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Salvini dia retta a Piantedosi ed eviti almeno la maglietta con Maometto

L’idea di convocare il 4 novembre a Milano una manifestazione anti islamica nel nome di Oriana Fallaci non piace a nessuno dei suoi alleati e colleghi di governo. Così il leader leghista Matteo Salvini resta sempre più isolato. C’è solo da sperare che dia retta al suo ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi. Il commento di Cangini

Il ministro degli Esteri, nonché leader del partito che fu di Silvio Berlusconi, Antonio Tajani, l’ha detto chiaramente: “Forza Italia non parteciperà”. Il ministro della Difesa, nonché fondatore di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto è stato chiaro: “Se l’ideologia riparte, basta poco per un attentato”. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha fatto filtrare la propria contrarietà. Contrarietà analoga a quella del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale ieri confidava il timore che soffiando sulla piazza anti islamica si esponga l’Italia al rischio attentati. Questo dice il buonsenso, ma il buonsenso non è la dote che più appartiene a Matteo Salvini.

Com’era prevedibile, il leader della Lega è rimasto isolato: l’idea di convocare il 4 novembre a Milano una manifestazione anti islamica nel nome di Oriana Fallaci non piace a nessuno dei suoi alleati e colleghi di governo. Ma per Salvini questo non è un problema, bensì un’opportunità. L’occasione per mostrarsi fieramente coerente con la retorica degli anni trascorsi all’opposizione, occhieggiando di conseguenza agli elettori di destra di Giorgia Meloni in vista delle prossime elezioni europee. Il problema è che Matteo Salvini non è più all’opposizione. È al governo e ricopre la funzione di vicepresidente del Consiglio.

Un ruolo che mal si concilia con le mobilitazioni di piazza e che presupporrebbe l’aderenza alla ragion di Stato più che all’interesse di partito. Discorsi astratti, evidentemente. È infatti chiaro che, dopo aver incassato il non prossumus di alleati e ministro dell’Economia su flat tax e pensioni nella legge di bilancio, il leader leghista sia alla ricerca di una bandiera da sventolare davanti agli occhi dei cittadini-elettori. L’ha trovata in Oriana Fallaci.

La mente corre al caso di Roberto Calderoli. Era il febbraio del 2006, l’allora ministro per le Riforme si esibì a favore di telecamera con indosso una maglietta che irrideva a Maometto. La rivolta delle piazze islamiche e l’assalto al consolato italiano di Bengasi lo costrinsero a rinunciare all’incarico di governo. È possibile che Calderoli non si sia pentito, ritenendo che il clamore di quel gesto abbia avvantaggiato il suo partito, la Lega. È probabile che così ragioni anche Matteo Salvini. C’è solo da sperare che dia retta al suo ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi e almeno la maglietta la eviti a se stesso e all’Italia.



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