Le parole del ministro Tajani al vertice su Gaza contribuiscono da un lato a chiarire ogni equivoco ideologico e dall’altro a presentare il contributo italiano alla guerra: una nave-ospedale logistica, l’invio di un ospedale da campo, la disponibilità ad accogliere bambini palestinesi. De Meo (FI): “Il dialogo unico modo per costruire una pace giusta, una pace duratura, una pace che veda tutti nelle condizioni di poter avere pari dignità e pari diritti”
Siamo amici di Israele e dei palestinesi, ma nemici di Hamas. Così il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha tarato il suo intervento alla Conferenza internazionale sugli aiuti ai civili palestinesi della Striscia, promossa dal presidente Emmanuel Macron a Parigi. Un’occasione per mettere a punto sia le strategie più immediate legate agli aiuti umanitari, sia per capire se esiste un punto di incontro tra i macro player (e anche i meno macro) che guardano con preoccupazione al conflitto in corso: ai numeri inquietanti di morti, feriti e rapiti si somma una riflessione sui riverberi geopolitici della guerra in tutta l’area che va da Gibilterra al Caucaso.
Il ruolo italiano
L’Italia è pronta a fare la sua parte con aiuti sanitari e civili, ha assicurato Tajani: il riferimento è ad una nave-ospedale logistica, all’invio di un ospedale da campo, alla disponibilità ad accogliere in Italia bambini palestinesi bisognosi di cure e di interventi urgenti. “È imperativo proteggere tutti i civili in ogni momento, nel rigoroso rispetto del diritto umanitario internazionale”, ha detto il ministro a Parigi, insistendo sulla necessità di distinguere tra Hamas, che ha la “responsabilità chiara” dell’escalation militare in corso e la popolazione dell’enclave.
Si tratta del primo Paese che interviene sul piano umanitario dopo il lo scoppio del conflitto, come spiegato anche dalla sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti: nel merito lo sforzo italiano comprende Nave Vulcano della Marina militare, dotata dell’ospedale Role2, attualmente in navigazione da Civitavecchia verso la Striscia di Gaza. Segue il primo intervento già realizzato dall’Aeronautica militare che ha trasportato nei giorni scorsi materiali e generi alimentari alla popolazione palestinese. In aggiunta a ciò, ecco che altre due navi della Marina militare sono in navigazione, pronte ad intervenire per evacuare i civili.
Hamas peggior nemico dei palestinesi
Il punto nevralgico della questione secondo Tajani è che Hamas “è un’organizzazione terroristica, il peggior nemico dei palestinesi. E noi siamo amici di Israele e dei palestinesi, mentre siamo nemici di Hamas”. Inoltre Hamas e “la sua ideologia fanatica non rappresentano la popolazione palestinese, la nostra posizione deve riflettere questo fatto in modo inequivocabile”.
Si tratta di un ragionamento valido sia per l’interno, con quelle frange estremiste che non condannano Hamas (“ma questo rappresenta un grave errore, è come non condannare le Br durante gli anni 70″), sia per l’esterno con alcuni governi che sono paradossalmente giustificazionisti, come il caso di quello turco.
Per cui non potrà esserci un cessate il fuoco fino a quando ancora Hamas proseguirà nei suoi attacchi missilistici su Israele “perché non possiamo non preoccuparci della popolazione civile israeliana”. È evidente a tutti che l’obiettivo finale è la pace ma è altrettanto evidente che il vantaggio della pausa umanitaria è quello di consentire di mettere in salvo persone attraverso corridoi umanitari. In questo senso spicca lo stanziamento da 100 milioni di euro della Francia a Gaza, annunciato da Macron.
Il commento di De Meo a Formiche.net
L’Italia sta svolgendo un ruolo importante e cruciale, spiega l’europarlamentare di Forza Italia Salvatore De Meo a Formiche.net, secondo cui fin dal primo giorno del conflitto si è mossa in tutte le direzioni proprio per creare condizioni di dialogo, di pace e di estrema condanna di Hamas, che evidentemente è il primo nemico dei palestinesi e degli israeliani. “La nave partita da Civitavecchia rappresenta l’ennesima iniziativa autonoma dell’Italia che ha voluto dare anche probabilmente un segnale ad altri Paesi europei che stanno valutando di fare mosse analoghe proprio per supportare la popolazione tutta, innocenti che evidentemente stanno vivendo un momento drammatico. Ed è su questa strada che l’Italia deve continuare a tessere relazioni con i Paesi arabi proprio per far sì che si prodighino proprio per arrivare ad un cessate il fuoco, ad una pausa umanitaria il prima possibile, per creare condizioni di sicurezza per gli ostaggi e per tutti gli innocenti che sono stati travolti da questo dramma umano”.
E aggiunge: “Tale tragedia nasce da una volontà di Hamas di non creare mai quel dialogo verso cui si stava lavorando e che si bisogna ritornare a costruire: l’unica soluzione è quella di due popoli e due Stati, per cui in questo schema l’Italia è centrale e continuerà ad avere un ruolo importante vista la sua autorevolezza anche quando il ministro Tajani e il primo ministro Meloni vanno a considerare quelle che sono le nostre posizioni strategiche al fine di creare quella sinergia con tutti gli altri partner nazionali e internazionali”.
Il ruolo di Egitto e Turchia
Vi sono state però, anche a Parigi, posizioni apertamente anti israeliane, come le dichiarazioni di oggi dell’Egitto e di ieri della Turchia. “I Paesi arabi stanno evidentemente anche utilizzando questo conflitto per ritornare a rivendicare una priorità rispetto ad altri – sottolinea De Meo – quindi l’Egitto, la Turchia e il Libano stanno cercando in questo momento di posizionarsi e questo dobbiamo evitarlo nella maniera più assoluta, per non arrivare ad un’escalation che sarebbe il punto di non ritorno. So per certo che lo stesso ministro Tajani nelle sue missioni ha cercato proprio di creare un clima di distensione e di rassicurazione per evitare che in quella parte del mondo possa riaccendersi un focolaio che sarebbe poi difficile spegnere. Noi dobbiamo avere questa capacità di dialogare costantemente, perché è l’unico modo per costruire una pace giusta, una pace duratura, una pace che veda tutti nelle condizioni di poter avere pari dignità e pari diritti”.
Verso il G7 a guida italiana
Ucraina prima e ora Gaza, sulla strada he porta verso il G7 italiano ci sono di fatto due conflitti. Come percorrerla al meglio? “Che sia una strada complessa e difficile ne siamo consapevoli, ma all’altezza di quello che è il ruolo dell’Italia che ritorna soprattutto negli ultimi tempi ad essere centrale in Europa, così come in tutta la scena internazionale. È un appuntamento al quale non faremo mancare la nostra autorevolezza perché possa uscirne ancora più forte non solo l’Italia ma tutta la comunità internazionale. Sapremo anche che in quel contesto trovare condizioni di dialogo e di sviluppo complessivo, anche al fine di creare delle condizioni di stabilità che possano essere base per garantire anche uno status diverso per tutti i residenti. Sono molto fiducioso che il G7 sarà una grande occasione per l’Italia”, conclude.