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Cosa c’è dietro la relazione sempre più stretta tra Vietnam e Giappone

Vietnam e Giappone diventano partner strategici globali “per la pace e la prosperità in Asia e nel mondo”. I due alleati americani e italiani rafforzano le relazioni (anche pensando alla Cina)

In questi giorni, in mezzo a varie tensioni internazionali e regionali che li riguardano, Vietnam e Giappone — due dei principali alleati italiani nell’Indo Pacifico — hanno segnato un capitolo significativo nei rapporti bilaterali, elevando le loro relazioni a un “Partenariato strategico globale per la pace e la prosperità in Asia e nel mondo”. Così il presidente vietnamita, Vo Van Thuong, ha sottolineato l’importanza di questo passo in avanti, definendolo un evento cruciale che apre nuove prospettive per la cooperazione tra i due Paesi.

Durante una conferenza stampa a Tokyo, il leader vietnamita ha elogiato i risultati positivi ottenuti nei “cinquant’anni di amicizia e cooperazione” tra i due Paesi. A fronte di questo, la dichiarazione congiunta ha segnato un progresso pratico ed efficace, favorevole agli interessi di entrambe le nazioni dicono gli insider, contribuendo così “alla pace, alla stabilità e allo sviluppo regionale e globale”.

In un incontro ospitato nella capitale nipponica, i due Paesi hanno delineato gli orientamenti futuri per la cooperazione, abbracciando settori chiave come politica, difesa, sicurezza, economia e supply chain.

Già nel 2020, da un’analisi dell’Asia Nikkei Review si scopriva che almeno 15 importanti aziende giapponesi avevano avviato trasferimento in Vietnam: ambito dove facevano concorrenza alla penetrazione, o meglio diffusione, cinese. A distanza di tre anni, Hanoi rappresenta un hub cruciale per la costruzione di catene di approvvigionamento resilienti (come va di moda dire dopo pandemia e guerra russa in Ucraina) e soprattutto costruite nell’ottica del de-risking (dalla Cina).

Il premier giapponese, Kishida Fumio, ha evidenziato il ruolo cruciale del Paese del Sudest asiatico nella diversificazione delle catene di approvvigionamento giapponesi e ha promesso di creare condizioni favorevoli per l’ingresso delle imprese vietnamite nelle catene globali delle aziende giapponesi. Inoltre, ha ribadito l’impegno del Giappone nel sostenere l’industrializzazione e lo sviluppo economico indipendente del Vietnam.

Il supporto finanziario giapponese al Vietnam, superando i 600 milioni di euro nel 2023, è stato sottolineato come un importante impulso per la cooperazione continua, focalizzandosi su infrastrutture strategiche, trasformazione digitale, sostenibilità ambientale e salute.

La connettività tra le risorse umane, la cooperazione locale, i collegamenti turistici e gli scambi culturali sono stati sottolineati come ulteriori pilastri della partnership. Entrambi i Paesi hanno espresso il loro impegno per un ordine internazionale libero, aperto e basato sul rispetto del diritto. Termini che accomunano le loro visioni con il il convitato di pietra di questa alleanza, gli Stati Uniti.

“Free and open Indo Pacific”, iniziativa strategica nipponica coniata dall’ex premier Abe Shinzo e ormai considerata il faro operativo statunitense nella regione, non a caso è stata inserita tra i focus specifici della cooperazione. Da aggiungere, anche sotto questo punto di vista, che i due Paesi hanno avviato la strada per la cooperazione nell’alta tecnologia e nella formazione delle risorse umane, evidenziata come parte integrante della co-creazione delle industrie del futuro.

Altro elemento di consolidazione in un segmento cruciale della sfida Usa-Cina che certamente non dispiace a Washington. Perché se è vero che sia Tokyo che Hanoi intendono trovare una propria standing autonoma sia a livello regionale che globale, entrambi sono consapevoli delle pressioni imposte nella regione di appartenenza dalle attività di vario genere — geopolitiche, economiche, militari — condotte da Pechino. Basta pensare a ciò che accade in questi giorni in Myanmar, dove la Cina ha attivato il pulsante del caos insoddisfatta dei rapporti con la giunta militare la potere.

Nel contesto delle sfide globali che dipinge un quadro complesso e articolato, i due leader hanno dichiarato la necessità di una stretta coordinazione su questioni di interesse comune, compresa la situazione nel Mar Cinese Meridionale. Il supporto alla sicurezza marittima, il rispetto del diritto internazionale, in particolare della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), e la risoluzione pacifica delle controversie sono stati sottolineati come principi fondamentali. Anche pensando a Pechino.

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