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Usa-Cina, da nemici ad avversari? Il commento dell’amb. Castellaneta

In un momento in cui le crisi internazionali proliferano e si moltiplicano, il solo fatto che il dialogo tra Stati Uniti e Cina continui anche al più alto livello va considerato di per sé un segnale estremamente positivo. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

L’incontro che si svolge oggi tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco è stato paragonato da alcuni allo storico meeting tra Henry Kissinger (allora segretario di Stato americano) e Mao Tse Tung a Pechino nel 1972, che diede inizio al disgelo tra gli Stati Uniti e la Cina dopo trent’anni di sostanziale assenza di relazioni bilaterali. In effetti, il confronto sembra eccessivo, non fosse altro perché oggi i rapporti tra le due (uniche) superpotenze sono consolidati, soprattutto alla luce di un interscambio commerciale che vale oltre 700 miliardi di dollari, e anche perché i due leader si sono incontrati già diverse volte, l’ultima un anno fa. Allo stesso modo, non va sminuita l’importanza di questo vertice in una fase estremamente delicata a livello geopolitico.

In un momento in cui le crisi internazionali proliferano e si moltiplicano, come un grande vulcano dove l’attività magmatica latente si sfoga all’improvviso attraverso una serie di crateri che si attivano, il solo fatto che il dialogo tra Stati Uniti e Cina continui anche al più alto livello va considerato di per sé un segnale estremamente positivo. L’incontro di oggi è stato il culmine di una serie di contatti e visite bilaterali che si sono succedute e intensificate nei mesi scorsi, includendo gli esponenti di rango più elevato del governo americano, dal segretario di Stato Antony Blinken a quello del Tesoro Janet Yellen, passando per quello al Commercio, Gina Raimondo. Insomma, i due Paesi hanno accuratamente preparato il terreno al summit di oggi in cui Biden e Xi hanno riaffermato la reciproca consapevolezza di essere legati da interessi economici e strategici troppo forti per poter impostare le relazioni bilaterali solo attraverso un approccio ostile.

A dir la verità, i risultati pratici dell’incontro – che si è svolto nell’ambito del forum Apec (che include i Paesi della regione del Pacifico, sempre più importante per la coesistenza futura di Stati Uniti e Cina) non hanno una portata memorabile. L’accordo per contrastare il contrabbando di fentanyl è certamente un’apertura significativa di Pechino verso quella che sta diventando una piaga sociale negli Stati Uniti, ma non cambierà certamente il corso dei rapporti bilaterali. Più rilevante sembra essere la riapertura del dialogo in ambito militare, che era stato sospeso l’estate scorsa dopo la visita a Taiwan di Nancy Pelosi, allora speaker della Camera, che era stata interpretata come un affronto dalla Cina. Si tratta dunque di un impegno simbolico (non porterà certo a una cooperazione strutturata in tema di sicurezza e difesa) ma che invia al mondo un segnale importante di disgelo e ammorbidimento.

Che dire, dunque, delle prospettive future? Sarebbe eccessivo pensare che Washington e Pechino diano vita a dinamiche cooperative, ma quantomeno il passaggio dalla dimensione di “nemico” a quella di “avversario” sarebbe già un risultato fondamentale a livello politico, perché si potrebbe trasferire anche alla sfera economica e a quella militare riducendo il grado di conflittualità in entrambi gli ambiti. La Cina, del resto, ha estremamente bisogno dell’Occidente in un momento di rallentamento dell’economia; Stati Uniti ed Europa, d’altro canto, non possono permettersi che si apra un nuovo fronte di crisi a livello geopolitico con una guerra nel Pacifico che sarebbe fatta scattare da un’invasione di Taiwan. Aspettiamoci dunque nei prossimi mesi una “coabitazione forzata” di cui potrebbe beneficiare il mondo intero attraverso una riduzione della tensione internazionale. Anche l’Europa e l’Italia, che rispetto agli Stati Uniti sono ancora più integrati economicamente alla Cina, potrebbero trarre vantaggi da questa situazione ritrovando uno slancio che la faccia uscire dalla attuale fase di stagnazione.



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