La cosiddetta Operazione Doppelganger non si ferma e si adatta alla crisi in Medio Oriente, dimostrando capacità avanzate, compreso l’utilizzazione dell’Intelligenza artificiale e deep fake
Una campagna di disinformazione, già collegata alla Russia e ribattezzata Operazione Doppelganger, ha intensificato recentemente gli sforzi per diffondere notizie false sul conflitto in corso tra Israele e Hamas, come riportato dal giornale israeliano Haaretz e da alcuni ricercatori esperti di disinformazione. La campagna, inizialmente scoperta in Francia e collegata a entità russe, dimostra ora avanzate capacità tecnologiche. Un esempio: l’Intelligenza artificiale per amplificare la sua rete di account falsi. È la prima volta che reti collegate al Cremlino orchestrano disinformazione sul conflitto attuale tra Israele e Hamas.
La campagna Doppelganger, partita un anno fa come rivelato dal Digital Forensic Research Lab dell‘Atlantic Council, ha riproposto la sua specialità, quella di replicare i siti web di testate giornalistiche molto note. L’ha fatto con i francesi Le Monde, Le Figaro e Le Parisien, i tedeschi Der Spiegel, Süddeutsche Zeitung, Die Welt e Bild, gli israeliani Mako e Liberal, l’americano Jewish Journal. L’intento è sempre lo stesso: alimentare tensioni e divisioni nel fronte avversario. In questo caso, alimentare l’antisemitismo e minare il sostegno a Israele.
Le narrazioni della campagna di disinformazione è condotta in inglese, tedesco, francese ed ebraico e diffusa su diverse piattaforme, tra cui X (già Twitter), Telegram, Facebook e YouTube. Sull’ex Twitter, in particolare, sfrutta alcune novità recenti, come l’eliminazione dei meccanismi anti-disinformazione come i badge. Un aspetto notevole è l’uso di Intelligenza artificiale e deep fake. I ricercatori hanno scoperto oltre 6.000 account che generano più di 27.000 post sulla guerra, con l’Intelligenza artificiale utilizzata per scrivere testi in diverse lingue per i tweet. La campagna ha anche promosso un video deep fake che raffigura un soldato israeliano invitare gli ucraini a unirsi alle forze armate di Israele.
Questo rapporto ribadisce i rischi legati a queste tecnologie, in grado di generare disinformazione e mettere in campo campagna di influenza a basso costo e alta resa. Allarmi recentemente lanciati anche dall’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza nel suo ultimo rapporto annuale in cui ha suonato la sveglia in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo e dal National Cyber Security Centre, la struttura britannica per la sicurezza informatica incardinata all’interno del Government Communications Headquarters, agenzia per la signals intelligence, nell’ultima relazione annuale.
Per comprendere le potenziali minacce, ha spiegato recentemente Sir Alex Younger, già capo di MI6, è fondamentale riconoscere che la sfida è asimmetrica: “Agli autocrati non interessa la verità. Al contrario, è un rischio. Per questo la disinformazione non è un problema in Cina. Lì il governo dice cos’è vero e cosa no. In Occidente, la verità è una parte fondamentale del nostro dibattito, quindi minarla rappresenta una particolare vulnerabilità. L’Intelligenza artificiale può essere il punto in cui questa viene industrializzata così da rappresentare un vero e proprio grattacapo” per la tenuta delle nostre società.
Blueticks are claiming this shows a former Ukrainian soldier urging others to leave to join the IDF
Person in the video claims their voice has been dubbed over. From their online presence it seems they have been in Israel since at least 2017. No visible connection to Ukraine. pic.twitter.com/IrbBEGexyW
— Sam Doak (@SamDoak5) November 2, 2023