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Verso il 2030, tra sfide ibride e Cina. Il futuro della Nato

La presentazione del volume “La Nato verso il 2030. Continuità e discontinuità nelle relazioni transatlantiche dopo il nuovo concetto strategico” dà spunto ad un dibattito sugli scenari futuri per l’Alleanza Atlantica

A quali sfide si deve preparare l’Alleanza Atlantica nel futuro? E come ci si sta preparando? Rispondere a queste domande è stato l’obiettivo dell’evento organizzato dal Centro Studi Americani in collaborazione con Geopolitica.info, dal titolo “La Nato e i suoi rivali. Potenze revisioniste, minacce asimmetriche, eterogeneità strategica”, a cui ha partecipato un panel di esperti provenienti non solo dall’accademia, ma anche dal mondo diplomatico e delle organizzazioni internazionali.

La discussione ha evidenziato come l’Alleanza Atlantica abbia già iniziato a riadattarsi all’emergere delle nuove sfide del sistema internazionale, almeno sin dalla pubblicazione del Concetto Strategico 2022. Questo documento, promulgato nell’estate del 2022 ma sviluppato concettualmente già nell’anno precedente (prima ancora dell’invasione su larga scala dell’Ucraina), segna un forte distacco rispetto alla precedente edizione risalente al 2010. In quest’ultima infatti si delineava una situazione positiva, con un’architettura di sicurezza stabile ed un alto grado di prevedibilità, un basso rischio di guerra convenzionale e una volontà di costruire una partnership strategica con la Federazione Russa.

L’edizione del 2022 denota invece maggiori instabilità e insicurezza, assieme alla crescita di una competizione strategica che “con vari paesi che cercano di riscrivere le regole del sistema internazionale e di indebolire la nostra sicurezza attraverso tattiche ibride”, come afferma la direttrice dell’unità di Policy Plannng dell’ufficio del Segretario Generale dell’Alleanza Benedetta Berti, sottolineando che questo cambio di approccio sia già iniziato dal 2014.

Oltre all’inclusione delle sfide ibride, un’altra grande novità del Concetto Strategico del 2022 è la menzione della Repubblica Popolare Cinese, la cui posizione viene però esplicitamente distinta da quella della Russia: quest’ultima viene infatti considerata come un avversario militare, mentre la Cina è descritta come un “competitor strategico” capace di influenzare la sicurezza euroatlantica senza ricorrere al proprio strumento militare. Questa inclusione, rimarca il direttore di Aspenia Online Roberto Menotti, dimostra come l’Alleanza Atlantica abbia allargato la sua visione, rimanendo un’alleanza regionale, ma allo stesso tempo acquisendo un mindset globale.

Tutto rimanendo comunque impegnata nei suoi task principali di deterrenza e difesa, magari anche allargata a Pechino. Gli Usa vogliono infatti che la Nato contrasti Pechino nei settori spaziale e cibernetico, nelle infrastrutture critiche, e con i partenariati strategici nell’Indo-Pacifico, anziché addentrarsi in missioni di crisis management, stabilisation and prevention.

Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha riportato la postura militare della Nato verso la difesa collettiva, come sottolineato dal responsabile del programma “Difesa” dell’Istituto Affari Internazionali Alessandro Marrone, in termini di sviluppo capacitivo, requisiti militari e dispiegamenti sul fianco est. E secondo il ricercatore dello Iai, sarebbe sbagliato per l’Italia investire il proprio capitale politico-militare nel tentativo di modificare questo trend. Capitalizzandolo piuttosto per ottenere una posizione apicale nella struttura dell’Alleanza Atlantica, come il ruolo di Segretario Generale, o di Vice-Segretario.

Guardando al 2030, conclude Gabriele Natalizia, docente di scienza politica presso l’Università La Sapienza di Roma e coautore (insieme a Lorenzo Termine, moderatore dell’evento) del volume “La Nato verso il 2030. Continuità e discontinuità nelle relazioni transatlantiche dopo il nuovo concetto strategico”, l’Alleanza Atlantica deve riuscire ad adattarsi al nuovo contesto storico che stiamo vivendo e a compattarsi di fronte ai nemici comuni, nel segno degli interessi condivisi che sono alla base dell’Alleanza stessa.

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