Nel documento finale della ministeriale di Tokyo non solo si chiede ai coloni israeliani di evitare atti di violenza “che poi si ritorcerebbero contro Israele stessa”, ma si indica una strategia anche per Cina, Iran e Ucraina
Interferenze straniere a Gaza, convenzione di Vienna, ruolo di Cina e Iran. I ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, fanno il punto sulle guerre in corso e dal vertice di Tokyo, assieme all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, e lanciano un ventaglio di proposte ed azioni. Ma soprattutto il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, coglie l’occasione per illustrare al Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, le priorità della prossima presidenza del G7. Obiettivo, lavorare insieme per garantire sicurezza a Israele e risolvere la crisi umanitaria a Gaza, partendo da due prospettive: la de-escalation e la soluzione politica 2 popoli 2 Stati.
G7 Italia
Secondo Tajani è tempo che i coloni israeliani non compiano atti di violenza “che poi si ritorcerebbero contro Israele stessa”, passaggio contenuto nel documento finale del G7 dove è scritto che “l’aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura”.
Con l’occasione il ministro ha annunciato che il prossimo vertice ministeriale Esteri G7 si terrà a Capri dal 17 al 19 aprile 2024 quando, durante la presidenza italiana, verrà coinvolto anche il Brasile come interlocutore per parlare del G20. Ma non è tutto, perché anche Nuova Zelanda ed Australia saranno interessate dal dialogo a trazione italiana, con eventi tematici in Lazio, Calabria ed Abruzzo. Tutti elementi che il vicepremier ha veicolato a Blinken.
Qui Gaza
Oltre alla condanna degli attacchi terroristici di Hamas, avvenuti un mese fa, due sono i punti sottolineati dalla ministeriale del G7: il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni. Da qui parte il progetto concreto sia per impedire il deterioramento della crisi umanitaria a Gaza, compreso il libero sostegno umanitario ai civili (compresi cibo, acqua, assistenza medica, carburante, alloggi e l’accesso agli operatori umanitari), sia per garantire il rispetto del diritto internazionale. La conferenza internazionale di domani 9 novembre a Parigi sulle questioni umanitarie sarà un’occasione rilevantissima.
Interferenze
I ministri del G7, inoltre, restano profondamente preoccupati per le interferenze straniere, che si concretizzano nella manipolazione delle informazioni con il solo fine di indebolire le democrazie. “Chiediamo a tutti i paesi di rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Sottolineiamo la necessità di portare avanti tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per promuovere la pace e la prosperità per le persone e per il pianeta, come emerge dal vertice sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile del 2023”, osservano.
In questo senso si inseriscono gli impegni sul fronte ucraino, dove resta fermo il sostegno alla lotta dell’Ucraina per la sua indipendenza e sovranità nella consapevolezza che una pace giusta e duratura “non può essere realizzata senza il ritiro immediato, completo e incondizionato delle truppe e dell’equipaggiamento militare russo dal territorio riconosciuto a livello internazionale dell’Ucraina”.
Un passaggio preciso riguarda quella che viene definita “l’irresponsabile retorica nucleare della Russia e il suo annunciato dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia”, azioni considerate inaccettabili. Anche per questa ragione e al fine di ridurre le entrate che la Russia ricava dalle sue esportazioni, verrà data corsia preferenziale alla consultazione su energia, metalli e tutti i diamanti non industriali, compresi quelli estratti, lavorati o prodotti in Russia. Il passo successivo riguarda la ricostruzione immediata, che si lega al coinvolgimento dei settori privati G7 nella ripresa economica sostenibile dell’Ucraina.
Indo Pacifico e Cina
Un’area indopacifica libera e aperta, in grado di essere inclusiva e prospera: nella dichiarazione finale trova spazio il macro tema legato all’indopacifico, al cui interno gravitano la centralità e l’unità dell’Asean e la strategia 2050 del Forum delle Isole del Pacifico per il continente blu del Pacifico. Viene condannato l’accumulo da parte della Corea del Nord dei suoi programmi illegali di armi di distruzione di massa e di missili balistici.
Circa la postura da tenere con il governo di Pechino l’obiettivo è certamente costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina, ma esprimendo in modo sincero “le nostre preoccupazioni direttamente alla Cina”. E scrivono: “Non ci stiamo disaccoppiando né ci stiamo rivolgendo verso l’interno. Allo stesso tempo, riconosciamo che la resilienza economica richiede la riduzione dei rischi e la diversificazione. Al fine di consentire relazioni economiche sostenibili con la Cina e rafforzare il sistema commerciale internazionale, continueremo a spingere per garantire condizioni di parità per i nostri lavoratori e le nostre aziende”.
Il riferimento palese è a quelle pratiche messe in atto dalla Cina nel passato (e nel presente) che distorcono l’economia globale, prime fra tutte il trasferimento illegittimo di tecnologia o la divulgazione di dati. Resta alta la sfera di attenzione su Taiwan, Xinjiang e Tibet, dove la situazione dei diritti umani è preoccupante.
Asia e Africa
Infine la macro area che va dal Caucaso all’Asia, fino all’Africa. È di tutta evidenza che si tratta di una fascia di Paesi sempre più strategici, che portano in dote una notevolissima cooperazione regionale che mira a favorire la creazione di opportunità commerciali sempre maggiori. Afghanistan, Nagorno-Karabah, Azerbaigian, Armenia sono alcuni fronti caldi da tenere sotto osservazione, ma prima di ciò i ministri del G7 si rivolgono a Teheran chiedendo di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas e agli Hezbollah libanesi. Il tutto all’interno di una riflessione sulla complessità delle attività destabilizzanti dell’Iran, come lo sviluppo di programmi di missili balistici, anche sotto la maschera di veicoli di lancio spaziale, il trasferimento di missili, veicoli aerei senza equipaggio e tecnologie correlate ad attori statali e non statali, così come formazione e finanziamento di attori non statali.
La principale novità relativa al continente nero è l’ingresso dell’Unione Africana (UA) come membro permanente del G20, anticamera alla sua presenza in altri forum internazionali, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. All’orizzonte l’Agenda 2063, prima della quale però andranno gestiti i pericolosi deterioramenti politici, come dimostrano i golpe scoppiati quest’anno.