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Risparmio e Borsa, i due assi dell’Italia secondo Giorgetti

Il ministro dell’Economia, in un’intervista a MF-Milano Finanza, rilancia la centralità delle Ipo per generare crescita e sviluppo. Ma serve una buona educazione finanziaria tra le imprese. La carta del risparmio

Serve una Borsa a prova di recessione, guerra e inflazione. Insomma, una Borsa per la crescita. Il ministro Giancarlo Giorgetti lo dice in modo chiaro, intervistato da MF-Milano Finanza. Per farlo, serve agevolare l’ingresso dei listini delle aziende, piccole o grandi che siano, oltre a fluidificare il passaggio da una piazza finanziaria all’altra. “Oggi credo sia necessario trovare forme di incentivi alla capitalizzazione, oltre a individuare misure per agevolare il passaggio delle quotate verso la Borsa di Milano”, spiega Giorgetti.

Giorgetti in questo senso tira in ballo l’enorme quantità di risparmio degli italiani, 1.700 miliardi solo nei conti correnti. Occorre, dice il ministro, “facilitare gli investimenti degli italiani, partendo dai risparmi. Ma accanto a questo serve una solida educazione finanziaria, cosa che in altri Paesi esiste già e si è tramandata nel corso degli anni”. Il responsabile di Via XX Settembre tocca anche un altro tema, non certo meno delicato del precedente. Quello del debito.

Come ridurlo? Giorgetti è convinto che si debba partire dalla crescita ma anche “diminuendo la burocrazia, favorendo lo sviluppo economico e favorendo l’accesso ai mercati e implementando schemi per l’attrazione degli investimenti”. Questo è, insomma, il carburante che serve all’Italia, è il messaggio sotteso del ministro. Che poi torna al punto di partenza, riprendendo il discorso della Borsa come motore di sviluppo, crescita e buon risparmio.

“Oggi occorre mostrare alle aziende i vantaggi della quotazione e questo andando oltre il libro verde dei mercati finanziari, con le sue raccomandazioni e gli stessi bonus previsti per le Ipo. Insomma, serve della buona educazione finanziaria per le aziende e in tal senso, un roadshow in giro per l’Italia e le sue imprese, sarebbe la soluzione ottimale”, ha concluso il ministro. Ora non resta che mettere a terra il tutto.

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