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Infanzia, abbattiamo il muro del silenzio. Le proposte del Garante

“Nessun bambino dovrebbe mai subire violenza. Né fisica, né psicologica”, questo il messaggio dell’Autorità garante nella Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, quest’anno dedicata alla violenza, dal titolo “Vincere il silenzio”. Ecco chi c’era e cosa è stato detto all’evento tenutosi il 20 novembre presso l’Auditorium dell’Ara Pacis

Quale futuro per un’umanità che non tutela i minori? Maltrattamenti e abusi, corpi violati e anime ferite, sono la negazione primaria di ogni diritto. Dal diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, alla dignità e alla salute. La violenza su un minore è un male che si insinua nelle relazioni e incrina il tempo futuro. Un’inaccettabile offesa non solo per le vittime ma per tutta la società. Consumata anche in famiglia, è una “memoria” amara per individualità in crescita che memorizzano fragilità, sfiducia e, in definitiva, infelicità, per l’intera esistenza.

Una violenza trasversale, perpetrata in ogni contesto sociale e culturale. Piaga con elevato costo sociale, in quanto fattore di rischio per la salute e il benessere, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Una violenza di cui, tuttavia, non si parla abbastanza. Steccati di indifferenza alimentano, dunque, invisibili sofferenze e solitudini.

“Nessun bambino dovrebbe mai subire violenza. Né fisica, né psicologica”. È il messaggio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA), Carla Garlatti, nella Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, quest’anno dedicata alla violenza, dal titolo “Vincere il silenzio”.

All’evento, tenutosi il 20 novembre presso l’Auditorium dell’Ara Pacis, hanno partecipato Maria Teresa Bellucci, vice ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Maria de Luzenberger, procuratrice della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, Vittorio Rizzi, vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie e Stefania Losi, pediatra, coordinatrice del servizio GAIA dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze. Ha moderato Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera.

All’evento, accompagnato da illustrazioni di Andrea Ucini, sono state proiettate immagini del film “Mia” del regista Ivano De Matteo, intervenuto con la sceneggiatrice Valentina Ferlan e la psicologa e psicoterapeuta Lucia Beltramini per spiegare, con l’occhio della cinepresa, la violenza, l’isolamento e il controllo e le possibili conseguenze estreme in età minorile.

Un’interessante giornata di lavoro promossa da AGIA nel museo romano, per riflettere sul delicato tema da varie prospettive e mettere bambini e adolescenti al centro dell’agenda politica.

Una disamina di dinamiche familiari e personali, rischi del mondo “virtuale” con vittime “reali”, dati disponibili e carenza di banche dati, normative e azioni giudiziarie, iniziative operative vissute “sul campo” e storie di riscatto. Per affrontare “un dolore da maneggiare con cura”, come ha affermato Vittorio Rizzi, e condividere proposte concrete dell’Autorità garante riaffermando i diritti dei minori, i più vulnerabili tra le vittime, come stabilito dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, ratificata dall’Italia con legge sin dal 1991.
Famiglie, scuole, luoghi di aggregazione. Quale luogo può essere considerato sicuro, per un minore?

La violenza “esercitata per presunti fini correttivi, è ancora oggi considerata accettabile in molte realtà familiari. Uno schiaffo non è mai uno strumento educativo: generare timore e umiliazione non significa educare”, ha affermato Carla Garlatti.

La più subdola minaccia si annida, spesso, dove il minore dovrebbe essere maggiormente tutelato per una crescita sana e serena. L’Autorità Garante propone che sia richiesto il certificato del casellario giudiziale, a prescindere dall’esistenza di un rapporto di lavoro, per chi opera accanto ai minori in centri di aggregazione, oratori, palestre, campi da gioco, associazioni, luoghi di ritrovo, campi estivi, escludendo dalle attività gli autori di precedenti condotte di reato a sfondo sessuale.

