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Vi spiego come la sinistra polacca si prepara al voto. Parla Maciej Gdula

L’opposizione si ricompatta per tentare di rovesciare il governo di Morawiecki. “La Polonia deve tornare al tavolo europeo in veste di interlocutore credibile, partecipare alle trattative, e influenzare gli indirizzi politici della famiglia comunitaria, cessando di reagire come un Paese incastrato nell’eterna opposizione”. Conversazione con il prof. Maciej Gdula, uno dei massimi esponenti della sinistra polacca

In Polonia l’opposizione è unita. “La marcia di un milione di cuori” lo ha confermato, paventando le probabili alleanze che si consumeranno nel prossimo Sejm. Gli ostacoli ideologici che separavano liberali e socialisti sembrano azzerati dalla teoria leninista del rivale principale. Ossia, Kaczyński e i poteri indiretti coagulati attorno all’establishment sovranista per mantenere lo status quo. Nonostante molti a Varsavia e nel resto d’Europa siano pronti a scommettere sulla vittoria di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość), l’ipotesi di un esecutivo composto da Piattaforma Civica e Lewica non è poi così surreale. E se fosse vero? Quale postura assumerebbe la Polonia nello spazio europeo ed extra-continentale e come muterebbe quest’ultimo nell’interlocuzione con un governo polacco di stampo spiccatamente europeista? E cosa ne sarebbe dei delicatissimi rapporti con Berlino e Kyiv? Ne discutiamo con il professor Maciej Gdula, uno dei massimi esponenti della sinistra polacca.

“La marcia di un milione di cuori” indetta da Piattaforma civica ha sostanzialmente costituito il fronte unico delle forze anti-governative. Dal palco Robert Biedron ha salutato il fiume di bandiere a dodici stelle insieme a Donald Tusk. Uno scenario premonitore di un’alleanza tra centristi e socialisti nella nuova legislatura? Quali sono i punti programmatici che accomunano Lewica e Platforma Obywatelska e quali i temi divergenti?

La marcia è stata un successo indiscutibile in termini di numeri. Secondo le stime vi hanno preso parte da 500 mila a 1 milione di persone. Tuttavia, c’è una cosa ancora più importante del numero di persone che hanno deciso di mobilitarsi: per la prima volta dopo molto tempo, i leader dell’opposizione sono apparsi insieme sul palco (anche se non tutti erano presenti).

Il periodo in cui il la Coalizione Civica ha mantenuto le sue riserve nei confronti di due partiti di opposizione (Sinistra e La Terza Via) è terminato. Emerge un clima di cooperazione. Secondo me, questo prospetta un esito positivo della campagna e la vittoria dell’opposizione su Diritto e Giustizia. Le possibilità di porre fine al potere monolitico di Kaczyński e tornare alla forma tradizionale di un governo di coalizione sono enormi.

Certo, aumenteranno anche le discussioni all’interno del futuro governo tuttavia, ci sono alcune questioni che sono indiscutibili per tutte le forze di opposizione, come il ripristino dello stato di diritto e delle relazioni con i vicini, la soppressione dei conflitti con l’Ue, e il rafforzamento dei servizi pubblici, compreso l’aumento salariale degli insegnanti e dei funzionari amministrativi.

Durante le varie tappe del suo tour, Mateusz Morawiecki ha rivendicato i successi ottenuti dal PiS (dimezzamento del tasso di disoccupazione, incremento del welfare, infrastrutturalizzazione delle regioni più arretrate, ecc.) e i “danni” che secondo il premier ha provocato il governo di Tusk, con una critica velata alle sue ricette liberiste a discapito della working class. Lei cosa ne pensa? È una narrazione attendibile?

È difficile negare il basso tasso di disoccupazione in Polonia o criticare l’aumento del salario minimo. Alcune politiche del PiS devono essere preservate e la sinistra intende farlo, infatti impedirà qualsiasi taglio alle politiche sociali. Comunque, la situazione non è proprio così rosea. Gli standard di vita delle persone sono ancora minacciati dall’inflazione elevata, alcuni gruppi hanno sofferto molto. Nel 2015, lo stipendio di un insegnante rappresentava il 79% dello stipendio medio, oggi è calato al 65%. Abbiamo anche un forte aumento dei prezzi delle case. Moltissimi giovani non possono permettersi di affittare o acquistare un nuovo appartamento a credito. Oltre il 50% dei ragazzi (25-34 anni) è costretto a vivere con i genitori. Questo governo ha un record di negligenza spettacolare, a cui la sinistra vuole porre rimedio.

Se dovessimo avere un governo PO-Lewica come cambierebbero i rapporti tra Varsavia e Berlino?

Kaczyński ha riportato le relazioni polacco-tedesche agli anni ’60, quando i tedeschi furono presentati come nemici della Polonia. A quel tempo, però, era ancora fresco il ricordo dei crimini di guerra, delle barbarie e dell’occupazione del Paese. Oggi, il riemergere di questi sentimenti deriva da calcoli cinici e della strumentalizzazione della politica estera per biechi fini elettorali. Noi vogliamo ripresentare un solido partenariato con la Germania. Idem per i rapporti con l’Unione Europea, con cui condividiamo interessi comuni: sicurezza, transizione ecologica, controllo e tassazione dei giganti digitali. La ricostruzione del partenariato polacco-tedesco è una necessità strategica contro la minaccia posta dalla Russia sul fianco orientale dell’Ue e della Nato. I conflitti che il PiS sta attualmente avviando con Berlino sono la prova evidente dei danni che il nazionalismo porta in seno. E chiaramente un’Unione forte e una cooperazione tra le nazioni a vantaggio di tutte le parti sono il miglior antidoto a questo scempio.

