degli ostaggi e ha chiesto un fronte internazionale per evitare violenze sui civili.

Mentre alcuni leader regionali si sono concentrati sulla necessità di fermare la sofferenza del popolo palestinese e di trovare una soluzione a due Stati, altri hanno evidenziato il potenziale impatto regionale del conflitto. Il primo ministro iracheno, Muhammad Shiaa al Sudani, ha sottolineato che i una guerra totale potrebbe minacciare le forniture energetiche globali e ha invitato all’apertura di corridoi umanitari.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato l’attacco di Hamas, ma ha dichiarato che non può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese. Ha enfatizzato la necessità di proteggere i civili e ha affermato che la soluzione dei due Stati è l’unico fondamento realistico per la pace e la stabilità.

Dal vertice sono state messe in evidenza le crescenti preoccupazioni e le richieste di stabilizzazione da parte dei leader regionali. Mentre gli attacchi sia da Israele che da Gaza continuano, c’è ancora in piedi il forcing diplomatico per salvare il salvabile.


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