Una violenza non sempre riconoscibile. Una sofferenza, spesso, difficile da svelare. Il primo passo, secondo Garlatti, è, dunque, l’ascolto qualificato, con competenza e sensibilità specifica. Linee guida e procedure semplificate di denuncia e protezione per i denuncianti, obbligo di segnalazione per chiunque verifichi atti di violenza, sono le proposte dell’Autorità.

La violenza di genere riguarda anche coppie di adolescenti. Un fenomeno, teen dating violence, dalle forme subdole e non riconosciute come violente dagli stessi protagonisti. Isolamento, gelosia, richieste sessuali, controllo di cellulare e condizionamenti su abbigliamento e comportamenti, a volte sottovalutati. Uno studio condotto in Friuli-Venezia Giulia, riferisce Garlatti, evidenzia che più di una ragazza su dieci di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha già avuto un’esperienza di violenza nella coppia.

La prevenzione è obiettivo prioritario. Un cambiamento culturale non può prescindere dalla formazione, a partire dalla scuola primaria, sottolinea Garlatti. Proposta già avanzata, afferma, in occasione dell’8 marzo 2021, pochi mesi dopo l’insediamento nell’incarico. Mentre è in partenza, in via sperimentale presso le superiori ma previsto sin dalla scuola primaria, un progetto del Ministro dell’istruzione e merito, Giuseppe Valditara, con iministri della famiglia Eugenia Roccella e della cultura Gennaro Sangiuliano, per “educare alle relazioni” e al rispetto, contro violenza e discriminazioni nei confronti delle donne.

“La scuola non è solo preparazione alla vita. È vita essa stessa”, ricorda il filosofo John Dewey. Mediatrice tra società e fanciullo.
Realizzazione di un sistema nazionale per la raccolta dei dati, istituzione di centri antiviolenza in rete con i servizi già esistenti e, guardando al modello spagnolo, adozione di una normativa unitaria attualmente frammentata, sono, inoltre, le proposte dell’Autorità. Una legge organica per contrastare la violenza nella famiglia e nella scuola, nello sport e nel mondo web, da monitorare nella sua applicazione da esperti, presso la stessa AIGA.

Minori, spesso, visti come minaccia per la società. Le analisi parlano di disagio giovanile, disturbi mentali e dispersione scolastica. Ma, soprattutto, di criminalità.

Secondo il rapporto 2010-2022 della Direzione centrale della polizia criminale, la criminalità minorile, in Italia, è sempre più caratterizzata da violenza. Crimini cresciuti del 15,34% dal 2010, con “episodi che dimostrano la totale assenza di empatia nei confronti della vittima”. Reati sessuali, lesioni, rissa e rapine, omicidi. In crescita, in particolare, la violenza sessuale di gruppo in cui minori sono autori (67%) e, drammaticamente, anche vittime di reati a sfondo sessuale (89%).

Allarme, nel report, per uso distorto dei social che “possono essere utilizzati per reclutare o radicalizzare giovani in attività criminali o estremiste”.

Cresce sempre più la coscienza critica delle istituzioni, delle associazioni e della società civile sul drammatico fenomeno della violenza. Ma il “silenzio” è un muro da abbattere e può aprire varchi per rancore sociale e aggressività, nella sofferenza subìta. Questure e Carabinieri sono impegnati, da tempo, nell’ascolto “protetto”, in luoghi idonei di sostegno e supporto, di vittime minori di soprusi e maltrattamenti.
Infanzie rubate e privazione di affetti oscurano un mondo di gioia, riproponendo ogni giorno la ferita della violenza.

È tempo di educare ai sentimenti e le emozioni per combattere fragilità, solitudine, egoismo e il silenzio del cuore. In mancanza di progetti affettivi ed educativi, intolleranza, insofferenza, violenza possono essere, infatti, la drammatica risposta.

Il rispetto, la capacità di accettare la sconfitta, sono valori e diritti universali da condividere, sin dall’infanzia, nella certezza e con la forza di riferimenti affettivi da ritrovare nel mondo degli adulti. È la speranza di cambiamento per una società che, senza giovani e senza futuro, appare irrimediabilmente sconfitta.

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