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Il caos portoghese e i rischi dell’IA per le intercettazioni. Parla Costa (Azione)

costa

Il premier portoghese, vittima di un errore giudiziario per via di un’errata trascrizione di un’intercettazione, è stato costretto a dimettersi. Salvo poi scoprire, a distanza di giorni, che non c’entrava nulla con i fatti contestati. Il deputato di Azione, Enrico Costa, denuncia questo errore macroscopico e mette in guardia sui rischi dell’applicazione dell’intelligenza artificiale nelle intercettazioni telefoniche

Dove eravamo rimasti? Si rivolse con queste parole, Enzo Tortora ai suoi telespettatori, quando si scoprì che era stato vittima di uno fra i più clamorosi errori giudiziari della nostra storia. Oggi gli errori giudiziari si ripetono. Pare infatti che il premier portoghese Antonio Costa, implicato in un’indagine in cui si sospettava un suo presunto coinvolgimento in un caso di corruzione, non c’entrasse proprio niente con il fatto contestato. Si è trattato di un caso di omonimia e dunque di un errore determinato da una trascrizione sbagliata. Il nome del premier è stato confuso con con quello del ministro dell’Economia, António Costa Silva. Nel frattempo, però, il premier ha rassegnato le dimissioni e la situazione politica portoghese è entrata in una fase molto delicata. “Non sono solo le insidie degli errori di trascrizione nelle intercettazioni, oggi a far paura è anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale che può alterare la genuinità delle voci”. A intervenire sul tema è il deputato di Azione, Enrico Costa che da diverso tempo sta lavorando per mettere in guardia la politica dalle possibili alterazioni che l’impiego dell’Ia per le intercettazioni telefoniche potrebbe provocare.

Che cosa ci insegna il “caso” Portogallo?

Innanzitutto che trarre delle conclusioni politiche e usare le intercettazioni telefoniche (peraltro sbagliate, come in questo caso) come clava per tentare di delegittimare l’avversario è un metodo politico aberrante. E, tra l’altro, nel caso portoghese l’errore ha avuto una durata tutto sommato breve. Ma, purtroppo frequentemente, sono tanti gli esponenti politici accusati per lo più di reati contro la Pa che, all’esito delle indagini o del processo, vengono assolti o archiviati.

In Italia è un problema imputabile al rapporto tra polizia giudiziaria, procure e stampa?

Il circolo vizioso è quello. Peraltro spesso assistiamo a procure che sono completamente asservite alle tesi portate avanti dalla polizia giudiziaria. Ma, aspetto ancor più grave, è che abbiamo una norma che permette la pubblicazione testuale delle ordinanze di custodia cautelare. Atto nel quale sono raccolti tantissimi elementi che spesso, mal divulgati, contribuiscono alla “distruzione” della reputazione delle persone coinvolte.

Torniamo alle trascrizioni delle intercettazioni. Cosa la preoccupa dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in questo ambito?

Se le dimissioni di un premier sono state provocate dall’errata trascrizione di un’intercettazione telefonica, il rischio che le intercettazioni possano essere “inquinate” dall’intelligenza artificiale è altissimo. Infatti, mentre ora disponiamo di alcuni mezzi – a partire dalle perizie – per verificare la veridicità o meno di un’intercettazione sulla base di alcuni parametri, con l’intelligenza artificiale – che è in grado di alterare la voce ab origine – sarà pressoché impossibile.

Lei su questo ha presentato un ordine del giorno, accolto dal governo. 

Sì, ma purtroppo non c’è sufficiente attenzione da parte dell’esecutivo a questo tipo di tematiche che invece sono davvero centrali.

Nonostante il ministro Carlo Nordio?

Ma il problema non è il ministro Nordio, anzi. Il problema è la composizione degli uffici legislativi e di tutto lo staff composto per lo più da magistrati. Forse, se ci fosse qualche avvocato ci sarebbe una sensibilità maggiore di fronte a queste tematiche.

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