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Una scuola per leader. Il Casd riceve da Mattarella la bandiera d’istituto

Il Centro alti studi per la Difesa ha ricevuto oggi la bandiera di istituto dalle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un ulteriore tassello in quel processo, giunto quasi al suo completamento, di trasformazione dell’ente in un vero e proprio istituto universitario

Non c’è futuro per un Paese senza leader, e in un momento di forte instabilità internazionale, è ancora più importante concentrarsi sugli strumenti della cultura, per aiutare a comprendere i processi e ad agire per la sicurezza e la pace. È questo il messaggio che arriva dal Centro alti studi per la Difesa, che ha ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la bandiera di istituto. Un ulteriore tassello in quel processo, giunto quasi al suo completamento, di trasformazione dell’ente in un vero e proprio istituto universitario. “In un mondo complesso, in rapida evoluzione e imprevedibile la formazione della dirigenza va adattata iniettando nuove caratteristiche” ha spiegato il presidente del Centro, l’ammiraglio Giacinto Ottaviani, ricordando come “la leadership è una tecnica, e rappresenta il comune denominatore di tutti i corsi che noi eroghiamo, sia i nuovi a carattere universitario, sia i tradizionali”.

Il valore cultura

L’obiettivo dell’istituto, infatti, è quello di “iniettare nuove caratteristiche” nella formazione dei nuovi leader, come “la capacità di lavorare in gruppo, le qualità relazionali, l’umanità, l’umiltà e l’empatia” ritenute dall’ammiraglio Ottaviani “assolutamente indispensabili ai fini dell’esercizio di una leadership efficace, trainante, carismatica, scevra da ogni ritorno personale e basata su fondamenta valoriali a servizio della collettività”. Con legge 77 del luglio 2020, il Centro alti studi per la Difesa è stato configurato per un triennio a titolo sperimentale quale scuola superiore universitaria. Durante questo triennio il Casd ha adeguato la sua fisionomia organizzativa, trasformandosi in una struttura università a tutti gli effetti, dotandosi, tra le altre cose, di un corpo docente e ricercatore permanente ed erogando, a partire dal 2021, master e dottorati di ricerca universitari. Come sottolineato del resto anche dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia, la cultura rappresenta un “antidoto alla violenza” ed è un “elemento capace di creare armonia e sviluppo, essendo un’arma potentissima a disposizione di coloro che si prodigano per lo sviluppo della giustizia armoniosa e della pace mondiale”

Identikit del leader

“Sarà una conseguenza dell’attuale crisi dello scenario internazionale, ma la leadership è certamente uno degli argomenti di maggiore attualità; ci guardiamo attorno alla ricerca di leader”. A dirlo è stato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, descrivendo come il leader è colui che sa “immaginare con coraggio un futuro fondato sulla convivenza pacifica e sul reciproco”. Nelle parole del capo di Stato maggiore, guadando al contesto geopolitico internazionale “potrà sembrare una suggestione irrealistica” tuttavia, ricorda l’ammiraglio “irrealistica e velleitaria poteva apparire anche la prospettiva del processo di integrazione europeo alla luce delle macerie e per le devastazioni due guerre mondiali, eppure è avvenuta, e la ragione è che sembrava essere l’unica via possibile così appare anche oggi”. In un contesto internazionale così fragile, allora, “ci guardiamo attorno alla ricerca di leader” il cui identikit tracciato da Cavo Dragone non è basato su tratti fisici, essendo colui che “cammina con la schiena dritta e a testa alta, capace di distinguere con la massima precisione e velocità tra il bene e il male; dispone di un preciso compasso etico e morale, è disposto a sacrificare sé stesso per il bene comune ed è immediatamente identificabile in caso di crisi”.

La cultura è l’arsenale della democrazia

Il Casd, allora, diventa un “luogo di costruzione della leadership”, come lo ha definito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, un luogo “di costruzione di classe dirigente, perché non esiste un paese che abbia futuro se non sa costruire la propria classe dirigente”. Per il ministro, in particolare le Forze armate hanno sempre prestato “grande attenzione al sapere” fin dagli albori, perché si riconosceva il fatto che non si può avere “la capacità di comprendere quello che si ha davanti e avere contemporaneamente la capacità dell’uso della forza: la formazione era prima culturale che militare”. E anche oggi, “una difesa nazionale non può basarsi soltanto su un apparato tecnico, non può prescindere da una conoscenza del mondo a tutto tondo con un approccio aperto a tutti gli ambiti del sapere”. Il momento, del resto, lo impone. Come ricordato da Crosetto “forze diverse ma convergenti si sono messe al lavoro per erodere gli equilibri mondiali su cui poggia la pace”, e gli avversari di oggi “ci combattono perché non condividono la maniera cui vediamo il mondo; la democrazia però dispone di un arsenale che è fatto anche di idee”. È l’arsenale della cultura, e su questo, ha concluso Crosetto “dobbiamo costruire la possibilità del mondo di trovare una via che si contrapponga a chi la pace e la stabilità vorrebbe distruggerle”.

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