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Riforme in cambio di mercato unico. L’offerta Ue ai Balcani occidentali

Il vertice di Tirana è un altro tassello della strategia di allargamento messa in campo da Bruxelles, pur tra mille difficoltà, come la guerra in Ucraina e il caso Serbia-Kosovo. Von der Leyen: “L’Albania? Sulla buona strada per aderire all’Ue”. Talò a Pristina sabato con Bonne, Ploetner e Lajčák

L’offerta di Bruxelles ai Balcani occidentali, concretizzatasi nel binomio “riforme in cambio di mercato unico”, rappresenta di fatto lo scatto in avanti che l’Ue ha deciso di compiere alla voce allargamento. La consapevolezza che un’ulteriore fase di titubanza politica, sommata ai pericoli, geopolitici e sociali, che le nuove crisi possono incidere sul vecchio continente (come le guerre in Ucraina, la situazione in Israele e le tensioni in Serbia-Kosovo) è mastice per stimolare azioni concrete e rapide in seno al processo di espansione politica dell’Unione, già zavorrata da ritardi e inciampi di vario genere (come le intromissioni di big players esterni). Ma questa volta il dado sembra tratto.

Tirana verso Bruxelles

L’occasione è data dal nuovo meeting dei paesi aderenti al Processo di Berlino svoltosi a Tirana. Per la prima volta il summit si tiene in un paese dei Balcani Occidentali, a dimostrazione dell’impegno dell’Ue verso l’allargamento. E la voce europea ha parlato all’unisono rassicurando, in primis l’Albania, sul suo percorso di avvicinamento. “Nei Balcani occidentali il vostro viaggio verso l’Ue è iniziato più di 20 anni fa – ha esordito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel — è stata una strada lenta, troppo lenta, deludente per voi nella regione e per noi nell’Ue. La scadenza del 2030 per l’espansione fissata quest’estate è stata accolta con un certo scetticismo nella vostra regione perché avete aspettato per molto tempo”.

Ha spinto sull’acceleratore la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen secondo cui “il mio primo messaggio è molto chiaro: l’Albania è sulla buona strada per aderire all’Unione europea”. L’obiettivo politico è evitare che i paesi in questione, spazientiti, possano avere la tentazione di guardare a Est e, quindi, innescare una serie di conseguenze geopolitiche e commerciali molto rilevanti. Su Tirana punta parecchie fiches l’Eliseo, pronto a investire 600 milioni di euro fino al 2027 per nuovi progetti.

Mercato unico

Il processo che condurrebbe i Balcani occidentali all’accesso al mercato unico porta in dote un vantaggio logistico, come la riduzione dei tempi di attesa alle frontiere di tre ore: ciò significa da un lato risparmi sui tempi di viaggio e dall’altro un incremento del pil quantificato nel 3%, come osservato dalla Banca Mondiale. È noto a tutti che la lentezza dell’Unione Europea fino ad oggi è stato un elemento valorizzato dagli avversari dell’allargamento, come Pechino e Mosca, per questa ragione la nuova Commissione europea nel 2024 avrà come principale obiettivo (e sfida) un cronoprogramma politico, prima che pratico.

Sul punto il premier albanese Edi Rama ha messo l’accento su un elemento pratico: Commissione, Consiglio e Parlamento non possono fare promesse sull’allargamento perché molti di loro non saranno più presenti l’anno prossimo e non sarà una loro decisione da prendere.

Qui Kosovo

Ma non c’è solo il tema allargamento sul tavolo delle priorità europee, bensì un fronte di crisi intenso e molto delicato per gli equilibri esterni ed interni dell’Unione: la contrapposizione tra Serbia e Kosovo. Qui il presidente francese Emmanuel Macron ha ricordato che Francia e la Germania hanno proposto una roadmap che si aspetta venga rispettata dalle due parti: “È nella responsabilità del presidente Vucic condannare con la più grande fermezza gli atti del 24 settembre”, con riferimento all’attacco a Banjska.

Per questa ragione sabato prossimo l’inviato speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina Miroslav Lajčák, accompagnato dai consiglieri per la politica estera e la sicurezza del presidente francese, del cancelliere tedesco e della premier italiana si recheranno in Kosovo e Serbia per incontrare il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, e il presidente serbo, Aleksandar Vučić. Emmanuel Bonne, Jens Ploetner e Francesco Talò, nonché l’inviato degli Stati Uniti per i Balcani occidentali Gabriel Escobar, proveranno a lavorare ulteriormente per una de-escalation ed una normalizzazione dei rapporti.

Come osservato da Manuel Sarrazin, rappresentante speciale per i paesi dei Balcani occidentali presso il governo tedesco, l’auspicio è che i Balcani occidentali “siano lo stesso, anche sulla carta con cittadinanza europea come noi”, aggiungendo che non ha senso considerare la regione come un secondo gruppo e che dovrebbe esserci maggiore flessibilità su come arrivarci con la possibilità di benefici in anticipo.

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