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Primo monitoraggio ambientale firmato Inwit-Legambiente. Un paradigma per il futuro

Foto evento Invwit e Legambiente

Il report sulla qualità dell’aria in alcuni comuni dell’Appennino centrale è la dimostrazione di come la collaborazione tra pubblico e privato possa aiutare a fugare i dubbi e difendere l’ambiente grazie alla tecnologia. Il sottosegretario Butti: “Tali infrastrutture rivestono un ruolo cruciale nella trasformazione digitale. Fungono anche da abilitatori per numerose tecnologie innovative”

Un nuovo modello di progettualità territoriale, basato sulla collaborazione tra enti istituzionali, aziende private e associazionismo, per fugare le paure e abbracciare lo sviluppo. Il primo mese di monitoraggio ambientale condotto da Inwit, primo tower operator italiano, e da Legambiente non mostra solamente risultati incoraggianti per la qualità dell’aria nei comuni dell’Appennino centrale, ma anche un modo efficiente per utilizzare al meglio i nuovi strumenti a disposizione. Molto spesso vediamo infatti “tecnologia e ambiente come due mondi contrapposti che non possono unirsi, ma grazie a questo protocollo non è più così”, ha dichiarato Salvatore Deidda, presidente della IX Commissione alla Camera dei Deputati, durante l’evento di presentazione dei risultati organizzato a Pescasseroli. Si è svolto alla presenza di Michelangelo Suigo, direttore relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità Inwit, Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità Legambiente, Giovanni Cannata, presidente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, direttore Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Maurizio Dionisio, direttore generale Arta Abruzzo, Giancarlo Ranalli, professore del dipartimento Bioscienze e territorio, Università degli studi del Molise, Giuseppe Sipari, sindaco di Pescasseroli, Antonio Di Santo, presidente della Comunità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e sindaco di Opi.

Come dichiarato da Deidda, trattasi di “un compromesso tra le posizioni”, celebrato in occasione dei 100 anni del Parco Nazionale d’Abruzzo, di chi nutre dubbi (ambientalisti) e chi invece chiede più coraggio (aziende), nonostante questo comporti conseguenze rischiose. Il dibattito sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici è stato caratterizzato dallo scetticismo soprattutto degli ambientalisti e dei partiti verdi, ma è stata la scienza ad avere l’ultima parola. “Tali infrastrutture rivestono un ruolo cruciale nella trasformazione digitale, perché non sono soltanto parte integrante dell’ecosistema 5G ma fungono anche da abilitatori per numerose tecnologie innovative come quelle, ad esempio, impiegate nel monitoraggio della qualità dell’aria”, ha spiegato in un videomessaggio il senatore Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio. Anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, non ha potuto prender parte all’evento ma ha espresso in una lettera il suo entusiasmo per il progetto.

I dati d’altronde parlano molto chiaramente. I comuni di Picinisco (Frosinone), Pescasseroli, Roccaraso e Civitella Roveto (L’Aquila) hanno registrato valori medi delle polveri sottili (Pm10), di particolato fine (Pm2.5) e biossido di azoto (No2) in linea con gli standard normativi, nonostante ci siano particolarità specifiche. Si passa per esempio dai 21 microgrammi su metro cubo di polveri sottili riscontrati a Picinisco ai 29 di Civitella Roveto, fino ai 45 di Pescasseroli. Per il particolato fine, la media si attesta sui 13 micogrammi/metro cubo, frutto dei 15 riscontrati a Civitella Roveto e ai 9 di Picinisco. Il biossido di azoto rilevato a Roccaraso (45 microgrammi/metro cubo) e a Civitella Roveto (72) andrà tenuto sotto osservazione: a pesare è soprattutto il traffico stradale di mezzi pesanti, specie quelli a gasolio, e il riscaldamento domestico.

Il fatto che il monitoraggio sia stato effettuato in Abruzzo non è casuale. Qui vivono specie protette e che rischiano l’estinzione, come l’orso, simbolo regionale. Per evitare il peggio, la tecnologia deve essere vista come un alleato e non come un ostacolo. Il monitoraggio, sebbene comporti un inevitabile impatto sul territorio (non per forza del tutto negativo), serve proprio per basarsi su numeri certi, poco fraintendibili, e su cui improntare le risposte.

“Per fronteggiare l’inquinamento atmosferico, tutelare la biodiversità e raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Strategia dell’Ue al 2030 è importante mettere in campo interventi trasversali e integrati di gestione del territorio che coinvolgano amministrazioni, comunità locali e aree protette”, ha spiegato Antonio Nicoletti di Legambiente. “Su questo occorre accelerare il passo per far sì che le aree interne, dove al momento si registra una buona qualità dell’aria in linea con i valori normativi, si trovino preparate nel momento in cui i valori suggeriti dall’Oms entreranno in vigore”, ha aggiunto.

Gli ha fatto eco Michelangelo Suigo, di Inwit, che ha posto l’accento sulle torri “digitali, condivise e capillari” realizzate dalla sua azienda. “Sono infrastrutture in grado di ospitare anche tecnologia IoT e abilitare servizi innovativi, con impatti decisivi in ogni settore. Il progetto di monitoraggio della qualità dell’aria nei Parchi e nelle aree protette rappresenta pienamente l’integrazione della sostenibilità del nostro business, con l’obiettivo di creare valore per i territori e le comunità coinvolte. L’obiettivo di questo monitoraggio ambientale”, ha concluso, “è creare una base di dati a lungo termine sulla qualità dell’aria, al fine di favorire l’identificazione e segnalazione di eventuali elementi di attenzione nelle zone interessate, stimolando l’adozione di misure correttive”.

I comuni fin qui interessati dal monitoraggio non resteranno un unicum. Proprio i risultati positivi dell’analisi hanno spinto Inwit e Legambiente a cominciarne di ulteriori: da fine ottobre a Pettorano sul Gizio, sempre in provincia dell’Aquila, mentre è in fase di avvio quello a Sant’Eufemia A Maiella (Pescara). “Credo”, ha concluso il sottosegretario Butti, “sia essenziale assicurare che le infrastrutture digitali possano essere sviluppate in modo efficace, tempestivo e sostenibile senza lasciare indietro nessuno e questo progetto è una chiara dimostrazione di innovazione e tecnologia impiegate per favorire la sostenibilità e lo sviluppo di queste soluzioni innovative, indispensabili per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per realizzare nuovi modelli urbani e rurali in grado di affrontare le attuali sfide, come ad esempio quella del cambiamento climatico”.

 


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