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Italia-Germania, il teorema Fazzolari e le conseguenze per Roma

Fidanza: “Il presunto isolamento internazionale vagheggiato dalla sinistra in campagna elettorale non è mai esistito”. Saccone: “Riequilibrare il rapporto con i due principali partner europei e quindi evitare che il trattato del Quirinale portasse ad uno sbilanciamento della postura europea dell’Italia verso la Francia segna una netta discontinuità con i governi a trazione Pd”

“A Berlino è andata benissimo, troveremo un accordo anche sul patto”, ha spiegato nelle ore successive alla firma dell’accordo italo-tedesco il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, aggiungendo che si tratta della dimostrazione che Francia e Germania “ci possono trattare alla pari, l’Italia adesso siede ai tavoli che contano”. A due anni dalla firma del trattato del Quirinale il tema delle alleanze tra i maggiori players europei è sul tavolo, non solo di Roma, Berlino o Parigi ma anche di Bruxelles e Washington.

Le parole di Fazzolari

Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio la firma del Piano d’azione con Olaf Scholz è la dimostrazione che con la Germania, ma anche con la Francia, “adesso possiamo trattare da pari a pari senza timori reverenziali”, aggiungendo che l’Italia, con il Pd, “si è sempre accodata al patto franco-tedesco per garantirsi un minimo di sopravvivenza e agibilità politica e in alcuni casi, nonostante sia cambiata la musica, ancora accade”. Per Fazzolari anche il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni “è espressione di quel Patto che però stiamo scardinando con i fatti, senza timori reverenziali”. Sulla manovra ha specificato che i problemi provengono dalla gestione scellerata del Superbonus “voluto da Conte e che noi abbiamo tolto, per questo sono tranquillo, così come sulla trattativa con l’Europa”. Cosa porta in grembo il teorema Fazzolari?

Nessun isolamento

Interpellato da Formiche.net, Carlo Fidanza capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo osserva che il partenariato strategico con la Germania “è l’ennesimo successo in politica estera del governo Meloni e la conferma ulteriore che il presunto isolamento internazionale vagheggiato dalla sinistra in campagna elettorale non è mai esistito”. Inoltre, aggiunge, “riequilibrare il rapporto con i due principali partner europei e quindi evitare che il trattato del Quirinale portasse ad uno sbilanciamento della postura europea dell’Italia verso la Francia segna una netta discontinuità con i governi a trazione Pd, tradizionalmente filo-francesi e oggi l’Italia di Giorgia Meloni dialoga alla pari con Francia e Germania ed è sempre più centrale nelle dinamiche europee”.

Alleanze e diplomazia

La presidente del Consiglio in tutti i consessi internazionali sta mostrando uno standing autorevole e mai autoreferenziale, sottolinea a Formiche.net l’ex senatore dell’Udc, Antonio Saccone. “È nelle cose che i singoli stati membri cerchino di portare acqua al proprio mulino. Ma bisogna farlo creando alleanze ed esaltando la diplomazia. Mostrando anche capacità di assumersi le proprie responsabilità. Penso che in virtù di ciò l’Italia possa far condividere anche agli altri paesi europei le proprie visioni. Mai buttarla nella polemica o nella demagogia. Altrimenti il passo è breve per un nefasto isolamento. Non nascondo – conclude – che le condizioni geopolitiche possono aiutare a far compiere a tutti i membri dell’unione uno sforzo per garantire l’unità. E oggi l’Europa per essere forte deve essere necessariamente unita”.

Nuova cooperazione

In precedenza e nei momenti successivi alla firma, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva parlato di nuova cooperazione come primo frutto del piano che ha riguardato la tecnologia, la tutela ambientale, l’Europa, i rapporti culturali e sociali, sottolineando che i due paesi hanno una “collaborazione di lunga data e un’amicizia che ci unisce da tanti anni” e il Piano d’azione “porterà nuovi piani di cooperazione e nuovi partenariati”, mentre Giorgia Meloni aveva messo l’accento sui riverberi europei dell’accordo: ovvero che oltre a innalzare la cooperazione bilaterale, è una buona notizia anche per l’Ue nel suo complesso.

Anche il gasdotto?

In concreto nel piano italo-tedesco potrebbe trovare spazio anche il tema dei gasdotto dell’idrogeno dal Nord Africa alla Baviera, dal momento che entrambi i paesi manifestano ambizioni circa l’espansione delle proprie forniture energetiche. Dal South Central Hydrogen Corridor (Schc) quindi, in Germania meridionale, si potrebbe passare per l’Italia e quindi fino al nord Africa: obiettivo dieci milioni di tonnellate di idrogeno da importare entro il 2030. Nel mezzo anche i passaggi intermedi di Austria e Svizzera, quindi con il coinvolgimento concreto di altri Paesi del Vecchio continente.

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