Nel periodo di transizione post-Prigozhin, la compagnia di sicurezza privata sta attraversando un periodo di instabilità. E le potenze occidentali sfruttano questo momento per cercare di ridurne l’influenza in teatri importanti. E Bangui è uno di questi
Tanto il tentativo di colpo di Stato del giugno di quest’anno, quanto il decesso del leader Yevgeny Prigozhin esattamente due mesi dopo, avevano fatto sorgere un punto interrogativo sull’andamento delle operazioni del gruppo Wagner nei suoi vari teatri d’impiego. Ma già nel settembre di quest’anno il Cremlino si era mosso per rafforzare la sua presa sulla Private Military Company, intervenendo nella nomina della nuova leadership e avviando un processo di integrazione dei suoi membri all’interno della struttura di Rosgvardia. L’interesse del regime guidato da Vladimir Putin era quello di “eliminare possibili fonti di rischio” interne all’Orchestra, mantenendo però la sua operatività e i vantaggi ad essa connessi. Ma all’interno di una simile dinamica, qualche smottamento risulta inevitabile.
A partire dalla Repubblica Centrafricana, uno dei teatri di maggiore attività per la Wagner. Presente nel Paese sin dal 2018 con il compito di proteggere importanti siti minerari, fornire sostegno al governo e proteggere il presidente Faustin-Archange Touadéra, la penetrazione della Wagner è così profonda da ritenere quasi impensabile uno sganciamento di Bangui. Eppure, come riporta il New York Times, la leadership del Paese si è impegnata in alcune discussioni con potenze occidentali. Touaderà ha avuto un colloquio con il francese Emmanuel Macron, incentrato principalmente sul rinnovo della cooperazione tra la Francia e la sua ex-colonia, nel tentativo di superare la decennale fase di crisi nei rapporti tra i due Stati, culminato nel ritiro del contingente militare francese nel 2022.
Allo stesso tempo, alcuni funzionari del governo cella Repubblica Centrafricana hanno affermato che il governo statunitense avrebbe offerto a Bangui assistenza nell’ambito della sicurezza. Ma a condizione di rimpiazzare completamente il gruppo Wagner. Rappresentanti della società di sicurezza privata americana Bancroft avrebbero incontrato funzionari centrafricani nella capitale del Paese. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Touadéra, Fidèle Gouandjika, ha dichiarato che la sua amministrazione ha tempo fino al mese prossimo per comunicare ai funzionari statunitensi se è disposta a collaborare con loro. Commentando la questione, un portavoce del dipartimento di Stato di Washington ha detto che gli Stati Uniti si stiano impegnando per incoraggiare il governo della Repubblica Centrafricana a “rendersi indipendenti dal Gruppo Wagner”.
Un processo che potrebbe però essere alquanto difficile. La Pmc moscovita ha sfruttato gli ultimi anni per integrarsi nel tessuto socio-securitario del Paese africano. Al momento sono presenti in loco circa mille uomini della Wagner, che controllano la più grande miniera d’oro della Repubblica Centrafricana, scortano Touadéra nei suoi spostamenti nel Paese, e forniscono addestramento militare alle reclute locali. E mentre i vertici locali del gruppo frequentano gli stessi contesti sociali dei diplomatici occidentali e dei funzionari delle Nazioni Unite, l’emittente radiofonica Radio Lengo Songo finanziata dalla Pmc diffonde propaganda pro-Wagner.
“L’Occidente vuole che ci liberiamo dei Wagneriti, ma senza di loro avremo problemi entro quarantotto ore. Che lo si voglia o meno, sono loro a tenere al sicuro l’entroterra” commenta al riguardo Robert Ngoki, presidente della Camera di Commercio del Paese. Mentre Sergei Eledinov, ufficiale russo in pensione e analista indipendente sulle questioni di sicurezza in Africa, usa toni più tranchant: “Touadéra è come un disabile che cammina con un bastone, e quel bastone è Wagner”.
Ma non tutte lo voci sono d’accordo con questa narrazione. Un funzionario del governo centrafricano, in condizioni di anonimato, ha ammesso al Nyt che la Wagner “ha venduto [a Bangui ndr] una partnership vantaggiosa per tutti, ma questa relazione non ha dato affatto così tanto”.
Una visione, quella della Wagner, che divide anche la società civile della Repubblica Centrafricana. Se una parte di essa è convinta che i Wagneriti abbiano trasformato i soldati locali in un esercito professionale, abbiano salvato Bangui dai ribelli e portato l’ordine nelle regioni più lontane del Paese, un’altra parte denuncia i comportamenti dei membri della Wagner, che si estendono dall’appropriazione indebita a torture, uccisioni indiscriminate e violenze sessuali.
Ma la presenza della Pmc nel Paese è troppo importante per il Cremlino, che negli anni ha sfruttato questa realtà in modo crescente per espandere la sua presenza militare all’estero, facendole guadagnare un preziosissimo know-how. “La Russia non sa come fare affari in Africa. Wagner sì”, rimarca Eledinov. Difficile quindi credere che Mosca starà a guardare, mentre l’Occidente tenta di estromettere il suo strumento politico-militare dalla Repubblica Centrafricana.