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Semiconduttori e sicurezza dell’Indo Mediterraneo. Il patto tra India e Ue (pensando alla Cina)

Bruxelles e New Delhi pensano al rafforzamento della partnership anche in ottica strategica: nuove catene di approvvigionamento per i semiconduttori (dove l’India coinvolge anche Taiwan) e sicurezza congiunta lungo l’asse dell’Indo Mediterraneo

L’India e l’Unione Europea hanno firmato venerdì 24 novembre un memorandum d’intesa sui semiconduttori che contribuirà a costruire una “solida catena di approvvigionamento” e a sostenere l’innovazione. Il memorandum d’intesa è stato siglato durante una “telefonata di bilancio” tra i leader europei e indiani del Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC). In base a questo protocollo d’intesa, l’India e l’Ue dovrebbero “condividere esperienze, buone pratiche e informazioni sui nostri rispettivi ecosistemi di semiconduttori; identificare aree di collaborazione nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione tra università, organizzazioni di ricerca e imprese”, spiega l’Unione europea in un comunicato stampa.

I semiconduttori, che guidano il mondo digitale, sono emersi come un bene strategico, soprattutto nel periodo post-Covid, quando la diversificazione dalle catene di approvvigionamento ha preso piede, in particolare nell’Indo Pacifico tanto quanto in Europa. L’accordo di venerdì dovrebbe aiutare l’India ad allinearsi maggiormente con l’Ue – e con gli Stati Uniti – sul futuro dell’industria dei semiconduttori. Tutto va letto con la lente del de-risking: il concetto delineato dalla Commissione europea e ormai inglobato anche nelle visioni strategiche americane, è frutto dell’esperienza della pandemia e della guerra russa in Ucraina e mira a costruire supply chain resilienti e maggiormente indipendenti da attori rivali come Russia e Cina.

Il momento della decisione

In particolare, la decisione riguardo i semiconduttori diventa particolarmente interessante se inserita nel contesto temporale. Tra meno di due settimane, i vertici di Cina e Ue si vedranno (a Pechino) per una radiografia dei rapporti. Bruxelles arriva al vertice con un accordo di valore strategico – seppure ancora di contenuti limitati – che viaggia sull’onda dell’aumentare la sicurezza nei confronti di certi collegamenti commerciali (ma dal peso molto più ampio) con la Repubblica popolare. Accordo per altro siglato con l’India, che per il Partito/Stato è un rivale sistemico, sia per le contese ai confini, sia perché bilanciamento globale al ruolo cinese.

Non solo: seguendo il flusso di rafforzare determinate catene di approvvigionamento come quelle nevralgiche dei semiconduttori, e senza dimenticare l’ottica politica, continuano le interazioni anche tra India e Taiwan – aspetto che Pechino non apprezza. Tre giorni fa, il ministro per il Digitale di Taipei ha ribadito all’associazione indo-taiwanese che “sky’s the limits” quando si tratta di relazioni tra i due Paesi riguardo le nuove tecnologie. Tra auguri per il Diawali e iniziative culturali, l’associazione ha ospitato a Taipei, durante il Digitimes Supply Chain Summit di questa settimana, incontri con gli indiani, sottolineando quanto sia essenziale la collaborazione di Taiwan e dell’India nella catena di fornitura globale dei semiconduttori per gli anni a venire.

Questo genere di contatti sono fondamentali per la strutturazione globale dell’India, similmente a quelli emersi durante il sesto Indo Pacific India-Japan forum, in cui oggi è stato ribadita la necessità di costruire “uno spazio marittimo sicuro, protetto e stabile”, come “condizione necessaria per la pace, la sicurezza e la prosperità. Garantirlo significa promuovere la sicurezza umana e contrastare proprietà e diritti insostenibili”, ha detto il ministro degli Esteri indiano. E dalla stabilità marittima, determinante per una nazione totalmente avvolta dal mare come l’India, passano anche altre forme di collaborazione indo-europea.

La sicurezza nell’Indo Mediterraneo

Le marine indiane e dell’Unione europea hanno tenuto a fine ottobre la loro prima esercitazione navale congiunta nel Golfo di Guinea. Le manovre hanno coinvolto la nave navale indiana Sumedha e unità di Italia (presente con il pattugliatore Foscari), Francia e Spagna, impegnate in attività tattiche di abbordaggio. Quanto accaduto al largo delle coste del Ghana, dopo una sessione di condivisione delle conoscenze ad Accra, “ha rafforzato le competenze operative e favorito i legami tra funzionari ghanesi, missioni indiane, dell’Ue e degli Stati membri dell’Ue”, spiega una nota dell’Eeas.

Queste attività hanno sottolineato l’impegno dell’India e dell’Ue per la sicurezza marittima nel Golfo di Guinea, a sostegno dell’Architettura di Yaoundé, la strategia regionale comune per prevenire e perseguire le attività illecite nelle acque del Golfo di Guinea. New Delhi sente necessità di essere parte di certe dinamiche perché vede in quell’area il confine dell’Oceano Indiano, e dunque del suo diretto ambito di proiezione. Contesto che l’accomuna alla presenza europea, per cui quelle acque sono i confini marittimi dell’Unione.

È la messa in pratica del concetto di “Indo Mediterraneo”, ambito geostrategico di fusione tra Indo Pacifico e Mediterraneo allargato. Se il corridoio di collegamento noto come “Imec” vorrà essere implementato, allora sarà necessario prioritarizzare la sicurezza dell’area africana orientale (e a cascata il Sahel retrostante), tanto quanto il Medio Oriente. Episodi come la cattura di un cargo collegato a Israele e diretto dalla Turchia all’India nelle acque del Mar Arabico, avvenuto nell’ambito dell’impegno degli Houthi sulla crisi di Gaza, diventano un benchmark di quanto questo teatro geostrategico sia fondamentale. Anche questo in ottica del de-risking.

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