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Ucraina, Israele e Balcani. Tutti i fronti che spaventano i 27

Giorgia Meloni lo ha ribadito a chiare lettere che da un lato si ritiene “soddisfatta, sull’immigrazione la Ue va avanti” e, dall’altro, che con Scholz e Macron Palazzo Chigi è impegnato nella soluzione della questione tra Pristina e Belgrado. Il conflitto israelo-palestinese ha precise implicazioni anche per il Kosovo, dal momento che l’attacco sferrato da Hamas contro Israele ha fato nascere una nuova dimensione nelle relazioni internazionali

Pause umanitarie per Gaza, strategia in chiave Anp contro Hamas, maggiore sostanza all’azione Ue contro l’immigrazione clandestina, più un focus sull’Ucraina e sulla crisi tra Serbia e Kosovo. Molto ricca la prima giornata europea per il Consiglio, che porta questi macro temi all’attenzione non solo dei 27, che preparano soluzioni il più possibile condivise, ma anche alla portata delle iniziative italiane. Giorgia Meloni lo ha ribadito a chiare lettere che da un lato si ritiene “soddisfatta, sull’immigrazione la Ue va avanti” e, dall’altro, che con Scholz e Macron Palazzo Chigi è impegnato nella soluzione della questione tra Pristina e Belgrado.

Gaza

È negli strumenti più incisivi da consegnare all’Autorità nazionale palestinese la ricetta per depotenziare Hamas, ha spiegato Meloni, assieme all’immediato bisogno di affrontare la questione umanitaria, la liberazione degli ostaggi e dei cittadini stranieri che attendono di uscire dalla Striscia di Gaza. Inoltre ha caldeggiato il ripristino del regolare transito dei valico di Rafah, “ma c’è anche una questione di medio termine rispetto a cui non si può semplicemente promettere di parlare dopo”. Per questa ragione al centro del Consiglio c’è l’inserimento del termine “pause umanitarie”, ovvero un accesso immediato e senza fraintendimenti, né lessicali né di merito.

Tra Vucic e Kurti

Il premier italiano, il cancelliere Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno discusso di una possibile soluzione, tra cui quella di un passo indietro richiesto ai due leader nell’implementazione degli accordi redatti. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel doorstep a margine del Vertice Ue. Sul dialogo Belgrado-Pristina è l’ultimo giro? “È un giro importante”, ha replicato.

L’incidente del 24 settembre scorso nella città di Banjska, quando un gruppo di serbi locali si è scontrato con la polizia del Kosovo, ha infiammato le parti ulteriormente. Fatti che presentano un collegamento con ciò che sta accadendo a Gaza: ovvero il conflitto israelo-palestinese ha precise implicazioni anche per il Kosovo, dal momento che l’attacco sferrato da Hamas contro Israele ha fato nascere una nuova dimensione nelle relazioni internazionali, con implicazioni sulla scena globale, in particolare nei Balcani occidentali: situazione monitorata con estrema attenzione da Ue e Usa.

Migranti

Il tasto premuto dal premier è, evidentemente, quello tunisino non fosse altro perché è lì che si è coagulata l’azione strutturata made in Ue, con la visita di von der Leyen, Rutte, Meloni assieme al memorandum siglato a Tunisi. “Se si decide di avviare una partnership strategica poi si deve mostrare rispetto – ha detto la presidente del Consiglio – non si può pensare di parlare con le istituzioni di un’altra nazione con l’approccio paternalistico e idea di superiorità che noi dimostriamo”. E ha anche indicato la soluzione: “Il tema con la Tunisia e con l’Egitto, e gli altri Paesi nordafricani non è ricattarli con lo scambio tra risorse economiche e sostegno da parte loro nella regolazione dei flussi migratori”. Il punto di caduta? Una partnership ampia, da realizzare tramite investimenti che contengano misure per la migrazione legale e la formazione in quell’area: “Non si possono risolvere i problemi interni scaricandoli su questi Paesi senza aiutare a risolvere i loro”.

Ma non è tutto, perché il premier ha anche valorizzato la lettera inviata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen ai capi di Stato e di governo prima del Vertice Ue. “La ringrazio – ha detto la presidente del Consiglio – Mi pare che il fatto che von der Leyen, prima del Consiglio europeo, invii una lettera per fare stato dell’applicazione dei principi che abbiamo stabilito sia qualcosa che va oltre il tema di un’Ue unita su una visione, che è quello che si discute al Consiglio Ue. Qui siamo a come lo stiamo realizzando e per me è molto significativo. Ho detto in passato che l’Ue ha fatto un’inversione a U, un grande cambio di passo nelle politiche migratorie ma che adesso bisogna andare nel concreto e quello che von der Leyen ha dimostrato con la lettera di ieri è che l’Ue intende andare avanti concretamente. Vuol dire che il tema non è più un tema di visione, che sta in capo al Consiglio, ma è un tema di fatti, che sta in capo alla Commissione”.


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