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Evergrande colpisce ancora. E mette in fuga i correntisti

Non bastava l’esodo di capitali della scorsa estate, ora anche le banche del Dragone debbono preoccuparsi di evitare un fuggi-fuggi dei risparmiatori, terrorizzati dai prestiti concessi dagli istituti agli ormai ex colossi caduti in disgrazia

Fosse stato solo per gli investitori, sarebbe stato poco male. Ma quando a fare fagotto sono i correntisti, chi cioè mette i propri soldi nelle banche, allora la questione si fa seria. Lo si è visto negli Stati Uniti cosa succede quando il virus della sfiducia colpisce i risparmiatori, il caso della Silicon Valley Bank è lì a dimostrarlo. Ora succede anche in Cina Paese dove, come raccontato da Formiche.net, la sensazione che l’economia possa tornare scattante come una volta si affievolisce ogni giorno di più. La prova è come sempre nei numeri, quelli che raccontano del grande esodo tardo-estivo dei capitali fuoriusciti dal Dragone.

E così, mentre Usa e Cina tentano la distensione, via Forum Apec a San Francisco, ecco l’ennesima scampanellata di allarme. Le azioni delle banche cinesi languono e si attestano ormai su valutazioni quasi ai minimi storici, sull’onda di un rischio, ormai percepito, di una recessione economica in Cina. E c’è un episodio che può riassumere l’attuale stato d’animo dei risparmiatori cinesi, ancora scottati dalla crisi di liquidità di molte banche locali, che ha innescato nel 2022 una vera e propria protesta del mutuo.

A metà ottobre, folle di clienti si sono riversati presso le filiali della Bank of Cangzhou, un istituto di credito regionale che serve l’omonima città nella provincia di Hebei, chiedendo di ritirare i loro depositi. A scatenare il tumulto, racconta il Nikkei, è stato un post sui social media che elencava le banche che hanno concesso prestiti all’ex gigante del mattone Evergrande, simbolo della grande crisi finanziaria cinese. Il fatto che l’istituto di Cangzhou fosse indicato come prestatore di 3,4 miliardi di yuan (466 milioni di dollari) a Evergrande, è bastato a scatenare il panico. Evergrande, infatti, è insolvente da anni. E se non è capace di rimborsare il prestito (il gruppo, tanto per dirne una, ha smesso di emettere bond perché il mercato non ne sottoscriveva più), la banca rischia la crisi.

Lo stesso istituto ha cercato di calmare i depositanti con una dichiarazione in cui afferma che i suoi prestiti a Evergrande ammontavano a soli 346 milioni di yuan al 6 ottobre. Ma non è bastato. Attenzione, non si tratta di un caso isolato. I risparmiatori devono guardarsi le spalle anche dalla China Minsheng Bank, che ha prestato a Evergrande 29,3 miliardi di yuan e dalla Agricultural Bank of China, uno dei quattro grandi istituti di credito statali del paese, che avrebbe concesso all’azienda 24,2 miliardi di yuan. Il mattone, in Cina, fa ancora paura.

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