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Agenda piena e passi avanti. Cosa riceve Meloni dalla Cop28

Il premier: “La sostenibilità climatica-ecologica? Deve camminare insieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica altrimenti ci porta dritti alla deindustrializzazione. Il patto di stabilità? L’Europa sia ambiziosa. Le politiche economiche che il governo ha portato avanti dimostrano la serietà con la quale approcciamo”

Blinken, Herzog, bin Zayed, Erdogan, Modi, Kishida, al-Sisi sono solo alcuni dei 20 leader mondiali incontrati da Giorgia Meloni a Dubai (prima di partire per Belgrado dove sarà domani in visita ufficiale). Una Cop28 che è stata anche occasione di confronto sulle gravi emergenze in atto, come la crisi a Gaza e quella in Ucraina, nella consapevolezza che se i passi in avanti importanti sono stati fatti sul clima, al contempo ne vanno fatti altrettanti sulla transizione e anche sui fronti geopolitici più complicati. Una certezza sul fronte green: la sostenibilità climatica-ecologica “deve camminare insieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica altrimenti ci porta dritti alla deindustrializzazione”.

Qui Dubai

Punto di partenza è un approccio non ideologico ma pragmatico al tema del green deal: lo sottolinea il premier italiano quando commenta l’uscita dalle fonti fossili “non penso sia un tema scottante e non se n’è parlato poco, anzi la presidenza emiratina è stata molto incalzata. È un obiettivo che dobbiamo continuare a centrare. Chiaramente lo dobbiamo fare mentre produciamo altre fonti energetiche, quindi il tema è sempre lo stesso: gli obiettivi sono chiari e mi paiono condivisi”.

Il passaggio chiave è che, secondo il presidente del consiglio, in primis andranno coinvolte anche le Nazioni produttrici di fossili, come gli Eau, “visto che gli obiettivi sono globali”. In secondo luogo la sostenibilità climatica-ecologica “deve camminare insieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica altrimenti ci porta dritti alla deindustrializzazione”.

Il riferimento del ragionamento di Meloni è che occorre lavorare sulla neutralità tecnologica molto di più, una posizione che il Governo italiano porta avanti. “E costruire passi che siano veloci ma che sia possibile centrare perché se noi continuiamo a darci degli obiettivi che sono irraggiungibili ci ritroveremo qui tra 5 anni e scopriremo che non li abbiamo raggiunti”.

Fusione

A proposito di pragmatismo, “la vera sfida per l’Italia è la fusione, noi siamo avanti”. L’obiettivo è individuare una tecnologia che possa essere sicura e che possa aiutarci a diversificare la nostra produzione energetica. “Non sono certa che oggi, ricominciando da capo sul tema del nucleare, l’Italia non si troverebbe indietro, ma se ci sono evidenze del fatto che noi si possa invece avere un risultato positivo sono sempre disposto a parlarne”. La fusione nucleare potrebbe essere quindi la soluzione domani di tutti i problemi energetici, delle crisi che nascono dalle questioni energetiche. “È una di quelle tecnologie sulle quali l’Italia è più avanti di altri ed è sicuramente un elemento sul quale troverete sempre la mia massima concentrazione, il mio massimo sostegno. Credo che l’Italia debba avere la capacità di pensare in grande, e questo è uno di quei temi sui quali l’Italia può pensare in grande e sta agendo in grande”.

Crisi a Gaza

Non solo lotta al cambiamento climatico e rafforzamento del percorso globale verso la transizione ecologica: negli incontri “a margine” di Giorgia Meloni è emerso con prepotenza il tema legato a Gaza, tema su cui anche l’Ue è al lavoro per organizzare nuove pause umanitarie che secondo l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, dovrebbero essere riprese, “lavorando allo stesso tempo verso una soluzione politica globale per tutti i territori palestinesi”.

Oltre al padrone di casa, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, il premier ha visto Recep Tayyip Erdogan, Narendra Modi, Isaak Herzog, Najib Miqati, Abiy Ahmed, Abdel Fattah al-Sisi, Rishi Sunak, Emmanuel Macron, Leo Varadkar, Mark Rutte, Petr Fiala, Denis Sassou Nguesso, Philip Davis, Hassan Sheikh Mohamud, Tamim Al Thani, Joko Widodo, Antony Blinken, Kaja Kallas, Natasa Pirc Musar, Anwaar-ul-Haq Kakar e il Segretario esecutivo del Unfcc, Simon Stiell. Comun denominatore è stato l’impegno per assicurare sostegno umanitario alla popolazione civile di Gaza.

Qui Ue

Chiede inoltre un’Europa ambiziosa, il premier italiano, certa che pur volendo evitare di toccare il tema del patto di stabilità nelle ore che precedono gli incontri formali, è chiaro un punto: “Le politiche economiche che il governo ha portato avanti dimostrino la serietà con la quale approcciamo, però dobbiamo riuscire a costruire una riforma del Patto di stabilità e crescita che sia rispettabile, cioè che sia possibile rispettare, cercando delle sintesi tra punti di vista e interessi che sono diversi”.



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