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Tajani in Israele, così l’Italia lavora per evitare un’escalation regionale

Allargare il dialogo per restringere il conflitto. Il ministro: “Hamas è come l’Isis, uccide come i nazisti. Il nostro appello è a non avviare una nuova stagione che possa incendiare il Medio Oriente”. Meloni dal Congo: “Ho sentito diversi capi di Stato e di governo: bisogna mantenere le interlocuzioni al più alto livello possibile”

Obiettivo circoscrivere a Gaza lo scontro, per evitare una escalation regionale che avrebbe conseguenze nefaste in tutta l’area, in primis in Libano. La visita in Israele del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dove ha incontrato l’omologo Eli Cohen, è particolarmente rilevante, non fosse altro perché ci sono 1200 soldati italiani parte dell’Unifil schierati al punto di contatto tra Israele e l’area maggiormente controllata da Hezbollah. “Sono portatori di pace, garanzia di pace e il nostro appello è a non avviare una nuova stagione che possa incendiare il Medio Oriente”, ha detto Tajani. Il suo auspicio è che non vi sia nessun attacco contro Israele da parte della milizia sciita libanese Hezbollah.

Solidarietà

Tajani ha portato a Cohen la solidarietà e la vicinanza del governo italiano e di tutta l’Italia alle vittime di questa tragedia, aggiungendo che farà di tutto per liberare ostaggi nelle mani di Hamas: “Ho confermato l’impegno contro il terrorismo e la forte azione di pace dell’Italia per impedire una escalation. Naturalmente stiamo lavorando perché la risposta di Israele sia proporzionata e non ci siano vittime tra i civili”.

Punto di partenza è l’assunto su come definire chi ha avviato questo attacco: “Hamas è come l’Isis, uccide come i nazisti. Sono terroristi assassini e vanno fermati”, passaggio sul quale nelle stesse ore si era espresso il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin (“Conosco l’Isis, Hamas è peggio”).

“Tutta la mia vicinanza al popolo d’Israele, in particolare alle famiglie che hanno perso i loro cari e che ho potuto abbracciare”, aggiunge Tajani. Che ha assicurato di voler incontrare entrambe le famiglie di Eviatar Moshe Kipnis, Lilach Lea Havron e Nir Forti , italiani dispersi, “per confortarli per dire loro che stiamo facendo di tutto per aiutare gli ostaggi, per cercare di trovare un corridoio umanitario”.

Formato a 5

L’obiettivo italiano è quello di evitare che a pagare sia la popolazione innocente di Gaza per colpa di Hamas. Ma cosa farà in concreto l’Italia? Lo ha spiegato la premier Giorgia Meloni dal Congo, quando ha messo l’accento sulla fase caratterizzata dal cosiddetto formato a 5 — il Quint con Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti — e sull’esigenza di mantenere le interlocuzioni “al più alto livello possibile”.

Parola d’ordine dialogo, così come Palazzo Chigi sta facendo, confrontandosi costantemente non solo con Benjamin Netanyahu ma anche col primo ministro libanese, lo sceicco degli Emirati Arabi Uniti e del Qatar, il presidente egiziano, il Re di Giordania. Ciò al fine di scambiarsi informazioni è lavorare per evitare l’escalation. Roma si è anche mossa rapidamente sul piano umanitario, mettendosi a disposizione delle esigenze che si stanno presentando.

Scenari

Dopo Israele la Giordania, non a a caso. Il filo che sta tessendo Tajani in queste ore ha esattamente il fine ultimo di allargare il dialogo per restringere il conflitto. Amman, come Il Cairo, è un soggetto non secondario dal momento che una grossa parte della sua popolazione è palestinese. Non a caso lì è atterrato il Segretario di stato americano Anthony Blinken, da dove in seguito effettuerà un tour de force che lo porterà in due giorni a toccare anche Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.

Oggi si svolgono in Giordania alcune manifestazioni nelle principali città come Amman, Aqaba e Maan a cui faranno seguito intense misure di sicurezza, in particolare sul confine condiviso con Israele, dove l’esercito giordano è schierato e dove ha disperso centinaia di manifestanti filo-palestinesi che cercavano di raggiungere una zona di confine con la Cisgiordania.

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