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La missione di Tajani a Riad, tra G7 e nuovi investimenti

Il ministro degli Esteri in Arabia Saudita: “Il G7? Ci servirà per svolgere un ruolo importante nel dialogo con gli altri grandi. Clima positivo, c’è voglia di lavorare con l’Italia. Noi sosteniamo l’internazionalizzazione delle nostre imprese, il governo le accompagna e le segue. Tutte le nostre ambasciate devono diventare un trampolino di lancio”

Si chiama Vision 2030 il progetto saudita che si intreccia con le esigenze italiane e, non a caso, è il perno attorno al quale si sta svolgendo la visita a Riad del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Punto di partenza, incontrando il ministro degli Investimenti Khalid AlFalih, è la consapevolezza per l’Italia di avere per le mani un grande potenziale, così come il vicepremier lo definisce. L’Arabia Saudita, dunque, come occasione strategica per tessere nuove relazioni, instaurare partenariati in settori sempre più decisivi nello scacchiere globalizzato come energia, infrastrutture, agroindustria, turismo e innovazione. E soprattutto la percezione di un “forte interesse saudita ad investire in Italia”.

Clima positivo

La certezza di un “clima positivo e voglia di lavorare con l’Italia” è data da questo vertice di Riad che segue temporalmente il recente forum italo-saudita di Milano, in cui è stato siglato tra i due Paesi un memorandum sulla promozione degli investimenti diretti e oggi il Pif, il fondo sovrano saudita, punta ad incrementare le sue attività. “Vogliono essere presenti nel nostro territorio nazionale e accoglierci in questo Paese, non dobbiamo perdere questa opportunità ed essere più presenti”, ha precisato Tajani. La diversificazione dell’economia, che si poggia sul piano Vision 2030, rappresenta un’occasione storica anche per l’Italia, dal momento che si tratta di un settore dove le competenze italiane sono già certificate nei settori energetico, industriale e infrastrutturale, ha ricordato Tajani. Lo dimostra proprio a Riad il cantiere della metropolitana realizzato con il contributo dell’italiana WeBuild.

Internazionalizzazione & geopolitica

Parola d’ordine internazionalizzazione, perché, ha spiegato Tajani, “noi sosteniamo l’internazionalizzazione delle nostre imprese, il governo le accompagna e le segue”, come dimostra l’incremento dell’interscambio che ha toccato gli 11,5 miliardi di euro. Il segnale di una visita strutturata lo si coglie anche dalla forte presenza industriale italiana presso la residenza dell’ambasciatore italiano, con esponenti di Leonardo, Elettronica, Fincantieri, Webuild, FS, Italconsult, Proger, Manens-Tif, Tenaris, Marie Technimont, Gruppo San Donato ed Almaviva e anche il commissario tecnico dell’Arabia Saudita, Roberto Mancini. “Tutte le nostre ambasciate devono diventare un trampolino di lancio per l’internazionalizzazione delle imprese”, ha annunciato.

Ma oltre all’area business appare evidente come la tappa saudita rappresenti una straordinaria opportunità di confronto tra le politiche dei due governi rapportate alle contingenze geopolitiche attuali. Roma e Riad si definiscono interlocutori allineati sull’Ucraina e sul dossier migranti vi è la richiesta italiana di utilizzare il Piano Mattei per una maggiore crescita del continente africano che, in questo modo, rappresenti un deterrente per i trafficanti. L’Italia ha in mano una carta estremamente rilevante da giocare: il G7 in Puglia.

G7

La strada che l’Italia sta imboccando potrà trovare nuovo slancio certamente dalla presidenza del prossimo G7, grazie al quale il nostro Paese potrà svolgere “un ruolo importante nel dialogo con gli altri grandi Paesi del mondo”. In primo luogo verranno affrontate le politiche relative alla stabilità, che Tajani cerchia in rosso quando si riferisce all’Indo Pacifico, all’Africa e ovviamente all’intera area del Golfo e “per farlo bisogna affrontare le altre realtà, noi intendiamo, anche per la nostra natura di italiani, svolgere un ruolo da protagonisti, perché possiamo farlo e dobbiamo farlo anche in questa parte del mondo”, nella consapevolezza che la parola stabilità a quelle latitudini si riferisce ai dossier aperti e irrisolti come ad esempio in Libia e in Tunisia.

Infine l’energia, con l’ambizione italiana di diventare un grande hub energetico nel Mediterraneo: “La questione delle materie prime energetiche non è una questione di secondo piano, anzi di primo piano – ha detto il ministro -. Oggi ci siamo soffermati anche sulla questione dell’idrogeno”.



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