La macchina propagandistica del Cremlino ha riciclato uno dei suoi ritornelli per adeguarlo al contesto della crisi in Israele. L’accusa dell’ex presidente Medvedev, secondo cui armi dell’Alleanza sarebbero finite in mano ai jihadisti per colpa del “regime neonazista” ucraino, è stata rilanciata sui social e corroborata con un finto video BBC-Bellingcat
“Ebbene, amici della Nato, ne avete abbastanza? Le armi fornite al regime neonazista in Ucraina vengono utilizzate attivamente in Israele”. Così scriveva sul suo canale Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, a meno di quarantott’ore dall’attacco di Hamas contro i civili israeliani che ha scatenato una crisi regionale. Il contesto – il conflitto tra Israele e Hamas – è nuovo, ma la narrativa è la solita: spinta da un mix di scelleratezza e ingenuità, la malvagia Alleanza Atlantica arma criminali e terroristi.
Questo concetto è ricorrente nella propaganda del Cremlino e risale anche a prima dell’invasione russa dell’Ucraina, come negli anni dello Stato Islamico, ricorda l’agenzia europea EUvsDisinfo. In questo caso, il deflagrare della violenza in Medioriente è un’ottima scusa per agganciarsi al ciclo delle notizie e rilanciare la solida propaganda – strategia classica nel manuale della disinformazione russa, come ci spiegava l’esperto del DFRLab Mattia Caniglia. “Come le armi lasciate dagli americani in fuga in Afghanistan,” anche le armi Nato apparentemente in mano ai militanti jihadisti saranno utilizzate “in modo incontrollato in tutte le zone calde”, ha scritto Medvedev su Telegram, poi rilanciato dall’agenzia di stampa russa Tass.
Nella ricostruzione dell’ex presidente russo, in cui le prove sono (come al solito) totalmente assenti, il peccato originale della Nato è sempre l’appoggio del “regime neonazista” ucraino. “Dopotutto, anche prima, le corrotte autorità ucraine commerciavano tutto ciò che ottenevano. Hanno rubato gas e petrolio, cibo, materiali. Hanno rubato tutto quello che c’era in giro. La situazione non potrà che peggiorare. Aspettiamo il mercato nero dei missili, dei carri armati e presto anche degli aerei di [Kyiv]”, ha concluso Medvedev.
L’implicito: l’Alleanza atlantica dovrebbe smettere di fornire armamenti e mezzi alla difesa ucraina, se non vuole vederle in mano a terroristi e criminali d’ogni sorta. E il riferimento agli aerei denota il nervosismo di Mosca per l’arrivo dei velivoli occidentali, tra cui gli F-16 statunitensi, nei mesi a venire, uno sviluppo che potrebbe minare uno dei vantaggi russi più consolidati – la superiorità aerea.
Negli scorsi giorni la tesi di Medvedev è stata rilanciata sui social, sempre in assenza di prove, da una serie di personalità, tra cui la deputata statunitense Marjorie Taylor Green (esponente dell’ala estremista dei repubblicani, critica dell’Alleanza e dell’Ucraina, simpatizzante di Vladimir Putin, nota alle cronache per aver sostenuto le teorie cospirazioniste più pericolose e impegnata ad avversare il supporto della Casa Bianca per Israele).
Contemporaneamente si è diffuso nei social occidentali un falso video della BBC, secondo cui la piattaforma investigativa Bellingcat avrebbe trovato prove del traffico di armi a Gaza dall’Ucraina. Tesi prontamente smentita sia da Olga Robinson di BBC Verify (la divisione di fact-checking della celebre testata britannica), sia dal fondatore e direttore della piattaforma investigativa Bellingcat, Eliot Higgins, che ha evidenziato l’operato di utenti russi. “Non è chiaro se si tratti di una campagna di disinformazione del governo russo o di uno sforzo [dal basso], ma è falso al 100%”, ha postato su X commentando il video.
“Le accuse secondo cui Kyiv starebbe vendendo armi inviate dall’Occidente sul mercato nero non sono nuove e non sono ancora state dimostrate. Oggi, secondo diversi esperti di armi, non ci sono prove concrete per stabilire un legame tra l’arsenale militare di Hamas e l’Ucraina”, ha ricordato Euronews in un pezzo di debunking, citando anche la risposta delle autorità ucraine alle asserzioni di Medvedev – che hanno accusando Mosca di aver organizzato una campagna di disinformazione.