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Così Mosca usa l’arma ibrida dei flussi migratori contro la Finlandia

La decisione del governo finlandese di chiudere i propri confini segue un aumento importante nel numero di richiedenti asilo. Aumento che sembra essere stato sostenuto da Mosca. Secondo un copione già visto in passato

Martedì il primo ministro finlandese Petteri Orpo ha annunciato la chiusura totale dei confini tra il suo Paese e la Federazione Russa, in seguito ad una rapida impennata nel numero di richiedenti asilo arrivati proprio dal territorio della Federazione. La chiusura del confine per due settimane entrerà in vigore tra, oggi, mercoledì 29, e giovedì 30, e rimarrà in vigore fino al 13 dicembre. Già nella scorsa settimana le pressioni di Helsinki sulla questione migratoria avevano spinto l’agenzia europea Frontex a dispiegare in loco personale ed equipaggiamento con lo scopo di potenziare le attività di sorveglianza lungo le frontiere.

Una dinamica considerata dalla leadership occidentale tutt’altro che spontanea. “Il fenomeno visto al confine nelle ultime settimane deve essere fermato. Non si tratta solo del numero di persone, ma del fenomeno stesso. Questa è un’attività di influenza della Russia, e noi non l’accettiamo” ha commentato Orpo durante una conferenza stampa. Poche ore prima, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aveva accusato la Russia di usare la migrazione come strumento di pressione sulla Finlandia: “La Nato è solidale con il nostro alleato Finlandia”, ha dichiarato Stoltenberg.

Le parole dei due leader occidentali sono un chiaro riferimento ad un pattern ben definito seguito in più occasioni da Mosca all’interno del processo di conduzione dell’hybrid warfare. In un articolo di pochi giorni fa Edward Lucas, non-resident senior fellow del Center for European Policy Analysis, ha delineato tanto le logiche dietro questo tipo quest’azione quanto l’efficacia della stessa.

Azione volontaria confermata da prove. Alla fine della scorsa settimana, il quotidiano finlandese Iltalehti ha riferito che le ambasciate russe hanno iniziato a rilasciare visti a persone provenienti dal Corno d’Africa per entrare in Russia e poi proseguire il viaggio verso il confine finlandese con l’aiuto dei servizi di sicurezza di Mosca. I fatti riportati da Iltalehti sono stati ovviamente smentiti dal Cremlino, mentre il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che una precedente decisione presa dalla Finlandia di chiudere una serie di posti di blocco al confine con la Russia è “inequivocabilmente” provocatoria.

Il richiamo a quanto avvenuto nel 2021 è abbastanza immediato. Già allora, Mosca aveva sfruttato la questione migratoria per causare tensioni all’interno del blocco occidentale (mentre si stava preparando l’invasione dell’Ucraina), accumulando migliaia di migranti diretti verso l’Europa al confine tra Bielorussia e Polonia. In quell’occasione la stessa Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen si era esposta accusando il Cremlino di star organizzando un “attacco ibrido”.

Un episodio che è rimasto impresso nella memoria dei policy-makers europei e stranieri. E per evitare che la Russia impiegasse lo strumento migratorio come arma ibrida nei propri confronti, soprattutto dopo l’effettiva adesione all’Alleanza Atlantica, nell’aprile di quest’anno Helsinki ha deciso di avviare la costruzione di una recinzione lungo i 1.300 chilometri di frontiere che dividono il territorio finlandese da quello russo.

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