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L’India guarda al dialogo Cina-Usa con un occhio agli equilibri nell’Indo Pacifico

Per l’ambasciatore Wadhwa, la riapertura delle comunicazioni militari tra Usa e Cina è uno dei grandi obiettivi del vertice Xi-Biden. L’India è una “componente fondamentale, come contrappeso alla Cina” nell’Indo Pacifico, spiega Aneja (The Hindu)

“Il vertice tra Joe Biden e Xi Jinping a margine del Summit dell’Apec si svolge sullo sfondo dei conflitti globali e delle tensioni dirette tra Washington e Pechino che hanno fatto deragliare la comunicazione e la cooperazione tra i due Paesi. Ci sarà molto da discutere, ma i potenziali risultati e obiettivi potrebbero avere benefici enormi”, spiega Anil Wadhwa, ex ambasciatore indiano a Roma, diplomatico che ha vissuto la sua carriera immerso nelle relazioni internazionali, rivestendo ruoli in varie parti del mondo, dall’Oman alla Polonia fino alla Thailandia.

Con Formiche.net ragiona sull’incontro tra il leader statunitense e cinese che ci sarà tra poche ore a San Francisco. Un summit di massimo livello tra le due potenze principali al mondo — che mancava da oltre un anno — su cui l’India, la terza stella nascente nella multipolarità degli affari globali, guarda con estrema attenzione. Per Wadhwa, uno dei principali risultati dovrebbe essere “la ripresa di una linea di comunicazione diretta tra militari, al fine di gestire la concorrenza, prevenire il rischio di conflitto e stabilizzare le relazioni al fine di creare dei guard rail che impediranno alle relazioni di andare fuori controllo in futuro”.

“L’India sta ovviamente monitorando con attenzione l’incontro, tuttavia, è pienamente consapevole che Washington non perseguirà un approccio a somma zero con Pechino”, aggiunge Atul Aneja, esperto di Cina del The Hindu, il più diffuso quotidiano liberale in India ed editor di IndianNarrative.com. “I legami indo-statunitensi hanno una loro autonomia e Washington continuerà a proteggere il rapporto con la Cina anche costruendo parallelamente una solida relazione con l’India, per esempio trasferendo tecnologia dual use per sostenere l’industria militare di Nuova Delhi e garantire un equilibrio strategico in Asia”.

Sotto quest’ottica, Doug Beck, capo della Defense Innovation Unit statunitense, ha recentemente collaborato con il suo omologo indiano, Vivek Virmani, per l’evento India-U.S. Defense Acceleration Ecosystem a Nuova Delhi. L’iniziativa si è concentrata sullo sfruttamento del capitale privato per promuovere l’innovazione tecnologica nel settore della difesa in entrambi i Paesi. L’evento ha preceduto la partecipazione di Beck al dialogo ministeriale 2+2 tra India e Stati Uniti.

Tra Washington e Nuova Delhi è in corso una collaborazione che mira a rafforzare le relazioni in materia di difesa attraverso progetti congiunti che affrontano sfide tecnologiche comuni. Si stanno organizzando sfide tecnologiche, con premi da 150.000 dollari, per trovare soluzioni per le comunicazioni sottomarine e per tracciare le fuoriuscite di petrolio.

Inoltre, è stata annunciata una serie di corsi di formazione chiamata “Gurukul” (riprendendo un antico sistema educativo indiano prevedeva che gli studenti vivesse nella stessa casa del maestro) per aiutare le aziende tecnologiche a orientarsi nell’ecosistema della difesa. Beck ha sottolineato l’importanza di sfruttare la tecnologia all’avanguardia nella difesa contro potenziali avversari. Parallelamente, Stati Uniti e India hanno in programma la co-produzione di veicoli blindati Stryker per migliorare le capacità militari dell’India e scoraggiare la Cina.

Per Aneja, “sebbene possano cercare di migliorare i legami con la Cina, è improbabile che gli Stati Uniti diluiscano il loro focus sull’Indo Pacifico, di cui l’India è una componente fondamentale, come contrappeso alla Cina nella regione”.


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