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Carri, corazzati e difesa aerea. Perché Ercolani promuove il Dpp

Nel corso della sua audizione davanti alla commissione Difesa della Camera nell’ambito delle analisi sul Documento programmatico pluriennale della Difesa, Alessandro Ercolani, ad di Rheinmetall Italia, ha promosso il testo, esprimendo soddisfazione per il focus sul settore terrestre, che necessita di aggiornare le tecnologie dei propri assetti. Centrali saranno le collaboraizoni internazionali, con un focus su carri armati, corazzati e difesa aerea

La componente militare terrestre è quella in cui l’Italia appare maggiormente indietro, ed è per questo che l’inversione di tendenza inserita nell’ultimo Documento programmatico pluriennale della Difesa è una notizia positiva, soprattutto per quanto riguarda i programmi di prossimo avvio, capaci di generare un impatto positivo sia a livello capacitivo che economico. Questo il cuore dell’intervento di Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia, ascoltato dalla commissione Difesa della Camera dei deputati nell’ambito delle audizioni relative al Dpp. “La nostra analisi del documento è positiva, dal momento che traguarda esigenze, bilancia in modo lungimirante il contributo tra programmi correnti e di nuovo avvio, e inquadra l’indirizzo politico di voler rendere l’Italia protagonista nel contesto delle alleanze”. Nel dettaglio, il Dpp “va a compensare quello che è un deficit capacitivo italiano sulla parte terrestre, causato non da carenze di personale o di qualifica, ma da tecnologie degli assetti datati e che vanno rinnovati” ha sottolineato Ercolani, che ha anche aggiunto come, per questo, “il dialogo tra industria e istituzioni è fondamentale”.

Un nuovo contesto

Come registrato dal manager, “un piano non è mai giusto o sbagliato, ma deve essere letto in relazione al contesto nel quale viene presentato”, e il contesto attuale è molto cambiato, deteriorato rispetto agli anni scorsi a causa dei cambiamenti geopolitici in atto. Anche dal punto di vista tecnologico, ha detto Ercolani, è in atto un cambiamento “che impatta gli aspetti tecnologici, visto il recente impiego di tecnologie ibride sui campi di battaglia, per esempio i droni o i satelliti civili, Starlink”. Addirittura, ha segnalato l’amministratore delegato, “la produzione di approvvigionamento delle filiere russe si basa sull’uso dei microchip che vengono dagli elettrodomestici”. Per il comparto industriale, questo significa che c’è una ibridazione civile militare, un vero e proprio cambio di paradigma: “Oggi – ha proseguito Ercolani – c’è la richiesta di tecnologie che siano combat proven; sono finiti i tempi della tanta teoria e tante riflessioni, servono tecnologie pronte per essere usate sul campo di battaglia”.

L’importanza della produzione

Questi elementi chiamano in causa l’aspetto cruciale dei tempi di produzione. “Il mondo della difesa italiano era abituato a ragionare su tempi di consegna di 24 o 54 mesi, rispettivamente per equipaggiamenti di media o elevata complessità”, ha detto Ercolani, aggiungendo come oggi questi tempi siano impensabili: “Per i tempo di consegna oggi si parla di uno o due anni, e questo ha un grande impatto sull’industria, e il Dpp ne prende atto”. Una delle lezioni arrivate dalla guerra in Ucraina è invece l’importanza della produzione: “Prima della guerra – ha spiegato Ercolani – gli Stati Uniti producevano 250mila colpi di artiglieria l’anno, l’Europa 300mila”, per la sua difesa, invece, Kiev “ne richiede due milioni l’anno”. Sforzi sono stati fatti, in particolare con i fondi europei dell’Edf per incentivare la produzione di munizioni. “Il Dpp rafforza la produzione italiana di alcune munizioni, essenziali e vitali per il mantenimento operativo degli assetti”.

Il ruolo del terrestre

Altra lezione della guerra ucraina, ha registrato ancora l’ad, è l’importanza della guerra terrestre: “La dottrina recente si concentrava maggiormente sulla superiorità navale e aerea, meno su quella terrestre; ora si passa a una superiorità veramente sul campo di battaglia, fatta di veicoli terrestri”. Il Dpp in questo senso è molto attento, dal momento che dei circa novanta miliardi messi a disposizione dal documento, di cui cinque dedicati ai progetti di previsto avvio, il 91% dei quali dedicato alla componente Esercito: “È un grande cambio, perché l’Italia negli anni precedenti ha investito molto nel settore navale e nell’ammodernamento dell’Aeronautica”. Se si guarda agli investimenti operanti complessivi per programmi in corso o nuovi (dodici miliardi) ben il 35% è dedicato a progetti nuovi, “un conto è mantenere le flotte esistenti, ma bisogna guardare alle nuove esigenze, e in questo l’Esercito ha un ruolo importante” anche perché “gli assetti terrestri saranno sempre più importanti per mantenere la leadership sui campi di battaglia”.

I programmi del Dpp

In particolare, sono due i programmi per la dimensione terrestre sottolineati da Ercolani presenti del Dpp, quello per il carro armato da battaglia Mbt, e in particolare del Leopard che, come ha spiegato il manager “da dichiarazioni fatte dagli organi competenti” è quello “che oggi incontra i requisiti operativi dell’Italia”, e quello per i veicoli da combattimento per la fanteria Aics (Armored infantry combat system), che dovranno sostituire “un equipaggiamento datato, di oltre quarant’anni, cioè il Dardo, con unità di fanteria corazzata di nuova generazione”. Tutto questo, ha sottolineato Ercolani, “sempre valorizzando le tecnologie, il comparto e i territori italiani in una cornice europea, dentro la volontà italiana di assumere e mantenere un ruolo di leader nelle alleanze Ue e Nato”. In totale, ha registrato ancora il manager, l’insieme dei due programmi vale circa dieci miliardi di euro “e si prefigura come una vera e propria legge terrestre, che permette all’Italia di raggiungere lo stesso livello che ha oggi sul marittimo e sull’aereo anche per il terrestre”. Un altro elemento importante è l’attenzione rivolta alla difesa aerea, contro i droni e i missili, i cui sistemi sono gli unici “in grado di proteggere cittadini, città e assetti strategici”. Non è un caso che “la percentuale di spesa ucraina per gli armamenti sia al 60% per le munizioni e il 25/30% nella difesa aerea”, e il Dpp ha tra i suoi elementi più importanti proprio il rafforzamento dei sistemi contraerei.


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