Diretto da Edoardo Crisafulli, avrà lo scopo di avere un peso specifico alla voce soft power, sia per rafforzare il posizionamento dell’Italia in una regione strategica, sia per essere presenti (e non da spettatori) mentre le dinamiche geopolitiche registrano una rapida evoluzione (Gaza, dopo Ucraina)
L’inaugurazione in Kazakhstan del primo Istituto italiano di cultura dell’Asia centrale racconta di un’Italia che decide di investire davvero nella cultural diplomacy come clava geopolitica, nella consapevolezza che Astana rappresenta non soltanto un prezioso player con cui rafforzare le relazioni, ma un utile passepartout per la macro area di riferimento. Troppo importante recuperare terreno in un quadrante che rappresenta un tassello significativo nell’intera regione e che segue la nascita di Confindustria Kazakhstan dello scorso anno.
Perché in Kazakistan
Le relazioni tra i due Paesi sono mutate, per via di una maggiore consapevolezza maturata sul fronte della cooperazione: da 26 anni non si svolgeva una visita di un Ministro degli Esteri italiano in Kazakhstan, l’ultimo era stato Lamberto Dini nel 1997. Tre mesi fa è stata la volta di Antonio Tajani, nell’ambito di una ridefinizione del concetto stesso di Kazakhstan, in grado di generare nuove opportunità, che l’Italia punta a cogliere. Lo dimostra tra le altre cose la Dichiarazione di Intenti sulla Crescita, centrata sui materiali critici, terre rare ed idrogeno verde, firmata dal Ministro Tajani e dall’omologo Nurtleu nel corso della visita ad Astana. Si è trattato di una occasione di intesa densa di conseguenze geopolitiche di medio-lungo periodo, dal momento che il Kazakhstan è fra i primi produttori al mondo di alcuni materiali critici.
Roma & Astana
In principio c’è stata la presenza della sezione di Confindustria Kazakhstan, mossa dalla consapevolezza che l’Italia non solo è uno dei maggiori investitori esteri nel Paese, ma è il primo acquirente europeo di merci kazake. Anche l’interscambio registra numeri positivi con un valore triplicato rispetto al 2021. C’è quindi una precisa domanda di Italia, anche a livello culturale. La prospettiva è quella di interessanti opportunità per le nostre aziende, confermata dal Ministro Tajani, spia della rilevanza attribuita dal governo Meloni alla promozione culturale e al dialogo fra i popoli.
L’Istituto di Almaty sarà diretto da Edoardo Crisafulli e contemplerà l’insegnamento della lingua italiana, la promozione di eventi ed iniziative culturali, delle attività connesse alla promozione integrata dell’Italia in Kazakhstan. Il tutto in tandem con l’Ice.
Inaugurazione
La cerimonia si terrà ad Almaty il 30 novembre prossimo, alla presenza del vice ministro per gli affari esteri Edmondo Cirielli e dell’Ambasciatore Marco Alberti e arriva a dieci settimane dalla visita del ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, quando ha inaugurato la nuova sede dell’Ambasciata d’Italia ad Astana.
“L’azione di diplomazia culturale che ho promosso sin dal mio primo giorno alla Farnesina è centrale nella strategia di politica estera del Governo – ha commentato Tajani – Non c’è nulla di più internazionale della cultura e l’Italia, che ha nel patrimonio culturale uno dei suoi punti di maggior forza, opera nel contesto globale beneficiando anche del lavoro dei nostri quasi novanta Istituti: un lungo elenco, al quale si è aggiunto quello che si inaugura in Kazakhstan”.
L’Istituto, che sarà diretto da Edoardo Crisafulli, ha lo scopo di avere un peso specifico alla voce soft power, sia per rafforzare il posizionamento dell’Italia in una regione strategica, sia per essere presenti (e non da spettatori) mentre le dinamiche geopolitiche registrano una rapida evoluzione (Gaza, dopo Ucraina)