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IA, il caso dello scienziato cinese finanziato dal Pentagono

Il governo americano ha erogato almeno 30 milioni di dollari in sussidi federali per le ricerche di Song-Chun Zhu, che oggi è in prima linea con Xi e il partito-Stato nella corsa allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. Un episodio che riaccende il dibattito sulla cooperazione scientifica con Pechino

Il governo degli Stati Uniti ha erogato almeno 30 milioni di dollari in sussidi federali per le ricerche di Song-Chun Zhu, uno scienziato che ritiene l’Intelligenza Artificiale come la bomba atomica per la sua importanza militare e che oggi è in prima linea nella corsa della Cina allo sviluppo di questa tecnologia. A rivelarlo è Newsweek.

Lo scienziato è stato direttore di un centro pionieristico sull’Intelligenza Artificiale dell’Università della California Los Angeles. Il Pentagono ha continuato a erogargli i finanziamenti pubblici anche quando aveva dato vita a un istituto parallelo vicino a Wuhan, ha occupato una posizione in un’università di Pechino il cui obiettivo principale è sostenere la ricerca militare cinese e si è unito a un “piano di talenti” del Partito comunista cinese i cui membri hanno il compito di trasferire conoscenze e tecnologie in Cina.

Il contesto accademico degli Stati Uniti, noto per la sua apertura alla collaborazione internazionale, ora si trova di fronte a una serie di complessità che trascendono i confini della pura ricerca scientifica. Un’indagine recente ha sollevato preoccupazioni sull’innovazione tecnologica in Cina e sulle sue possibili implicazioni militari, suscitando un dibattito significativo riguardo alla connessione tra lo sviluppo scientifico e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale.

Al centro di tale discussione si pone il ruolo di figure chiave come Zhu, il cui contributo nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale non solo solleva interrogativi sulla collaborazione tra nazioni rivali, ma evidenzia anche l’interesse strategico e militare legato a tali progressi tecnologici. Le sue affermazioni esplicite sull’importanza dell’IA possono essere paragonate alla “bomba atomica” nel campo dell’informatica, innescando una corsa all’innovazione in un settore con implicazioni cruciali sia in termini militari che economici.

Mentre gli esperti occidentali rimangono preoccupati per i rischi legati all’intelligenza artificiale generale, la Cina, guidata da Xi Jinping, sta perseguendo attivamente un ruolo di leadership in questo campo. Le connessioni di Zhu con istituti di rilievo nel settore dell’IA in Cina evidenziano il legame stretto tra lo sviluppo tecnologico e gli obiettivi militari e di governance del Paese asiatico.

Negli Stati Uniti, al fine di preservare il proprio vantaggio tecnologico e di sicurezza, sono state avviate misure restrittive nei confronti dei ricercatori cinesi. Queste azioni includono il divieto per studenti laureati con legami militari cinesi, restrizioni sul trasferimento di tecnologia e l’ultimo ordine esecutivo di Biden, finalizzato a garantire la leadership statunitense nella tecnologia, alzando parallelamente gli standard di sicurezza.

La Cina ha costantemente respinto le accuse di furto tecnologico, nonostante la rete di intelligence Five Eyes abbia espresso preoccupazioni sull’ampia estrazione di tecnologia da parte cinese. Questo solleva dubbi sulla leadership degli Stati Uniti e dell’Occidente nella scienza e nell’innovazione, evidenziando la necessità di affrontare le minacce di potenziali falle nel sistema di ricerca.

Ulteriori complicazioni emergono dai casi di ritorno in Cina di altri ricercatori di alto profilo, suscitando preoccupazioni riguardo alle loro affiliazioni non dichiarate e al possibile trasferimento non autorizzato di tecnologia. Questi casi sollevano interrogativi sulla trasparenza nelle fonti di finanziamento, nelle affiliazioni e nei brevetti stranieri all’interno della ricerca, generando dubbi sugli ingenti investimenti statunitensi e sulla potenziale perdita di tecnologia a favore di nazioni concorrenti.

La carriera di Zhu diventa un esempio del delicato equilibrio tra i vantaggi della collaborazione internazionale e i rischi per la sicurezza nazionale nell’ambito della ricerca.

In conclusione, il dibattito attuale sottolinea l’importanza di una rigorosa supervisione e di una stretta collaborazione con le forze dell’ordine per affrontare le minacce alla sicurezza derivanti dalle collaborazioni di ricerca. È evidente che il panorama della ricerca scientifica e tecnologica si trova in una fase cruciale, in cui la trasparenza, la sicurezza nazionale e la collaborazione internazionale devono trovare un equilibrio per preservare l’innovazione senza compromettere la sicurezza globale.

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