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Lotta all’inflazione e utili, la doppia marcia di Intesa Sanpaolo

Il gruppo guidato da Carlo Messina chiude i primi nove mesi dell’anno con un risultato netto di 6,1 miliardi e porta l’acconto sul dividendo a 14,4 euro ad azione. L’addio alla Russia è quasi completato e il titolo in Borsa si scalda

Uno sprint sugli utili e sul dividendo. E un addio ormai pressoché definitivo, alla Russia. A pochi giorni dalla presentazione dell’ambizioso piano per il sostegno alle famiglie in difficoltà, Intesa Sanpaolo alza il velo sui conti dei primi nove mesi dell’anno, archiviati con un utile netto in crescita dell’85,3% a 6,1 miliardi, dai 3,3 dei primi nove mesi del 2022.

Risultati che, senza troppi giri di parole, “confermano la capacità di Intesa di generare una redditività sostenibile anche in contesti complessi grazie al modello di business ben diversificato e resiliente”, ha chiarito la stessa Ca’ de Sass, che nel frattempo sta completando il disimpegno dalla Russia, ormai giunto all’80%. Tornando ai conti, a trainare l’utile netto, anche gli interessi netti, aumentati per effetto dei rialzi voluti dalla Bce e ora prossimo ai 7,5 miliardi di euro entro la fine dell’anno, con interessi netti attesi pari a ben oltre 14 miliardi di euro nel 2023 e in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025.

E buone notizie si sono registrate anche sul fronte delle sofferenze. Lo stock di crediti deteriorati a fine settembre 2023, rispetto a fine dicembre 2022, è infatti diminuito del 5,3% al netto delle rettifiche di valore e dell’1,4% al lordo. Di conseguenza l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è risultata pari all’1,2%. Ma è sul fronte della remunerazione degli azionisti che sono arrivate importanti novità, con il raddoppio dell’acconto sulla cedola prevista per il 2023. Un’accelerazione che ha messo il turbo al titolo in Borsa, arrivato ad allungare sul finire di seduta a +2,2%.

Il board guidato da Carlo Messina ha infatti deliberato la distribuzione di 14,40 centesimi di euro per azione, cifra doppia rispetto al 2022 (7,38 euro). Fin qui i numeri. Poi ci sono le considerazioni dello stesso Messina. Anche stavolta il punto di partenza è il sostegno alle fasce più deboli, sotto forma di “possibilità di sospendere o rimodulare mutui e prestiti, concedendo erogazioni a tassi agevolati e permettendo rateizzazioni a tasso zero: la cifra stanziata a favore di imprese e famiglie è di 30 miliardi di euro”, ha chiarito il manager.

E lo stesso approccio vale anche per i dipendenti del gruppo, anche se qui si parla di aumenti in busta paga. Come noto, nei mesi scorsi l’istituto ha raggiunto un accordo per un incremento delle retribuzioni, molto apprezzato dalla Fabi, la federazione dei bancari e ribadito dallo stesso Messina, in occasione della presentazione dei conti. “L’impegno per il Paese nasce dalla comunità di Intesa  e dalle sue 100mila persone. In una situazione caratterizzata da un forte aumento del costo della vita, non solo confermiamo l’intenzione di procedere con l’aumento richiesto di 435 euro mensili per il 2024 ma vogliamo anticipare entro la fine del 2023 gli incrementi retributivi a valere sul quarto trimestre dell’anno”.


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