L’incontro tra Biden e Xi sarà caricato di significati da entrambi le parti, e potrebbe riaprire le comunicazioni militari (in ottica strategica?). Per Fasulo (Ispi), i due Paesi stanno cercando di definire le regole di ingaggio di questa competizione, consapevoli che ormai la competizione c’è. Di essa fa parte la messa in sicurezza della sfera economica, e per questo “ogni Paese cercherà di rendersi il più possibile indipendente e di aumentare il vantaggio tecnologico sull’altro”
La Casa Bianca ha confermato ufficialmente che il presidente Joe Biden incontrerà il suo omologo Xi Jinping, segretario del Partito Comunista Cinese, a San Francisco, mercoledì 15 novembre, in un faccia a faccia che si svolgerà a latere del summit della Asia Pacific Economic Cooperation (Apec).
La Cina ha annunciato che Xi sarà negli Stati Uniti, dal 14 al 17, su invito di Biden e per partecipare all’incontro dell’Apec, ma soprattutto la nota del governo di Pechino sottolinea che il leader prenderà parte al “China-US Summit”. Nel linguaggio diplomatico le parole contano, nella semantica ultra protocollare cinese ancora di più, e l’uso della definizione “Summit” è significativo rispetto agli interessi di Pechino.
Le tensioni su Taiwan e altre questioni critiche aggiungono significato a questo incontro, in cui i leader sottolineeranno l’importanza di una comunicazione aperta su diverse questioni regionali e globali. Le discussioni riguarderanno la gestione responsabile della concorrenza e la promozione della collaborazione su interessi comuni, in particolare per affrontare le sfide transnazionali che interessano la comunità internazionale.
Tutto pronto a San Francisco
In questo contesto, la San Francisco Bay Area, centro propulsivo delle capacità tecnologiche statunitense (oggetto della competizione tra potenze con la Cina), si prepara alla prevista presenza di migliaia di manifestanti durante il vertice e la Cina fa già soft power. Sui social network è stata lanciata “un’operazione simpatia strategica” attorno al leader, con la condivisione di una sua foto fatta circolare in queste ore sui social, che lo ritrae quando guidò una delegazione di imprenditori del settore agricolo negli Stati Uniti. Era il 1985, il viaggio a San Francisco di Xi era quasi per svago mentre gli affari in piedi erano in Iowa.
Il richiamo fa parte di una narrazione a doppio binario: la visita americana di 38 anni fa viene spesso evocata dalla propaganda del leader per raccontare quanto Xi sia aperto al dialogo con gli americani; parallelamente, la scorsa settimana, Xie Feng, l’ambasciatore americano in Cina (che per ruolo è spesso chiamato a essere dialogante e aperto con le comunità imprenditoriali locali), ha visitato la Sino-US Friendship House di Muscatine, proprio in Iowa, dove sono stati chiusi alcuni affari per l’export in Cina di prodotti agricoli americani. Per comprendere quanto i cinesi diano peso a simboli e narrazioni, ad accogliere l’ambasciatore è stato chiamato Luca Berrone, corrispondente consolare italiano nello Stato americano, che si era occupato ai tempi di fare da guida a Xi e alla sua delegazione.
I preparativi e i potenziali successi
Il summit tra Biden e Xi è stato preceduto da un’ampia serie di incontri bilaterali, con funzionari di alto livello governativo cinesi e statunitensi che hanno viaggiato per mesi tra Washington e Pechino. Solo nell’ultima settimana, Xie Zhenhua e John Kerry, i Climate Czar dei due Paesi si sono visti in California, dove si sono incontrati anche la segreteria al Tesoro Janet Yellen e il vice premier (con delega all’economia) He Lifeng, mentre a Washington l’assistente del segretario di Stato per il controllo degli armamenti Mallory Stewart, il suo omologo cinese Sun Xiaobo hanno parlato di responsabilità nucleare delle potenze.
Secondo alcune informazioni circolate sui media americani, i due leader annunceranno il ripristino delle comunicazioni militari durante il loro incontro. Sarebbe un passaggio di primaria importanza, soprattutto per gli Stati Uniti, che ribadiscono la necessità di tenere attiva la linea di comunicazione militare per evitare incidenti su ambienti delicati come il Mar Cinese – Pechino invece ha finora preferito approfondire il dialogo sul fronte economico. Il punto è comprendere in futuro se si tratta di prendere misure significative per ridurre il rischio di incidenti o di discutere i modi per preservare la stabilità strategica.
Ripartire dal G20 di Bali
L’incontro tra Biden e Xi riprende il discorso interrotto dopo il summit di Bali al G20 del 2022, spiega Filippo Fasulo co-head del Geoeconomics Center dell’Ispi ed esperto di politica internazionale cinese. “Preceduto da intense negoziazioni tra i funzionari dei due Paesi, l’obiettivo sarà quello di trovare un equilibrio nella competizione tra Usa e Cina. Vuol dire che non si torna indietro rispetto alla competizione tra grandi potenze che è oggi strutturale, ma che si vuol trovare un modus vivendi che non costi troppo”. Per Fasulo, per inquadrare la situazione si può rubare il titolo di un saggio pubblicato su Foreign Affairs nel 2019 da Kurt Campbell (neo vice del segretario di Stato Antony Blinken) e Jake Sullivan (National Security Advisor in carica): “Competition Without Catastrophe: How American Can Both Challenge and Coexist With China”.
Secondo l’esperto dell’Ispi, la competizione è destinata a procedere perché ha valore strategico per entrambi i Paesi, ma gli incontri tra leader garantiscono guardrails di massimo livello per evitare di entrare in una reale di scontro. “Più che per evitare la guerra fredda, è per evitare che diventi calda. Entrambi i Paesi sono consapevoli che ormai la competizione c’è, non verrà cancellata in fretta e dunque bisogna trovare un modo per conviverci. Devono praticamente definire qualcosa come le regole di ingaggio. Ormai l’economic security c’è, in ogni caso ogni Paese cercherà di rendersi il più possibile indipendente e di aumentare il vantaggio tecnologico sull’altro”