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Payback, le imprese respirano (per ora). Ora caccia del governo ai fondi

Lo stop del Tar del Lazio rimanda ogni possibile svolta al prossimo anno. Bisognerà attendere mesi prima che la Consulta sblocchi o meno l’empasse. Nel mentre il governo ha l’occasione di disinnescare per sempre una mina che può valere 8 miliardi

Per essere una boccata di ossigeno, lo è. Anche se, a volerla dire tutta, il problema non è risolto. Le imprese biomedicali, che devono alle Regioni non meno di otto miliardi sotto forma di payback se si sommano i periodi 2015-2018 e 2019-2022, almeno per il momento non dovranno tirare fuori nemmeno un euro. E questo perché il Tribunale amministrativo del Lazio ha sollevato una questione di legittimità costituzionale in merito al payback, il meccanismo per cui le aziende sia biomedicali, sia farmaceutiche, sono chiamate a concorrere al ripiano dei deficit sanitari creati dalle politiche regionali in tema di salute.

Una norma, nata nel lontano 2013, che le imprese del settore non hanno mai digerito, tanto da chiederne da tempo la sua abrogazione. La questione, come raccontato in più occasioni da Formiche.net, è stata presa a cuore da Fratelli d’Italia e dalla maggioranza, ancora alla ricerca di una soluzione strutturale al problema che disinneschi una mina capace di creare non poche difficoltà all’intero sistema biomedicale. Ma i conti pubblici e un deficit troppo alto nel 2024, al momento sembrano chiudere gli spazi di manovra a un possibile innalzamento dei tetti di spesa delle regioni, che nei fatti sterilizzerebbe il disavanzo, chiamando fuori causa le imprese stesse, lasciando il posto solo ad alcune proroghe delle scadenze dei versamenti.

Nelle more però, sono partiti i ricorsi delle aziende, davanti alla giustizia amministrativa. Anche perché un conto sono i due miliardi dovuti per il triennio 2015-2018, un conto sono i sei miliardi del periodo successivo, su cui ha impattato notevolmente la pandemia. Ora, la sentenza del Tar ferma l’orologio dei rimborsi. Il Tar del Lazio ha fatto notare come “le scelte legislative potrebbero risultare irragionevoli sotto molteplici profili” sollevando “la questione di legittimità costituzionale della normativa relativa al payback dei dispositivi medici”. Secondo fonti consultate da Formiche.net, i tempi sono destinati ad allungarsi.

La pronuncia della Consulta non arriverà prima di otto-dieci mesi, il che vuol dire che per diverso tempo nulla si muoverà. Il governo proverà a trovare la quadra sull’innalzamento dei budget regionali, ma è abbastanza probabile che occorra attendere il prossimo Documento di economia e finanza, il prossimo aprile. Per il momento le imprese hanno di che brindare.

“La sentenza del Tar del Lazio riprende esattamente quello che dicevamo, le aziende sono un valore da non distruggere e sostiene la nostra posizione su una norma folle. Il Tar mi rende orgoglioso di essere italiano. Ora tecnicamente è tutto rimandato alla Corte Costituzionale e per il momento la norma sul payback è sospesa”, ha chiarito Massimiliano Boggetti, presidente Confindustria dispositivi medici. “Spero che il governo non voglia fare opposizione ma capisca che, come avevamo spiegato, è una norma illegittima. Il Tar l’ha solo messo nero su bianco”.


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