Sovviene l’ipotesi che quelli che non vanno ad Atreju oggi siano delle specie di “marziani a Roma”. Luigi Tivelli una l’immagine di Ennio Flaiano per immaginare chi, in questi giorni, non sia andato alla manifestazione di Fratelli d’Italia
“Ma tu vieni ad Atreju? Magari ci vediamo lì”. È questa la domanda che è corsa e corre in questi giorni non solo nei palazzi del potere politico, ma anche in quelli del Deep State e nelle sedi di vertice di non poche aziende private. Mi sembra proprio questo il segreto del successo, ancora maggiore del solito, di questa nuova edizione di Atreju.
Non c’è bisogno di scomodare Longanesi per notare che questa è una classe dirigente, e un Paese, in cui tutti tendono a correre in soccorso del vincitore. E in questo caso era un bel po’ che non c’era una “vincitrice” del peso e del livello di Giorgia Meloni. Ma c’è anche un altro segreto di questo successo. In Italia il corporativismo, il senso del clan, il gioco ad entrare nei cerchi più o meno magici non è mai finito. E oggi il cerchio più magico di tutti si ritrova sotto l’insegna di questo nome desueto e complesso, tratto dalla Storia Infinita, inventato da Michael Ende: Atreju.
Una delle poche che non c’è andata è Elly Schlein, credo proprio commettendo un errore, poiché bastava dire alla presidente Meloni “però tu verrai alla prossima festa dell’Unità”. Non ci sarebbe nulla di male, infatti, se si fossero incontrate e in qualche modo confrontate la leader del governo e quella dell’opposizione, e anzi forse da ciò ne avrebbe potuto anche beneficiare il libero dibattito del Paese, ma questa occasione sembra essere sfumata. Ciò nonostante, o forse proprio per questo, nella cornice di Castel Sant’Angelo ci sarà indubbiamente un pienone.
Un tempo la partecipazione alle iniziative politiche avveniva in base alla “convinzione”, mentre adesso, invece, la “convenienza”, la ha ampiamente sostituita. Del resto negli Stati Uniti quando cambia una amministrazione presidenziale un presidente può sostituire fino a 4000 posizioni principali del Deep State americano ed è legittimo che negli Usa avvenga ciò, trattandosi di un modello presidenziale. Sembra però che in Italia un presidente del Consiglio che tiene forte tra le sue mani le redini del Paese ne possa forse sostituire altrettante anche in quella che almeno fino ad oggi, si configura ancora come una forma di governo parlamentare.
Siamo strapieni e ripieni di partecipate pubbliche di rango nazionale e di rango regionale e comunale. Correre ad Atreju forse può dare una sorta di wild card per accedere a qualche consiglio di amministrazione di qualche partecipata pubblica. E anche per le aziende private evidenziare la vicinanza a chi detiene le redini del potere, al centro come in periferia, può favorire l’accesso a fonti di finanziamento pubblico, di gare d’appalto ad invito e di tanti benefit similari (ovviamente ci sono molte persone che vadano per convinzione, ma è legittimo pensare che siano stati ridotti ad una esigua minoranza).
L’Italia che conta è un po’ la fiera degli insider e non pochi di quelli che sin qui hanno operato come outsider, hanno capito che la condizione di insider è ben più favorevole e comoda. Chissà cosa appresteranno poi le televisioni, a cominciare dalla televisione pubblica, per fare da megafono agli eventi di Atreju. Per rappresentare bene il fenomeno ci vorrebbe un Longanesi, o meglio un Flaiano. E a questo proposito sovviene l’ipotesi che quelli che non vanno ad Atreju oggi siano delle specie di “marziani a Roma”.
Ma il marziano dipinto da Ennio Flaiano, non trovava certo spazi da editorialista, né presenze nei talk show, né posti nei Cda. Né credo che i nuovi marziani possano chiedere qualche forma di ricovero a Schlein, visto che a sinistra ci sono ben pochi posti o penne da distribuire… La sinistra di Schlein così come quella di Conte (in questo caso per fortuna), è ben emarginata dai luoghi in cui si assumono le vere decisioni, in cui si mescola, si contende, si negozia il potere.
È solo da sperare, visto l’attrattività della figura del marziano che qualche spazio televisivo o di pubblica opinione sia rimasto anche per i pochi outsider rimasti. Ma si tratta di un’ipotesi molto improbabile.