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Materiali critici e supply chain sostenibili. Verso un piano italiano

Terza riunione del Tavolo tecnico nazionale sulle materie prime critiche al ministero delle Imprese e a quello dell’Ambiente. Obiettivo: rafforzare il coordinamento tra le parti e delineare una strategia nazionale per assicurarsi il flusso sicuro e sostenibile di materiali. Aiuta l’asse con Parigi e Berlino; ora si guardi a riciclo e sviluppo, anche al G7

Catene di approvvigionamento sostenibili e resilienti per i materiali essenziali per la doppia transizione, ecologica e digitale. Questo il fulcro della riunione svoltasi mercoledì al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presieduta dal suo titolare Adolfo Urso, assieme al collega all’Ambiente e alla Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Era il terzo incontro del Tavolo tecnico nazionale sulle materie prime critiche, alla quale hanno partecipato rappresentanti della Farnesina, del Cnr, Enea, Asi, Istat e Ispra, più quelli di diversi centri di ricerca, consorzi di filiera e associazioni di categoria.

In sottofondo, è in corso il trilogo a livello europeo per chiudere i negoziati sul Critical Raw Materials Act, pensato per aumentare estrazione e raffinazione interne e ridurre l’esposizione a shock esterni. Due giorni fa è stato raggiunto un compromesso, ha spiegato Urso: mancano solo le conferme di Consiglio e Parlamento Ue. In questo ambito, i partecipanti al Tavolo hanno tirato le fila del lavoro svolto in Italia per definire una strategia nazionale in materia, spiega una nota ufficiale Mimit-Mase.

Il ministro delle Imprese ha applaudito il contributo italiano ai negoziati in sede europea, citando l’inclusione dell’alluminio nell’elenco delle materie prime strategiche e i compromessi relativi ai parametri di trasformazione e riciclaggio – settore in cui il Belpaese è leader. Questi risultati positivi possono essere in parte attribuiti alla collaborazione trilaterale di politica industriale tra Italia, Francia e Germania, ha aggiunto Urso.

Il venturo “Critical Raw Materials Act italiano”, oggetto della discussione, sarà un “quadro legislativo di riferimento per la gestione delle materie prime critiche in Italia, conciliando l’obiettivo di riavviare il settore minerario, anche attraverso lo snellimento e la riduzione dei tempi per le procedure autorizzative, con la tutela ambientale”. Ed è urgente ripensare le catene di approvvigionamento, oggi quasi interamente esternalizzate, fin dal loro inizio, ha evidenziato Pichetto Fratin: l’obiettivo è esplorare materiali alternativi e sviluppare tecnologie energetiche più durevoli, riparabili e, non appena possibile, a zero emissioni e riciclabili al 100%.

È proprio il settore del riciclaggio ad offrire nuove opportunità di approvvigionamento, attraverso lo sfruttamento delle cosiddette “urban mines” – i depositi di rifiuti elettronici e simili. Ispirandosi alle migliori pratiche europee, Roma intende proporre misure normative e di governance che incoraggino iniziative e investimenti sostenibili, migliorando al contempo resilienza e redditività delle filiere. A tal fine, il titolare del Mase ha detto che proporrà al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di contribuire con i tecnici italiani all’attuazione del “Piano in cinque punti” sui minerali critici, “sottolineando la necessità di promuovere azioni di cooperazione dei Paesi G7 con i Paesi terzi – con particolare attenzione all’Africa – per promuovere una crescita sostenibile anche grazie al ruolo offerto dalle tecnologie per la decarbonizzazione”.

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