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Sul cuneo fiscale non è finita qui, e anche sulle tasse. Parla Lucia Albano (Mef)

Tra guerra e inflazione, la finanziaria non è nata sotto una buona stella, ma la compattezza e la volontà della maggioranza hanno portato i loro frutti. Abbiamo intenzione di tagliare il costo del lavoro anche nel 2025, il concordato preventivo con l’Agenzia delle Entrate è una grande conquista. Il giudizio dell’Europa? Non c’è motivo di essere preoccupati. Conversazione con Lucia Albano, sottosegretaria del ministero dell’Economia e delle finanze

Inflazione e guerra hanno spuntato le armi della manovra, vale per l’Italia come per ogni legge di bilancio in Europa. Ma la calma ostentata dai mercati all’indomani dell’approvazione della Nadef e della stessa finanziaria è una netta dimostrazione della solidità dell’impianto di fondo e di una manovra tutto sommato credibile.

E lo stesso vale per Standard&Poor’s, che non ha cambiato di una virgola il suo giudizio sull’Italia. Se dunque tre indizi fanno una prova, manca poco: venerdì è atteso il giudizio di Fitch, il 21 novembre dell’Europa. Ma non c’è da stare troppo preoccupati, dice a Formiche.net la sottosegretaria all’Economia in quota Fratelli d’Italia, Lucia Albano, ospite domani dell’evento La collaborazione pubblico-privata a supporto del Pnrr, organizzato da questa testata. E il motivo è presto spiegato.

MANOVRA REALE PER BISOGNI VERI

Il punto di partenza è proprio la percezione della manovra, da molti accusata di essere troppo basica e imperniata sul taglio al costo del lavoro, da altri invece lodata per aver seguito la filosofia del poco ma buono. “La manovra finanziaria per l’anno 2024 nasce in un contesto economico delicato, influenzato negativamente dalla spinta dell’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dall’incertezza globale causata dal conflitto russo-ucraino e dalla recente crisi in medio-oriente”, mette subito in chiaro Albano. Ma “la grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza ha consentito di varare una manovra finanziaria improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici che, nonostante il contesto difficile, riesce a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso, a sostenere le famiglie e i lavoratori”.

L’ORIZZONTE DEL CUNEO FISCALE

Andando in profondità, non è possibile non toccare la misura bandiera del governo Meloni, il taglio del cuneo fiscale, reso strutturale per tutto il 2024 grazie a un deficit del 4,3% per l’anno prossimo. Ed è lecito chiedersi se si potrà anche andare oltre. “Abbiamo sempre ribadito la volontà di rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale, è nel nostro programma di governo. Al momento lo abbiamo previsto per tutto il 2024 ma contiamo di confermare la misura anche i prossimi anni”, spiega la deputata e sottosegretario. Messaggio chiaro.

ALLA RICERCA DI UN NUOVO FISCO

Rimanendo nel campo del fisco, una delle direttrici su cui si sta muovendo l’esecutivo è il miglioramento del rapporto tra amministrazione e contribuente. Una battaglia che ha sempre visto Albano in prima linea. “Questo governo ha approvato una riforma fiscale che l’Italia attendeva dagli anni 70 ed era quantomai necessaria. Nel magazzino fiscale sono presenti oltre 1.150 miliardi di cartelle, di cui oltre la metà non esigibili: è segno che qualcosa non ha funzionato nel sistema di riscossione che abbiamo conosciuto finora”.

“Per questo, la riforma fiscale del governo Meloni intende rivoluzionare il rapporto tra fisco e contribuente, basandolo sulla leale collaborazione. Sono stati già approvati i primi cinque decreti attuativi della riforma fiscale; il più recente, varato nel Consiglio dei ministri del 3 novembre, introduce, tra l’altro, il concordato preventivo biennale. Una misura destinata alle piccole e media imprese che consentirà ai contribuenti di accordarsi in anticipo per due anni sui propri redditi con il fisco, diminuendo così il contenzioso”.

ASPETTANDO L’EUROPA

Ora non resta che attendere il verdetto dell’Europa. Bruxelles ha digerito solo in parte il disavanzo programmatico per il 2024, perché non ne ha intravisto dietro una credibile traiettoria discendente del debito. Di contro, i mercati hanno parlato e non è poca cosa visto che dal loro umore dipende la tenuta dello stesso debito italiano. “I segnali sono positivi: l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha confermato il rating sull’Italia a BBB, mantenendo invariato anche il giudizio sulle prospettive del Paese, l’occupazione sale e lo spread scende. Aspettiamo il giudizio, ma sono convinta che anche a Bruxelles apprezzeranno l’impianto serio, prudente e responsabile della manovra”, conclude Albano.



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