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Trionfo dem negli Usa. E Biden riprende forza in vista del 2024

Il mini Super Tuesday consegna Kentucky e Virginia ai dem e il Mississippi al Gop. In vista del voto per la Casa Bianca emergono temi sociali come il ruolo delle minoranze, affrontati all’ultimo evento del Centro Studi Americani

Una tornata elettorale dipinta di blu, quella che si è svolta negli Stati Uniti nelle scorse ore. Il Partito democratico ha riscosso una serie di successi incoraggianti, in un momento in cui i sondaggi suggerivano una crisi della leadership del presidente statunitese Joe Biden, il quale sarebbe stato sconfitto alle elezioni presidenziali del 2024 da Donald Trump, al momento il più verosimile candidato del Partito repubblicano.

Ma i risultati delle consultazioni sembrano smentire questa tendenza. A partire dalla riconferma di Andy Beshear come governatore del Kentucky, uno stato solitamente schierato dalla parte dei repubblicani che nel 2020 aveva espresso una larga maggioranza a sostegno della candidatura di Trump. Mentre nella Virginia guidata dal repubblicano Glenn Youngkin (un moderato considerato come una possibile alternativa a The Donald per la nomination repubblicana), i Dem hanno confermato il controllo del Senato e hanno ottenuto quello della Camera; a influenzare sul voto vi è stata la promessa repubblicana di imporre il divieto di aborto oltre 15 settimane di gestazione in caso di vittoria alle elezioni.

Il tema dell’aborto è stato fondamentale anche in Ohio, un altro stato orientato verso il partito repubblicano, dove un referendum sulla questione è stato indetto in seguito alla firma da parte del governatore repubblicano Mike DeWine della cosiddetta legge sul battito cardiaco, che vieta l’aborto dopo sole sei settimane di gravidanza (in un lasso di tempo in cui molte donne non riescono a scoprire di essere incinte). L’esito del referendum porta all’introduzione nella costituzione dello Stato della protezione dell’aborto, esito festeggiato da Biden come una vittoria del suo partito (che aveva sostenuto la mozione) e una sconfitta dei repubblicani. Anche Philadelphia segna una vittoria per i democratici che eleggono Cherelle Parker, la prima sindaca della storia della città, che succederà all’attuale sindaco, sempre democratico, Jim Kenney.

 I repubblicani si consolano con una vittoria in Mississipi, dove il governatore Tate Reeves è stato rieletto per un secondo mandato sconfiggendo il democratico Brandon Presley.

Questi risultati incoraggianti rilanciano la candidatura di Biden per le elezioni del 2024, candidatura che ultimamente era stata messa in dubbio da una serie di questioni legate sia alla politica estera che a quella interna, nonché a fattori oggettivi come l’età avanzata del Presidente. Di questo e di altro ancora si è discusso martedì 7 novembre al Centro Studi Americani, dove si è tenuto “Road to 2024. L’America si prepara al voto!”, primo di una serie di eventi destinati a capire le elezioni americane e “a creare le condizioni per ragionare e riflettere”, come suggerito dal direttore del Centro Roberto Sgalla.

Numerosi i temi trattati: dal frazionamento (vero o presunto) interno ai due partiti principali alle dinamiche della separazione dei poteri in riferimento alle quattro accuse che pendono sul capo di Trump, dal discusso sondaggio del New York Times alla possibilità di vedere effettivamente due candidati diversi da quelli di adesso alle elezioni del prossimo anno (tesi sostenuta da più relatori, come Claudio Pagliara e Daniele Fiorentino). E ancora il ruolo delle minoranze, delle tematiche sociali (come l’aborto o la religione) o della politica estera, che secondo Gabriele Natalizia, professore associato alla Sapienza, “non fa vincere le elezioni in Italia, figuriamoci negli Stati Uniti”. Quello delle elezioni presidenziali Usa si conferma un tema complesso e dalle mille sfaccettature, che ne rendono quasi impossibile prevederne gli esiti. Anche se qualche segnale ogni tanto arriva, come quello dell’ultima tornata elettorale.



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