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La marcia indietro di Valditara su Concia è un errore. Firmato Cazzola

Quando non si sa distinguere tra i propri avversari e si trattano i moderati e gli estremisti allo stesso modo, si finisce per trovarsi vittime di questi ultimi e delle loro teorie. L’opinione di Giuliano Cazzola

Considero un grave errore la marcia indietro del ministro Giuseppe Valditara sulla nomina di Anna Paola Concia come garante (insieme a suor Anna Monia Alfieri e all’esponente del Popolo della famiglia, Paola Zerman, due personalità cattoliche doc) della educazione alle relazioni personali nella scuola.

Probabilmente il ministro dell’Istruzione e del merito non se la è sentita di difendere un progetto sensato ma bombardato da tutte le parti sia da destra che da sinistra. Ma se la sinistra nel contestare – come ha ammesso la stessa interessata – l’ex deputata del Pd ha dato prova del settarismo che l’ha ormai portata a rinchiudersi nei ‘’ridotti della Valtellina’’ dell’antifascismo e della difesa dei nuovi diritti civili, la destra è riuscita a cucirsi addosso una delle caricature con cui viene rappresentata dagli avversari: quella dell’omofobia. Perché Concia veniva considerata inadatta a svolgere quel compito solo per le sue attitudini sessuali. Oddio, la legge Roccella, (approvata all’unanimità in poche ore sotto lo shock determinato dal femminicidio di Giulia Cecchettin) non è un granché e solleva molti dubbi sulla competenza di quanti dovranno affrontare con equilibrio questa delicata materia.

È comunque evidente che non può essere l’orientamento sessuale a farsi da garante della correttezza necessaria ad affrontare questa inedita forma di educazione sentimentale. Una persona non può essere giudicata sulla base di chi si corica la sera. Per svolgere un compito discutibile ma divenuto un obbligo di legge c’è bisogno di docenti in grado di saper riconoscere – senza estremismi – il punto di vista altrui, senza pretendere di inculcare in giovani in formazione la propria visione del mondo; docenti in grado di costruire dei ponti e – a dire il vero – anche a sottrarsi ad una concezione del ‘’politicamente corretto’’ che sta imponendo quella che Giulio Meotti definisce la tirannia delle minoranze: colonialismo, clima, razzismo, gender sono i quattro peccati capitali secondo il manierismo ideologico che avvelena con la censura le università e i media occidentali.

È un errore culturale prima ancora che politico confondere il fanatismo e l’intolleranza della (sub)cultura gender con le istanze del femminismo: non si libera la donna dai suoi retaggi storici annientandone la natura che l’ha fatta diversa dall’uomo, privandola persino del diritto ad una desinenza al femminile come in tutte le lingue del mondo.

Una femminista storica come Concia non accetterà mai di venire considerata un essere umano con l’utero, come se questa fosse addirittura un’anomalia. Una femminista aborrisce la pratica di nuovo schiavismo delle donne che va sotto il nome di gravidanza assistita. Concia avrebbe dovuto rispondere a queste domande per essere all’altezza dell’incarico; e a queste domande risponde dal lavoro di una vita.

Nonostante nel gruppo vi fosse anche una sua esponente l’associazione Pro Vita & famiglia non ha resistito al richiamo della raccolta di firme contro la nomina di Concia.

Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, ha sempre difeso il diritto di questa associazione non solo di esistere ma anche di diffondere le proprie opinioni. Considero un atto terroristico la molotov lanciata a Roma, in coda alla manifestazione del 25 novembre, contro la sede del movimento, tanto più che è stato il nono assalto in soli due anni. L’attacco terroristico è stato rivendicato dal movimento Non una di meno che aveva organizzato la manifestazione. L’associazione è stata “sanzionata” perché “espressione del patriarcato becero e anti-scelta” (dell’aborto). L’associazione ha denunciato il silenzio del Pd e del sindaco di Roma. Nei confronti di quest’associazione c’è lo stesso atteggiamento che è emerso all’improvviso contro gli ebrei. Persino le istituzioni si rifiutano di tutelarne il diritto a manifestare le proprie opinioni. I suoi manifesti vengono arbitrariamente de-affissi dalle stesse amministrazioni comunali. Proprio per questi motivi chi vive una condizione di discriminazione non può permettersi di essere a sua volta protagonista di una discriminazione altrettanto ingiustificata. L’associazione che si vanta di aver raccolto 30.000 firme contro la nomina di Concia ha dato un argomento in più a quanti nei comizi e nei talk show si sentono offesi dalle parole Dio, Patria e famiglia, ritenute espressione di un piccolo mondo antico prevaricatore di chissà quali nuovi diritti che in realtà sono soltanto la sublimazione dell’egoismo individuale.

Quando non si sa distinguere tra i propri avversari e si trattano i moderati e gli estremisti allo stesso modo si finisce per trovarsi vittime di questi ultimi e delle loro teorie.


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