Il magistrato, esperto di antiterrorismo e fra i primi a indagare su Al Qaeda 25 anni fa a Milano, oggi sostituto procuratore a Bologna: “Serve trovare la definizione più tassativa possibile, visto che si parla di condotte penalmente rivelanti”. Per favorire il rapporto pubblico-privato è “necessario” superare i pregiudizi verso l’intelligence
Quando si interviene sulle leggi che regolano le garanzie funzionali degli operatori dell’intelligence “serve trovare la definizione più tassativa possibile, visto che si parla di condotte penalmente rivelanti”. A dirlo a Formiche.net è il magistrato Stefano Dambruoso, esperto di antiterrorismo, fra i primi a indagare su Al Qaeda 25 anni fa a Milano e oggi sostituto procuratore a Bologna.
“Ciò è fondamentale anche per gli operatori della sicurezza, che lavorano con una sufficiente serenità ma che andrebbe rafforzata”. Ma soprattutto, e in generale, continua Dambruoso, “c’è un pregiudizio che deve essere superato per forza: quello della facile inclinazione alla deviazione dei servizi segreti. Al netto di esperienze che li hanno delegittimati moltissimo in passato, parliamo di operatori che lavorano per sicurezza del Paese e sono gestiti da professionisti molto apprezzati”. Si tratta di un aspetto fondamentale per costruire un rapporto “di fiducia assoluta” tra pubblico e privato, aggiunge: “Per rispondere alla preoccupazione in merito alla possibile invasività del controllo telematico è necessario trovare il giusto bilanciamento tra l’interesse nazionale e quello delle aziende private e partecipate partendo dai presupposti di fiducia verso le istituzioni senza alcuna forma di pregiudizio verso i servizi d’intelligence”.
LE NORME NEL DDL SICUREZZA
Gli infiltrati dell’intelligence o le loro fonti al vertice di organizzazioni terroristiche saranno coperti da garanzie funzionali, cioè non saranno punibili per i reati che commettono. Inoltre, i funzionari dell’intelligence potranno deporre “in ogni stato e grado del procedimento” utilizzando generalità di copertura, quando è necessario mantenerne segreta la reale identità, e fare colloqui con detenuti per acquisire informazioni per la prevenzione di delitti con finalità terroristica di matrice internazionale (su autorizzazione del procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, quando sussistono “specifici e concreti elementi informativi che rendono assolutamente indispensabile l’attività di prevenzione”). Sono le misure contenute in un articolo del ddl Sicurezza dal titolo “Disposizioni per il potenziamento dell’attività informativa” approvato durante il Consiglio dei ministri di giovedì scorso.
L’ESTENSIONE DELLE GARANZIE FUNZIONALI
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, ha informato il Copasir prima della riunione di governo, come avviene solitamente quando si interviene sull’ordinamento del comparto. Nell’articolo sono state inserite misure che vengono incontro alle esigenze operative dell’intelligence, specie in un periodo di elevate tensioni e minacce come quello attuale. In alcuni casi si tratta di rendere permanenti norme che venivano prorogate di anno in anno. Con la legge vigente le garanzie funzionali tutelano solo il “mero partecipe” assunto dall’operatore dell’intelligence infiltrato in un gruppo terroristico. L’esperienza maturata, tuttavia, si legge nella relazione illustrativa del provvedimento, ha evidenziato che alcune informazioni operative, come per esempio la pianificazione di un attentato, possono essere acquisite solo da esponenti di vertice del gruppo terroristico. Se fonti dei servizi o dipendenti “prossimi a ricoprire incarichi dirigenziali o organizzativi” vengono ‘bruciati’, viene impoverita l’azione di intelligence proprio dove più sarebbe in grado di cogliere, per tempo, informazioni fondamentali riguardo l’organizzazione infiltrata, come ha riportato l’Ansa. Per ovviare a ciò, viene esteso l’ambito di applicazione delle garanzie funzionali anche a chi dirige e organizza il gruppo terroristico.
LA COLLABORAZIONE PUBBLICO-PRIVATO
Nel disegno di legge c’è anche una norma che è un problema ormai classico per l’intelligence: la collaborazione tra pubblico e privato. Un comma, infatti, prevede che Pubblica amministrazione, le società partecipate e a controllo pubblico e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare alle agenzie “la collaborazione e l’assistenza richiesta, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale”. Le agenzie di intelligence possono stipulare convenzioni con queste società e soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione dei termini della collaborazione. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni agli organismi di intelligence “anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”. Infine, si prevede che per prevenire” ogni forma di aggressione terroristica di matrice internazionale” anche i servizi possano richiedere all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia informazioni ed analisi finanziarie connesse al terrorismo. Attualmente possono farlo solo il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia.
LE PAROLE DI GUERINI (COPASIR)
Trattandosi di un disegno di legge, ha dichiarato Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, a Repubblica, “ci sarà tutto il modo e il tempo per un esame approfondito che, per la natura dei temi trattati, deve essere necessariamente condiviso in Parlamento tra maggioranza ed opposizione; sensibilità, quelle della natura bipartisan in materia di intelligence, che tra l’altro il sottosegretario Mantovano ha sempre correttamente affermato”. Non è chiaro, ha continuato il deputato del Partito democratico, “è il perché questo pacchetto, che in alcuni aspetti presenta degli aspetti molto poco chiari, sia stato inserito all’interno di un ddl che in realtà si occupa di altro e non si sia pensato a un iter autonomo e a inserirlo all’interno del dibattito sulla riforma dei servizi che sembra a breve possa cominciare”.
LE OPERAZIONI SOTTO COPERTURA
La scorsa legislatura si era chiuso con l’approvazione dell’emendamento sul superbonus al decreto-legge Aiuti bis che prevede, che l’Aise possa “impiegare proprio personale” al fine di “attività di ricerca informativa e operazioni all’estero”. Ovvero, le operazioni sotto copertura.