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Così la flotta di Xi prende forma nei cantieri navali di Shangai

La città della costa cinese ospita due dei principali centri produzione navali della Repubblica Popolare. Che ultimamente lavorano a pieno regime, per fornire allo Stato una capacità marittima capace di sfidare Washington (e Taipei)

La modernizzazione della potenza militare marittima di Pechino passa in particolare da due cantieri navali siti nei pressi di Shangai, quelli di Jiangnan e quelli di Hudong-Zhonghua. È in queste strutture che la People Liberation Army costruisce i vascelli di superficie della sua componente navale, il cui sviluppo continua a ritmi costanti.

Le immagini satellitari mostrano che presso i cantieri di Jiangnan è attualmente in corso la costruzione della Fujian, la terza portaerei che entrerà in servizio nella flotta cinese. Questa classe Type 003 disporrà di un nuovo sistema di catapulte per velivoli rispetto alle altre due portaerei cinesi, la Liaoning e la Shandong, che si basano su sistemi meno avanzati. La Fujian è invece dotata di un sistema di lancio che le consentirà di far decollare aerei ad ala fissa più pesanti e più grandi, con un maggior carico di carburante e di armi. Ma questa non è l’unica innovazione presente sulla nave in costruzione a Jiangnan: in essa le tradizionali catapulte a vapore sono rimpiazzate con un sistema di lancio a catapulta elettromagnetica, simile a quello presente sulle nuove portaerei della classe Gerald Ford della Marina di Washington. Tali sistemi permettono decolli più rapidi, oltre ad un aumento dell’efficienza energetica.

Ma la Fujian occupa solo uno (il più grande) dei bacini di costruzione presenti all’interno dell’impianto. Altre navi per la flotta di Xi sono in costruzione negli altri bacini allagabili di Jiangnan. Dai vascelli da tracciamento classe Yuanwang, che consentono alla Forza di supporto strategico della Pla di seguire i satelliti e i lanci di razzi e missili (oltre che di raccogliere dati di intelligence), ai cacciatorpediniere Type 052D, di cui il cantiere di Jiangnan è stato (ed è tuttora) uno dei principali costruttori di questa tipologia di navi.

Accanto a quelli di Jiangnan, anche i cantieri di Hudong-Zhonghua sono in fermento. Qui le immagini satellitari mostrano i lavori per la produzione di navi d’assalto anfibio Type 075, una delle più grandi navi da combattimento di superficie della Marina di Pechino. Essa è in grado di trasportare un gran numero di truppe, oltre che mezzi da sbarco anfibi, veicoli corazzati ed elicotteri. Tre navi di questa classe sono già operative, a cui si aggiungerà presto quella attualmente in costruzione, che secondo alcune fonti sarebbe il primo esemplare di una seria di tre nuove navi. In questo caso, nel breve periodo la Repubblica Popolare arriverebbe a disporre di sei navi d’assalto anfibio. Solo tre in meno della Us Navy, che al momento mantiene operativi 9 esemplari. Inutile a dirsi, questa tipologia di vascello giocherebbe un ruolo operativo fondamentale nell’eventuale invasione dell’isola di Taiwan.

Nel cantiere sono visibili anche altre tre navi militari in via di realizzazione: un cacciatorpediniere Type 052C, una fregata Type 054A e, soprattutto, una fregata Type 054B. Quest’ultima, una volta completata, sarà la prima unità di una versione significativamente riprogettata della Type 054A, con una cilindrata maggiore del 50% rispetto alla versione precedente. Inoltre, il Type 054B è dotato di un sistema radar attivo phased array, che fornisce una maggiore consapevolezza della situazione e di conseguenza una più alta capacità di difesa aerea. A differenza della Type 054A, alimentata a diesel, si pensa che la nuova fregata sarà alimentata da turbine a gas, che le garantiranno una maggiore autonomia operativa.

Una tipologia di nave “ottimale per operazioni svolte lontane dalle coste cinesi, e che si adatterà meglio al ruolo di scorta in un gruppo da battaglia di portaerei” afferma Song Zhongping, ex-ufficiale della Pla ed esperto di affari militari. In linea con la politica di Pechino, che sta sviluppando le sue capacità militari marittime tanto sopra quanto sotto il pelo dell’acqua, nel poco celato obiettivo di poter contestare la supremazia navale di Washington nella regione. Una dinamica che, data l’attuale instabilità dello scenario internazionale, non può essere certo interpretato come uno scuro presagio.



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