Skip to main content

Faro sulla sicurezza e sulle reti di Hamas. I piani del governo italiano

Due gli obiettivi degli sforzi intrapresi dall’esecutivo con forze di polizia e intelligence: tutelare obiettivi israeliani e palestinesi; verificare i legami dell’organizzazione terroristica nel nostro Paese. Roma sorvegliata speciale

Mentre gli sforzi internazionali del governo Meloni in risposta alla crisi in Israele si muovono con gli alleati del Quint (Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito) oltreché con i partner regionali, a partire dall’Egitto, quelli interni si muovono lungo due direzioni: tutelare obiettivi israeliani e palestinesi; verificare i legami, e in particolare i finanziatori, di Hamas in Italia.

L’ATTENZIONE DEL GOVERNO

“Particolare attenzione viene rivolta alla sicurezza della comunità ebraica presente sul territorio nazionale”, aveva spiegato Palazzo Chigi in una nota sulla riunione presieduta sabato dal presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, a cui avevano partecipato i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, dell’Interno, Matteo Piantedosi, della Difesa,Guido Crosetto, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, i vertici dell’intelligence e l’ambasciatore Francesco Maria Talò, consigliere diplomatico del presidente Meloni. Per martedì il ministro Piantedosi ha convocato il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica “per fare una ulteriore valutazione più approfondita”. “Non c’è necessità di allarmare nessuno ma è evidente che ciò che sta avvenendo induca chi ha la responsabilità della sicurezza pubblica e nazionale a non trascurare nulla”, ha dichiarato.

LA CIRCOLARE DI PISANI

Vittorio Pisani, capo della Polizia, ha inviato a prefetti e questori una circolare chiedendo di innalzare le misure di sicurezza sugli “obiettivi diplomatico-consolari, religiosi, culturali, economici e commerciali israeliani, ebraici e palestinesi” in Italia. Inoltre, si legge, è “necessario rafforzare i servizi di vigilanza e controllo del territorio a carattere generale” e “implementare al massimo l’attività informativa” per prevenire atti ostili. Dal Viminale è partita l’indicazione ai prefetti di convocare i Comitati provinciali ordine e sicurezza. Alle riunioni hanno partecipato anche rappresentanti delle comunità ebraiche.

ROMA SORVEGLIATA SPECIALE

Roma, ovviamente, è sorvegliata speciale visto che è nella capitale che si concentra buona parte dei siti sensibili. Nel Comitato sicurezza è stato deciso il rafforzamento della tutela di obiettivi istituzionali e religiosi israeliani ed ebraici. Ed è stata richiamata la tutela anche su tutti i siti di Paesi vicini all’area di crisi. Ci sono il Ghetto, la sinagoga, la scuola, l’ambasciata, la compagnia di bandiera El Al, tra i principali obiettivi da proteggere. Eccezionalmente, sono state impiegate alcune auto del Reparto prevenzione crimine, che in genere nei fine settimana non operano, per supportare la vigilanza e il pattugliamento del territorio attorno al Ghetto e all’ambasciata.

LE PAROLE DEL PREFETTO GIANNINI

“È evidente che c’è una situazione particolarmente grave in Medio Oriente, quindi abbiamo fatto un comitato, sono state innalzate le misure di sicurezza, non ci sono segnali specifici però quello che sta accadendo ci induce a non tralasciare nulla”, ha dichiarato Lamberto Giannini, prefetto di Roma e già per anni al vertice della Digos della capitale fra terroristi, rischio attentati e ultrà violenti, all’Adnkronos. “Devo anche dire che a me risulta difficile dire aumentare l’attenzione perché per questo tipo di situazioni c’è sempre la massima attenzione sia dal punto di vista informativo sia dal punto di vista della vigilanza”, ha aggiunto. “Oltre questo c’è anche la necessità a mio avviso, visto quanto è accaduto e quanto è stata toccata psicologicamente, moralmente e umanamente tutta la comunità, di rassicurarla con una maggiore presenza”. Pisani e Giannini hanno oggi partecipato alla cerimonia per l’anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma avvenuto il 9 ottobre 1982. Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha deposto una corona davanti alla lapide che ricorda l’azione terroristica in cui perse la vita un bambino di due anni, Stefano Gaj Tachè, e rimasero ferite 37 persone.

I TIMORI

Il timore è che le azioni di Hamas in stile Stato Islamico, con esecuzioni riprese e diffuse online, possano galvanizzare le reti di estremisti jihadisti rimasti dormienti per anni e scatenare una campagna di propaganda, proselitismo e attacchi. Ecco che al montaggio dei luoghi fisici le agenzie di intelligence e le forze di polizia hanno aggiunto la sorveglianza delle reti per intercettare eventuali segnali di minaccia. All’attenzione delle forze di sicurezza anche le attività collegate a un antisemitismo presente in Italia presso alcune frange estremiste.

LA RETE DI HAMAS IN ITALIA

Il Messaggero ha riportato oggi che il governo Meloni si è impegnato con l’esecutivo israeliano a compiere verifiche sui finanziatori di Hamas in Italia. Già a fine giugno Israele chiedeva all’Italia il sequestro dei fondi raccolti dall’architettoMohammad Hannoun. Secondo l’indagine condotta anche dallo Shin Bet, l’agenzia di intelligence interna israeliana, 500.000 euro “di proprietà, o comunque sono una ricompensa” di Hamas si trovano nella disponibilità del palestinese con base a Genova, già accusato (senza però avere mai ripercussioni penali) di nascondere dietro al suo gruppo il sostengo economico a gruppi di kamikaze palestinesi. La Procura di Genova si era mossa ma l’inchiesta era finita in un nulla di fatto, anche a causa della mancata collaborazione palestinese.


×

Iscriviti alla newsletter