La premier chiama la fase due dell’Ue, per dare “segnali concreti in tempi rapidi”. Sì all’apertura dei negoziati alla Bosnia Erzegovina, piano di azione italo-tedesco e accordo con l’Albania da replicare
Quando Giorgia Meloni fa cenno all’esigenza europea di “ripensarsi per affrontare nuove sfide” il pensiero corre anche ad azioni concrete come l’accordo italo-albanese sui migranti, o al piano di azione italo-tedesco che sarà siglato a Berlino tra qualche giorno. Ovvero, ad una fase del tutto innovativa che tocchi sia la governance dell’Europa, più capace di affrontare emergenze ormai diventate consuetudini (come i flussi), sia le relazioni tra due stati membri che sono le fondamenta del progetto Ue. La tappa croata si inserisce in quel lungo percorso riformatore a cui Bruxelles deve guardare avendo come stella cometa l’Agenda strategica Ue 2024-2029.
Agenda strategica
Prima la cena di lavoro con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme al primo ministro della Repubblica di Croazia Andrej Plenković, al primo ministro della Repubblica di Polonia Mateusz Morawiecki e al primo ministro della Repubblica di Malta Robert Abela, ospiti del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Obiettivo rafforzare le politiche Ue non solo sulla carta, ma nel merito dei dossier maggiormente delicati e decisivi: su tutti immigrazione, rigassificatori, prossime europee.
In secondo luogo l’analisi sul merito delle azioni, come l’accordo con l’Albania sui migranti. La premier italiana rivendica il ruolo di pioniere per Roma, capace di strutturare un’iniziativa innovativa, “intelligente e mi pare che sia stato colto con molto interesse da parte degli altri partner europei, dipenderà dalla nostra capacità di farlo funzionare nel migliore dei modi, penso che possa essere un esempio da replicare”.
Parole che la presidente del Consiglio pronuncia al termine del bilaterale con il primo ministro croato Andrej Plenkovich a Zagabria, legandole con la fase due dell’Ue, chiamata a dare “segnali concreti in tempi rapidi e c’è un importante Consiglio a dicembre”. Il riferimento è all’apertura dei negoziati alla Bosnia Erzegovina.
Fase due dell’Ue
Balcani e Ue sono intrecciati dalla questione relativa all’allargamento: passaggio particolarmente caro al presidente del consiglio, che sin dal suo insediamento ha dedicato molteplici riflessioni al costone balcanico, come anche iniziative mirate quali la conferenza di Trieste. Anche a Zagabria Meloni ha spiegato che Italia e Croazia sono determinate ad andare avanti nel processo di riunificazione: “Siamo d’accordo a fare la nostra parte per convincere anche gli Stati membri più scettici a dare un segnale che è molto importante per i Balcani occidentali anche in rapporto all’accesso dell’Ucraina e della Moldova”, ma senza dare “segnali di corsie privilegiate”.
In questa direzione si colloca il tema delle nuove regole della governance: “Se pensiamo che possiamo rafforzare la nostra competitività e il nostro ruolo strategico senza adeguare le regole della nostra governance alle strategie che ci diamo, rischiamo di sembrare miopi. Ci si rende conto che il ritorno ai vecchi parametri, che altrimenti scatterebbe molto presto, sarebbe esiziale per la nostra economia. Per quel che mi riguarda e per quanto riguarda l’Italia, sono passi ancora insufficienti. Quindi bisogna ancora lavorare molto e di più”.
Roma e Zagabria
Vent’anni sono trascorsi da quando l’ultimo premier italiano ha fatto visita alla Croazia, “una cosa inspiegabile per la vicinanza geografica” con la Croazia “ma non solo”, ha detto. I due Paesi sono “d’accordo su molte questioni” e devono lavorare “in modo sinergico e rilanciare la cooperazione strategica tra i nostri popoli”. C’è stato anche il tempo per incontrare il vicepresidente del Parlamento croato e rappresentante al Sabor della minoranza italiana Furio Radin e i vertici dell’Unione italiana, l’organizzazione unitaria che rappresenta la minoranza italiana in Croazia e Slovenia: si tratta di Maurizio Tremul, presidente dell’Unione italiana, Marin Corva, presidente della giunta esecutiva dell’Unione italiana, Paolo Damarin, presidente dell’Assemblea dell’Unione italiana.
Roma e Berlino
In secondo luogo cementare relazione tra due europilastri: in questo senso si inserisce l’annuncio del piano d’azione tra i governi di Italia e Germania che sarà siglato a Berlino il prossimo 22 novembre in occasione delle consultazioni che i governi dei due Paesi, a cui parteciperanno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz. Secondo le anticipazioni fornite dall’ambasciatore tedesco in Italia, Hans-Dieter Lucas, in un contesto internazionale “particolarmente difficile”, verranno analizzate tematiche come la cooperazione energetica, le infrastrutture, l’industria della Difesa, le riforme europee, il clima, l’Africa, con focus sulla migrazione.
Previsto anche un business forum promosso dalle Confindustrie italiana e tedesca tarato su infrastrutture e decarbonizzazione. Non sarà un trattato, come quello del Quirinale siglato tra Francia e Italia, ma un accordo ad ampio spettro con alcune le linee guida concrete per affrontare in modo pragmatico questioni specifiche.