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L’Fbi teme attacchi ispirati da Hamas. Anche l’Italia a rischio?

Le preoccupazioni del direttore del Fbi sono più che condivise anche in Europa, dove storicamente sono stati registrati più episodi di terrorismo. Intanto, in Medio Oriente la situazione diventa ancora più calda

“Riteniamo che le azioni di Hamas e dei suoi alleati serviranno da ispirazione, come non se ne vedevano da quando l’Is ha lanciato il suo cosiddetto califfato diversi anni fa. Nelle ultime settimane, diverse organizzazioni terroristiche straniere hanno chiesto attacchi contro gli americani e l’Occidente”. Con queste parole il direttore del Federal Bureau of Investigation, Christopher Wray, si è rivolto alla Commissione per la Sicurezza Nazionale del Senato durante un’audizione sulle minacce mondiali alla sicurezza statunitense, commentando poi la situazione interna del paese: “La realtà è che la minaccia terroristica è stata elevata per tutto il 2023, ma la guerra in corso in Medio Oriente ha portato la minaccia di un attacco contro gli americani negli Stati Uniti a un livello completamente diverso[…] È un momento di preoccupazione. Siamo in un periodo pericoloso. Non è il momento di farsi prendere dal panico. Ma è un momento di vigilanza”.

Stando a quanto detto dallo stesso direttore dell’Fbi, in questo momento Hamas, così come altri gruppi ad esso affiliati, non avrebbe né l’intenzione, né la capacità di mettere in atto azioni su suolo americano — anche se questa possibilità non può essere esclusa in via definitiva. Così come non può essere scartata la possibilità che Isis e al Qaeda, se non Hezbollah o addirittura l’Iran, decidano di portare avanti operazioni cibernetiche e/o cinetiche a danno degli Stati Uniti e della sua popolazione. Tra le varie minacce, quella che Wray concepisce come più concreta è invece quella dei lone wolves, singoli individui o piccolissimi gruppi di due/tre persone che ispirati dagli avvenimenti in corso in Medio Oriente e altrove decidono di compiere, nel loro piccolo, gesti considerati come di sostegno alla propria causa religiosa.

Le preoccupazioni di Wary, come dice lui stesso rivolte “in particolare verso le comunità ebraiche, musulmane e arabe degli Stati Uniti”, sono condivise anche dalle agenzie di sicurezza sull’altra sponda dell’Atlantico. Dove episodi simili sono molto più frequenti che nel continente americano, e dove in seguito agli eventi del 7 ottobre molteplici attacchi e/o allarmi sono stati registrati in diversi paesi. Anche in seguito al rilascio di dichiarazioni ostili, come quella rivolta all’Italia dall’ex ministro della Sanità di Hamas e attuale capo del Consiglio per le relazioni internazionali dell’organizzazione a Gaza, Basem Naim. Ospite in un programma televisivo, l’esponente di Hamas ha affermato che “purtroppo, il governo italiano ha scelto ancora una volta la destra, la parte destra della storia. È un errore gravissimo che trasforma l’Italia in una delle parti dell’aggressione contro il nostro popolo”.

La minaccia terroristica in Italia è considerata bassa, stando a quanto dichiarato dalle autorità competenti nei giorni successivi all’escalation militare in Medio Oriente, ma l’attenzione viene comunque mantenuta alta. Nelle ore successive agli attacchi del 7 ottobre l’apparato di osservazione e controllo è stato rafforzato, soprattutto nei confronti degli obiettivi considerati sensibili come le grandi infrastrutture e i centri culturali, e rafforzando i controlli alle frontiere, nel mezzo di una sospensione temporanea del Trattato di Schengen.

Una situazione dunque già delicata, mentre le notizie che arrivano dall’estero contribuiscono a renderla ancora più instabile. In seguito all’attacco del 31 ottobre contro i terroristi che si trovavano nel campo profughi a Jabalya, nel settore settentrionale della striscia di Gaza, dove sono state registarte almeno 145 vittime, anche Fatah, il partito del presidente Abu Mazen che si pone come rivale di Hamas, ha annunciato per il giorno seguente una “giornata della Rabbia” nel Nord della Cisgiordania. L’ultima volta, quando ad invocarla era stato Hamas, è stata registrata un’escalation di violenze sia in Medio Oriente che in Europa. E anche stavolta il rischio è lo stesso.


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