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Banche italiane solide, attenzione alle più piccole. Visco si congeda da Bankitalia

A meno di due settimane dal passaggio di consegne con Fabio Panetta, il governatore uscente di Bankitalia ha incontrato i banchieri dell’Abi, lanciando un messaggio tra bilanci e prospettive. Il sistema del credito ha sviluppato buone difese, ma bisogna accantonare capitale per proteggersi dalle future crisi. E le tensioni geopolitiche sono il vero problema dei giorni nostri

Dodici anni non sono pochi e di cose Ignazio Visco ne ha viste. Tra poco meno di due settimane il governatore di Bankitalia lascerà il testimone al suo successore, Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, la cui casella verrà a sua volta colmata da Luigi Cipollone, attuale vice direttore generale di Palazzo Koch. Anche e non solo per questo c’era una certa attesa per il discorso di Visco dinnanzi ai banchieri dell’Abi, accorsi a Palazzo Altieri per ascoltare l’ultimo intervento del governatore. Era il novembre del 2011 quando l’economista e banchiere di Napoli prese il posto di Mario Draghi al timone di Via Nazionale. Visco salì sullo scranno più alto (era stato in precedenza braccio destro di Fabrizio Saccomanni, allora direttore generale di Bankitalia, scomparso nel 2019), Draghi qualche mese dopo prese la guida della Bce.

Da quella data, Visco ha affrontato alcune delle fasi più delicate dell’economia italiane e dello stesso sistema bancario nazionale. La drammatica crisi del debito sovrano, esplosa proprio nei giorni dell’insediamento di Visco, la caduta del governo Berlusconi, il collasso del Monte dei Paschi di Siena sotto i colpi dei derivati e dell’acquisto dell’Antonveneta e la successiva nazionalizzazione, il fallimento delle quattro banche popolari (Etruria, Carife, Banca Marche, Carichieti), e poi il disastro dei due istituti veneti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il dramma dei risparmiatori e degli obbligazionisti. E poi la pandemia, l’inflazione, la guerra e il ritorno del costo del denaro sopra lo zero.

Ora è tempo di tirare le somme e provare a dare un messaggio per il futuro. Non solo al governatore che verrà, ma anche al governo e, ovviamente, ai banchieri. Tanto per cominciare, una presa di coscienza sulla eccezionale difficoltà del momento, con l’incendio in Medio Oriente appena divampato e il conflitto in Ucraina ancora in fase di stallo. “Viviamo in un momento tragico, con rischi straordinari”, ma per fortuna “gli indicatori di bilancio delle banche si collocano su livelli soddisfacenti”, ha ammesso il governatore. “Non è prevedibile un ritorno al rischio che abbiamo corso una decina di anni fa, ma bisogna fare attenzione, fare riserve e accantonamenti”. Un chiaro riferimento alle sofferenze: con l’aumento dei tassi, rimborsare i prestiti diventa più difficile e oneroso e il rischio di svalutazioni (quindi perdite) nei bilanci è alto.

E chi rischia sono gli istituti con le spalle meno larghe. “Bisogna fare attenzione, fare accantonamenti e vi sono ancora in varie parti del settore bancario situazioni di debolezza e vulnerabilità, in particolare nelle banche meno significative, su cui noi lavoriamo con attenzione e di cui discutiamo con le autorità di governo”. Impossibile non fare un paragone tra l’attuale crisi e quella del 2008, quando esplose Lehman Brothers. La situazione “che abbiamo oggi di fronte nel comparto bancario italiano, rispetto alla crisi del 2008 seguita dalla crisi dei debiti nell’area euro è molto diversa: le condizioni del sistema bancario sono molto migliori di un decennio fa, la risposta delle banche alla pandemia è stata molto positiva, sicuramente anche per il sostegno pubblico ma non è mai mancato il credito. Non abbiamo risentito in particolare delle tensioni connesse con i dissesti gravi, non solo delle lontane Americhe, ma anche della vicina Svizzera”.

E il futuro? Il governatore uscente non ha potuto negare come le attuali crisi geopolitiche siano un’ipoteca sullo sviluppo e la crescita, soprattutto in Italia. “Vedo un futuro non facile per il nostro Paese, forse per tutti quelli che fanno parte della Ue e forse del mondo dei paesi industrializzati. Non ci sono solo i rischi sul clima e dalla tecnologia, ma anche quelli della geopolitica, su cui bisogna lavorare insieme”. Immediata la sponda dei banchieri (presente, tra gli altri, il presidente di Intesa San Paolo, Gianmaria Gros-Pietro). “Il governatore uscente della Banca d’Italia “è stato ed è il nostro punto di riferimento giuridico, e certamente lo rimarrà viste le sue grandissime risorse intellettuali”, ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. “L’interlocuzione con istituzioni sane e indipendenti è fondamentale e Visco resterà un autorevolissimo punto di riferimento”.


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