L’attuale maggioranza dichiara di voler difendere a tutti i costi l’autonomia e la sovranità della Polonia dai “tecnocrati di Bruxelles”. Con voi al governo come si presenterà la Polonia in Europa?

Una delle frasi più amate e troppo spesso ripetute dai rappresentati del PiS in politica estera è la seguente: “Noi diremo un fermo e convinto NO.” Siamo maestri del rifiuto, e lo siamo anche nel perdere interessi reali. La mancanza dei fondi per la ricostruzione lo dimostra. La Polonia deve tornare al tavolo europeo in veste di interlocutore credibile, partecipare alle trattative, e influenzare gli indirizzi politici della famiglia comunitaria, cessando di reagire come un Paese incastrato nell’eterna opposizione.

La battaglia del grano e le ultime dichiarazioni di Zelensky hanno fatto vacillare l’alleanza di ferro tra Kiev e Varsavia. La vostra interpretazione della guerra russo-ucraino, e il consequenziale asse con Washington, e simile alla politica estera condotta dal PiS?

Nella sua politica estera nei confronti dell’Ucraina, il governo si muove da un muro all’altro. Dagli atti di amicizia alle lezioni sugli ucraini e alle accuse di ingratitudine. In Ucraina non è cambiato nulla. L’Ucraina è sotto il brutale attacco da parte della Russia. Mantenere l’indipendenza dell’Ucraina è nell’interesse non solo degli ucraini, ma anche dei polacchi e degli europei. Ecco perché dobbiamo aiutarli. Eventuali tensioni devono essere risolte in un clima di cooperazione e associazione. Questa sarà la linea del futuro governo.

Ancora, se dovesse vincere Lewica e la nuova coalizione di governo che andrà a formarsi, cambierà qualcosa con il governo di Giorgia Meloni? Quale rapporto intendete instaurare con l’Italia o rimodulare dal punto di vista industriale, economico, strategico e politico?

Dobbiamo partire dal fatto che Polonia e Italia condividono un grande legame di simpatia, oltre che secolari legami culturali e religiosi. Dal dopoguerra, abbiamo avuto buone forme di cooperazione soprattutto nel settore automobilistico. Oggi, oltre al potenziamento della cooperazione economica e culturale, abbiamo nuovi campi in cui è possibile un’azione congiunta. Penso, ad esempio, alla cooperazione militare per la sicurezza delle frontiere. Dopo l’afflusso di milioni di profughi dall’Ucraina, i polacchi comprendono molto meglio i problemi legati alla migrazione verso l’Europa. Dobbiamo cooperare strettamente per limitare la portata dei flussi, per sviluppare migliori modelli di integrazione e allo stesso tempo proteggere i diritti umani.

A proposito, cosa pensa del referendum indetto da Morawiecki e sulla politica migratoria del governo? Il caso del film “The Green Border” ha fatto infuriare il PiS.

Il referendum è solo un modo per il governo di mobilitare i suoi elettori e stanziare più fondi pubblici alla campagna elettorale del PiS, aggirando le norme previste dal regolamento per il finanziamento dei partiti politici. La questione della recinzione dei confini non è un argomento presente nel dibattito pubblico. La sinistra non ha sostenuto tale costruzione, per il semplice fatto che le persone avrebbero comunque attraversato la barriera. Ed è esattamente quello che è accaduto, almeno il 10% dei tentativi di passaggio hanno successo. Quindi, il muro non è la soluzione. L’ abbattimento della recinzione avverrà quando la Bielorussia sarà democratizzata. E la demolizione del muro sarà un simbolo del riavvicinamento tra la Bielorussia e l’Europa. Per quanto riguarda l’immigrazione illegale, dobbiamo partire dal presupposto che i diritti umani vanno comunque rispettati, e questo non comporta un mancato controllo del flusso migratorio ai confini, perché è la funzione fondamentale dello Stato. Chi non vuole capirlo, dev’essere cosciente che darà spazio all’estrema destra, la quale guadagnerà punti facili facendo leva sull’odio e sulla paura nei confronti di rifugiati e migranti.

È vero che una parte considerevole della Chiesa polacca sostiene attivamente il Pis? Soprattutto nelle sue battaglie contro l’aborto e il pieno riconoscimento dei diritti civili? Quale tipo di rapporto intercorre tra voi e i cattolici?

Il PiS e la Chiesa polacca sono diventati sostanzialmente un tutt’uno politico, un blocco imprenditoriale. Quando si tratta di visioni del mondo, i politici di destra e il clero si ritrovano su una linea omofoba e tradizionalista. Il governo elargisce enormi somme di denaro alla chiesa. E questo sodalizio organico non ha un impatto del tutto positivo sulla popolarità della Chiesa. I risultati del censimento generale in Polonia hanno recentemente pubblicato che dieci anni fa l’89% delle persone dichiarava di appartenere alla Chiesa cattolica, oggi parliamo del 71%. Praticamente un terremoto. Un cambiamento epocale. Inoltre, è interessante notare che anche molti cattolici sono favorevoli all’eliminazione della religione dalle scuole e cambiare le modalità di finanziamento agli istituti religiosi. Penso che ci sia molto spazio per un dialogo tra i laici di sinistra e i fedeli che vogliono depoliticizzare la Chiesa in Polonia.

Come immagina la Polonia post pandemia e post voto?

Il futuro governo polacco sarà in grado di sbloccare rapidamente i fondi per la ricostruzione e sostenere diversi settori particolarmente trascurati, come nel caso del green deal e dell’edilizia abitativa, degli investimenti sulla sanità. Ma c’è un grande compito che trascende ogni problema specifico. Dobbiamo liberare la politica polacca dall’odio e rendere possibile la convivenza di persone provenienti da diversi schieramenti politici. Non sarà facile, ma noi non abbiamo paura delle sfide che ci attendono.

 

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