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Intelligenza artificiale, Usa e Cina alla prova di maturità. L’idea di Kissinger e Allison

In un lungo articolo pubblicato su Foreign Affairs, i due spiegano come un tempo Usa e Urss abbiano collaborato per raggiungere un’intesa sulle armi nucleari. E come oggi Washington e Pechino siano chiamate a fare lo stesso. Ci sono delle differenze rispetto al passato, ma è essenziale che ciò avvenga

“Le sfide che oggi presenta l’Intelligenza artificiale non sono semplicemente un secondo capitolo dell’era nucleare”. Imparare dalla storia per comprendere come affrontare le sfide del presente. Si potrebbe riassumere così il un lungo articolo su Foreign Affairs, che porta la firma dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger e dell’ex assistente segretario alla Difesa americana per la politica e la pianificazione Graham Allison. “La storia”, riflettono i due, “non è un libro di cucina con ricette da seguire per produrre un soufflé. Le differenze tra l’Ia e le armi nucleari sono significative almeno quanto le somiglianze”. Ragionare per compartimenti stagni non è mai una buona idea, specie quando di fronte abbiamo lo strumento in grado di cambiare il mondo così come lo conosciamo. In un momento a dir poco caotico, dove i focolai che per decenni sono rimasti sopiti si stanno improvvisamente accendendo con conseguenze imprevedibili quanto drammatiche, “le lezioni apprese nel plasmare un ordine internazionale che ha prodotto quasi ottant’anni senza guerre tra grandi potenze offrono, se adeguatamente comprese e adattate, la migliore guida disponibile per i leader che si confrontano con l’Ia”.

La parola guerra è tornata di moda senza che ce ne rendessimo effettivamente conto. L’Ucraina ha scoperchiato il vaso di Pandora, il conflitto israelo-palestinese rischia di incendiare il Medio-Oriente, mentre l’Asia centrale osserva con preoccupazione cosa accade lungo il confine tra Armenia e Azerbaijan. Il che ha comportato una messa in pratica degli strumenti tecnologici del reparto della difesa, portando di fatto l’Ia al centro.

Come tuttavia spiegano Kissinger e Allison nel loro articolo, la storia insegna. Specie il primo, che  stato uno dei massimi protagonisti della Guerra Fredda, ricorda che a caratterizzare quei decenni c’erano due super potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, e un elemento che ha funzionato da deterrente, l’arma atomica. Nel momento in cui entrambe sono riuscite ad averla, minaccia l’esistenza del nemico, si è creato una situazione di stallo armato durante cui, paradossalmente, l’Europa ha attraversato un periodo di pace lunghissimo – meno le altre regioni, ma comunque c’erano sempre Washington e Mosca pronte a fronteggiarsi e, quindi, a limitare i danni per scongiurarne di peggiori. “Una guerra nucleare non può essere vinta e quindi non deve essere mai combattuta”, affermava il presidente Ronald Reagan.

Lo stesso si potrebbe dire dell’Ia in questo tempo. Oggi come allora, la potenza di questo strumento è forse non del tutto compresa, a tal punto che non si sa bene cosa sarebbe in grado di produrre. Non avrebbe di certo l’impatto di una bomba nucleare, certo, ma l’annientamento conosce diverse forme. Ecco perché Kissinger ci tiene a elencare i vari trattati con cui Usa e Urss hanno concordato di non distruggersi, ognuna delle due armata fino ai denti ma senza utilizzare la forza nei confronti dell’avversario. Lo stesso, ovvero una regolamentazione internazionale, si può fare con l’intelligenza artificiale.

L’istituzione di un’Agenzia viene gridata a gran voce da più parti. Prima, però, ci sono da comprendere le differenze che hanno separato l’Ia da nucleare. La prima è in mano soprattutto ai privati, sebbene una forza decisionale pari a quella di uno Stato (pensiamo a Google, Apple, Microsoft e via dicendo) mentre la seconda era di competenza pubblica; la prima non ha bisogno di grandi apparecchiature essendo digitale, la seconda era subordinata alla creazione di grandi strutture ed essendo fisica era più facile da copiare; l’Ia è inoltre molto più veloce nello sviluppo il che rende, a differenza di quanto accaduto per gli armamenti nucleari, più complesso arrivare a un accordo.

Tuttavia, le due superpotenze moderne devono lavorare per arrivarci. Stati Uniti da una parte e Cina dall’altra sembrano lontane anni luce in questo momento – ed è realmente così – ma forse l’Ia potrebbe essere il trampolino di lancio per ritrovarsi. Sebbene Washington sia notevolmente più avanti di Pechino, quest’ultima sta compiendo passi da gigante per recuperare il ritardo. E, soprattutto, ha dalla sua la capacità di poter sfruttare le risorse che ha a disposizione, mentre gli americani sono molto spesso costretti a bussare alla porta altrui.

Pertanto, “Joe Biden e Xi Jinping dovrebbero incontrarsi nel prossimo futuro per una conversazione privata sul controllo degli armamenti dell’Ia”, continuano gli autori su Fp. Le due diplomazie ci stanno lavorando e, forse, il summit della Cooperazione economica Asia-Pacifico di scena a novembre a San Francisco potrebbe essere il giusto palcoscenico per iniziare a confrontarsi “Ciascun leader dovrebbe discutere di come valuta personalmente i rischi posti dall’Ia, di cosa sta facendo il suo Paese per prevenire le applicazioni che pongono rischi catastrofici e di come si assicura che le aziende nazionali non esportino rischi. Per informare il prossimo ciclo di discussioni, dovrebbero creare un gruppo consultivo composto da scienziati statunitensi e cinesi che si occupano di Ia e da altre persone che hanno riflettuto sulle implicazioni di questi sviluppi”.

A lavorare a questo incontro dovrebbe essere anche l’Italia. L’anno prossimo, il nostro Paese guiderà la presidenza del prossimo G7, dove l’Ia sarà uno dei temi attorno a cui ruoteranno molte discussioni. “Probabilmente non ci rendiamo conto dei rischi che stiamo correndo”, aveva dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, proprio dopo aver incontrato Kissinger durante la sua visita Oltreoceano, ospite del presidente Biden. Per la presidente del Consiglio si tratta di una questione primaria, perché ne vale del destino dell’uomo e, per tale ragione, ha promesso che manterrà l’argomento in cima alla sua agenda. L’obiettivo è quello di comprendere dove “questo mondo ci sta portando” e, se necessario, bisogna mettere mano “governando il sistema” e istituendo dei paletti. Senza l’assenso comune di Stati Uniti e Cina, però, tutto questo sarà impossibile.



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