La nomina dell’Ammiraglio da parte di Biden a capo della Marina di Washington è stata confermata ieri dal Senato, assieme ad altri due vertici militari. Ma il blocco sulle nomine è stato solo scalfito
Lo stallo delle nomine dei vertici militari al Congresso statunitense sembra arrivare a una svolta. Giovedì 2 novembre il Senato ha infatti approvato quasi all’unanimità (con il solo voto contrario del senatore repubblicano del Kansas Roger Marshall) la nomina dell’Ammiraglio Lisa Franchetti come Chief of Naval Operations, ovvero comandante della Us Navy. Franchetti, nominata dal presidente Joe Biden nel mese di luglio, è così divenuta la prima donna nella storia delle forze armate di Washington a far parte dello Stato Maggiore Congiunto. Assieme alla nomina di Franchetti è stata confermata quella del Generale David W. Allvin come capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica statunitense. Queste nomine permettono allo Stato Maggiore Congiunto di essere composto solamente da ufficiali confermati dal Senato, e quindi pienamente legittimi, per la prima volta da luglio. Tanto Franchetti quanto Allvin hanno fino ad ora ricoperto ad interim le funzioni dei ruoli per cui sono stati nominati ufficialmente ieri.
Con un altro voto (all’unanimità), il Senato ha inoltre nominato Christopher Mahoney come vice-comandante del corpo dei Marine, a pochi giorni da un attacco di cuore sofferto dal comandante del corpo, il Generale Eric Smith, la cui ospitalizzazione aveva lasciato i Marines senza una leadership.
A bloccare sino ad ora il processo di nomina delle alte gerarchie nelle forze armate è stato il Senatore repubblicano dell’Alabama Tommy Tuberville, che si è fatto promotore di questo rallentamento burocratico in segno di protesta contro le nuove politiche adottate dal Pentagono che garantiscono ai soldati e al persone civile dipendente, in conformità con le leggi federali, di prendere ferie e di utilizzare i viaggi ufficiali per raggiungere altri Stati al fine di ricevere cure riproduttive non disponibili in loco. Come ad esempio l’aborto, che in seguito al ribaltamento della sentenza Roe vs Wade da parte della Corte Suprema Usa nel 2022 è stato proibito in diversi stati degli Usa. L’ostruzionismo di Tuberville non è inaggirabile, ma per farlo sarebbe necessario procedere attraverso una serie di votazioni per ogni singola nomina, andando contro alla tradizione pluridecennale del Senato di raggruppare le promozioni militari e di approvarle a voce, evitando lunghe votazioni per appello nominale.
Intanto il malcontento per questa decisione, che impedisce l’occupazione di posizioni chiave all’interno dell’apparato militare statunitense in un momento di alta instabilità internazionale, continua a diffondersi anche tra gli altri membri del Grand Old Party. Pochi giorni fa un gruppo di Senatori repubblicani guidato dal rappresentante dell’Alaska Dan Sullivan ha provato a forzare il blocco imposto da Tuberville, definendolo “una missione suicida per la sicurezza nazionale”, senza riuscire però nell’impresa.
“Lavoreremo per portare avanti questa risoluzione, e spero di vedere un sostegno bipartisan in modo da poter finalmente nominare queste centinaia di candidati ai loro posti”, ha commentato il leader democratico al senato Chuck Schumer poco dopo la nomina di Franchetti, Allvin e Mahoney. A Schumer ha fatto eco Mark Kelly, senatore democratico dell’Arizona, rimarcando che “Il Senato deve valutare se permettere che le forze armate degli Stati Uniti siano prive di centinaia di ammiragli e generali confermati e che una sola malattia o un incidente possano far sì che un ramo del servizio sia ancora una volta privo di una leadership di alto livello”.