Mentre si prepara un difficile Consiglio europeo, la Germania si espone nettamente a favore dell’Ucraina. Segnalando che, al netto delle difficoltà, l’Occidente non abbandonerà Kyiv, né nel breve né nel lungo periodo. Mentre si pensa alla nuova fase del conflitto
A Bruxelles si apre un Consiglio Europeo molto concitato. In ballo ci sono i finanziamenti per l’Ucraina, in un momento storico dove il sostegno delle opinioni pubbliche occidentali nei confronti di Kyiv sembra vacillare, e dove gli attori più vicini alla Russia di Vladimir Putin cercano l’occasione giusta per provare l’affondo. Come nel caso del primo ministro ungherese Viktor Orbàn, “sorvegliato speciale” al summit proprio per le sue palesi posizioni filo-russe, che molto probabilmente ostacoleranno il sostegno dell’Unione al paese in lotta con Mosca. Grazie a Orbàn “anche Putin siederà al tavolo del Consiglio” ha commentato tranchant il leader dei socialdemocratici tedeschi al Parlamento Europeo Jens Geier.
Tedeschi che stanno tenendo la barra dritta sul conflitto in Ucraina. È di poche ore fa la notizia che a Berlino il governo di coalizione guidato da Olaf Scholz è riuscito a trovare un accordo sull’approvazione del bilancio 2024, dopo che nelle scorse settimane una sentenza giudiziaria aveva de facto causato un buco da 60 miliardi di euro, costringendo le forze di governo a intense settimane di negoziazioni per adeguare il fondamentale provvedimento economico alla nuova realtà dei fatti. Senza andare però a intaccare minimamente la quota destinata a sostenere l’Ucraina, che nel 2024 sarà raddoppiata rispetto a quest’anno: da quattro miliardi di euro essa raggiungerà infatti la cifra di otto miliardi. Tanto i socialdemocratici quanto i liberali e i Verdi hanno rinunciato a quote di budget destinate a tematiche prioritarie del loro programma politico, dimostrando quanto sia forte il committment di Berlino rispetto alla questione ucraina.
Un segnale lanciato sia all’opinione pubblica domestica che ai partner internazionali, e rafforzato dalle parole di Scholz che ha sottolineato come sotto la Germania si farà avanti aumentando il suo sostegno all’Ucraina se l’America o altri alleati faranno un passo indietro, o se la Russia registrerà progressi sul campo di battaglia: “Se la situazione dovesse peggiorare […] ad esempio perché la situazione al fronte si deteriora o perché altri sostenitori riducono i loro aiuti all’Ucraina o perché la minaccia alla Germania e all’Europa aumenta ulteriormente, dovremo rispondere a questo” ha affermato il cancelliere tedesco.
Un rinnovato supporto da uno dei principali attori occidentali è sicuramente ben accolto a Kyiv, dove ci si sta preparando alla nuova fase del conflitto, evocata dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un intervista rilasciata ad Associated Press. Quali saranno però gli obiettivi strategici e le dinamiche operative della guerra, non è ancora minimamente chiaro. Ma se gli esponenti politici non si espongono al riguardo, la comunità strategica occidentale suggerisce invece possibili opzioni da perseguire sul piano militare.
In un articolo pubblicato su Foreign Policy Luke Coffey e Peter Rough, due esponenti del think thank statunitense Hudson Institute, delineano chiaramente come spingere per un cessate il fuoco o per un compromesso con il Cremlino si possa rivelare un errore madornale, poiché esse legittimerebbero l’azione russa, distruggerebbero i rapporti tra la coalizione occidentale e l’Ucraina e provocherebbero forti dubbi sull’impegno statunitense a livello globale.
L’Ucraina non è al collasso, anzi. La situazione di stallo che domina le operazioni sul campo di battaglia può essere trasformata fornendo alle forze armate di Kyiv il giusto equipaggiamento, e implementando nuovi approcci tattici e operativi sulla base di quanto appreso durante i mesi precedenti. E concentrando gli sforzi su obiettivi di alto valore, come la penisola di Crimea, già definita in passato il “territorio decisivo per il conflitto” da Ben Hodges, ex Lieutnant General della Us Army.
L’importanza della Crimea implica un forte dispiegamento di risorse da parte della Russia per la sua difesa, ed è necessario seguire un approccio graduale. A partire dal limitare le capacità operative di Mosca nell’area tramite attacchi alle sue strutture logistiche, come il ponte di Kerch o le basi della Black Sea Fleet e dell’aviazione di Mosca. Attaccando contemporaneamente basi militari site in territorio russo per evitare che qui si possano concentrare forze ed equipaggiamenti in grado di lanciare offensive che possano minacciare le operazioni ucraine, o per evitare che eventuali forze russe fuoriuscite forzatamente dalla Crimea possano raggrupparvisi.
Per realizzare questo genere di azioni militari sono però necessari equipaggiamenti adeguati. Atacms americani o Taurus tedeschi rappresenterebbero la scelta perfetta, poiché permetterebbero di operare con maggior efficacia e da una maggiore distanza rispetto a quanto fatto ad oggi dalle forze armate ucraine tanto con gli S-200 di epoca sovietica (appositamente modificati per essere utilizzati contro bersagli di terra) che con gli Storm Shadow inglesi o gli Scalp francesi. Queste armi servono a Kyiv, e servono in grande quantità. Ma fino ad ora è mancata la volontà politica. Un cambio di passo in questa dimensione diventa fondamentale se si vuole un cambio di passo nel conflitto in corso.