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Un mix virtuoso per il gas. Ecco la strategia energetica per l’Italia

Dall’assemblea pubblica di Proxigas spunti e riflessioni armoniche sulle strategie energetiche dell’Italia, nella consapevolezza che la crisi post invasione russa dell’Ucraina è alle spalle: lo dimostrano i numeri, tanto a Bruxelles quanto a Roma

Quasi 30 miliardi di metri cubi di gas. Questi i numeri dei rigassificatore di Ravenna, che entrerà in funzione nel 2025: lo ha assicurato dal palco dell’assemblea pubblica di Proxigas l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, aggiungendo un elemento significativo alla narrazione energetica italiana post guerra in Ucraina. Il momento è favorevole, alla luce del fatto che gli stoccaggi di gas secondo Snam sono al 99% e le quotazioni di gas e metano sono calate. Quindi Europa e Italia si sono quasi rese indipendenti dal metano e dal petrolio russo. Se prima dipendevamo per il 40% dal gas russo, oggi siamo al 51% da quello qatariota e al 15% dal petrolio azero.

Mix virtuoso

Punto di partenza Ravenna: tramite questo mix avremo il 40% del consumo servibile con Gnl e il 60% via pipeline, ha assicurato il numero uno di Italgas, secondo cui l’Italia ha cinque pipeline da cinque aree produttive diverse, per cui “abbiamo una diversificazione importante”. Ravenna si somma alla Golar Tundra posizionato al porto di Piombino e al Tap dall’Azerbaigian, oltre agl altir vettori, che permettono di guardare al futuro con molto più ottimismo rispetto ai primi mesi della crisi energetica post invasione russa dell’Ucraina.

Il mix, evidentemente, è dato da una strategia avvolgente che tocca più fronti, uno dei quali ha un peso specifico determinante e che si chiama Africa. L’Eni da tempo ha stabilito vive partnership, a cui sommare la direttrice di marcia contenuta nel Piano Mattei.

Eni in Africa

Secondo Guido Brusco, direttore generale Natural Resources di Eni, la svolta italiana ha due ragioni di fondo: le solide partnership in qui paesi che risalgono agli anni agli anni ’50 e ’60 e il fatto che, a differenza di altri operatori, Eni non era un trader puro impegnato solo nel comperare il gas, “noi partecipiamo agli investimenti con un modello che condivide i rischi, condivide i guadagni e che soddisfa prima il fabbisogno interno e poi dopo puo’ rendere disponibile del gas per l’export, questa la chiave che ha portato ad avere delle quantità di gas sufficienti e disponibili in Italia”.

Appare evidente che in questa fase la combinazione di stoccaggio, infrastrutture e disponibilità di gas, aggiunge Brusco, “è quello che probabilmente ci consentirà da un lato di garantire la sicurezza, la sostenibilità dei prezzi e inevitabilmente anche la transizione energetica”.

Ciò non cancellerà automaticamente il fattore incertezza e volatilità, che ci accompagneranno fino alla fine del decennio, quando arriveranno quantità più grosse di Gnl da Qatar e Stati Uniti. “Per il Gnl sarà necessario dotare il Paese di infrastrutture di stoccaggio e distribuzione. Questo ci consentirà di garantire sicurezza e stabilità dei prezzi e di conseguenza anche la transizione energetica. Non c’è dipendenza quando c’è diversificazione geografica”.

Il futuro in Europa

Da un lato i numeri europei, con l’8 per cento delle emissioni clima (l’Italia meno dell’1 per cento, anche grazie al maggiore utilizzo di gas); dall’altro l’esigenza di costruire un’offerta globale di energia sostenibile capace di soddisfare una domanda oggettivamente in crescita. Un passaggio chiave secondo Marta Bucci, direttore generale di Proxigas: “Va ridotto con urgenza l’utilizzo dei combustibili più inquinanti – carbone e petrolio – che oggi sono ancora le fonti energetiche più utilizzate a livello globale. Purtroppo le previsioni sulla crescita delle emissioni, anche quelle recenti del report Ipcc, non sono confortanti: l’Europa non può solo sostenere la propria transizione energetica ma deve, anche per non vanificare gli sforzi economici e sociali in atto, adottare una governance che indirizzi una crescita sostenibile a livello globale”.

Spunti e proposte sono stati al centro della tavola rotonda alla quale hanno preso parte Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy; Stefano Besseghini, presidente Arera; Guido Brusco, direttore generale Natural Resources Eni; Paolo Gallo, Amministratore delegato Italgas; Antonio Gozzi, presidente Federacciai; Nicola Lanzetta, direttore Enel Italia; Nicola Monti, amministratore delegato Edison; Lorenzo Poli, presidente Assocarta; Stefano Venier, amministratore delegato Snam.

Decarbonizzare, ma come?

Decarbonizzazione come leva di sviluppo industriale, ha osservato Gilberto Pichetto Fratin, “ma non perché lo 0,8 per cento mondiale di quota delle emissioni cambierà le sorti del mondo, ma anche per farne un motivo di crescita economica, di sviluppo produttivo e industriale: è per questo che dobbiamo andare avanti in quella direzione”.

Il punto però riguarda anche le regole, ovvero definire abbastanza rapidamente gli strumenti di accompagnamento alla fine del mercato tutelato, “in modo che se ne possa tenere conto nei vari passaggi che abbiamo definito”. Lo ha detto il presidente dell’Arera Stefano Besseghini, secondo cui “c’è molta attività, cerchiamo di dare informazioni nella maniera più estesa possibile, naturalmente sarà un percorso che sarà complesso. Volenti o nolenti ci siamo consegnati a un assetto nuovo e questo assetto almeno per un po’ ci farà vedere dei costi più alti. Il Gnl ci espone un po’ di più alla variabilità dei prezzi”.

Gnl è bello?

Secondo il presidente di Arera è vero che il Gnl è bello nella sua flessibilità, “ma forse per noi è preferibile trovare quegli asset di medio-lungo periodo che ci consentono di stabilizzare il nostro mix di fornitura”. Al momento la certezza si chiama Mediterraneo, dove il molo naturale è proprio l’Italia, anche se non siamo gli unici soggetti dotati ambizioni di controllo delle traiettorie di flusso del gas. “È una cosa di cui dobbiamo avere coscienza. Perché se non ci sono per il momento potenze mondiali vanno affermandosi potenze regionali di serie B che però quando impattano sulla nostra capacità di controllare i territori e gli ambiti un ruolo ce l’hanno. Mi pare facilmente intuibile il riferimento. Quindi forse è bene che oltre a dirci che possiamo essere hub del gas ci dobbiamo dare degli strumenti per poter esserlo”.

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